Opposizioni a favore, governo titubante ma sostanzialmente contrario. Il salario minimo continua a dividere la politica italiana. Ma in Europa e nel resto del mondo cosa accade? Il salario minimo all’interno dell’Unione europea è presente in 22 Paesi; la Bulgaria è lo Stato con il limite più basso: 332,34 euro, mentre in Lussemburgo troviamo il livello più alto con 2.256,95 euro (che significa poco meno di 14 euro orari in Lussemburgo e 2,40 euro in Bulgaria), seguito da Germania e Irlanda. Fuori dai confini europei, negli Usa il salario minimo è fissato a 1.109,54 euro e in Gran Bretagna a 1.583,31 euro.
La normativa europea, dunque, non interviene sui valori finali del salario minimo presente o meno nei vari Paesi ma introduce specifiche modalità di indicizzazione, revisione e variazione uguali per tutti i Paesi. In questo senso l’Unione europea vincola i Paesi che desiderano fissare un salario minimo al 50% del salario medio lordo e al 60% del salario mediano.
L’Italia – insieme a Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia – non ha una legge che preveda un salario minimo. Il nostro Paese, infatti, non è obbligato dalla direttiva comunitaria 2022/2041 da poco approvata, poiché ha un tasso di copertura della contrattazione collettiva superiore all’80%. Per questo, le parti sociali hanno sempre ritenuto superflua una legge sul salario minimo, che avrebbe addirittura ridotto il loro ruolo. In aggiunta, un salario minimo di 9 euro lordi l’ora, come proposto dall’opposizione (M5s, Pd, Avs, Più Europa e Azione), secondo l’Inps tutelerebbe il 18,4% di lavoratori attualmente sotto questa soglia. Ad ogni modo, va sottolineato come sempre secondo l’Inps un lavoratore su 4 guadagna meno del reddito di cittadinanza, in un quadro dove il fenomeno della povertà lavorativa risulta in crescita.
Calderone poco convinta
La ministra del Lavoro Marina Calderone ha però ribadito di non essere convinta «che al salario minimo si possa arrivare per legge»; piuttosto, ha aggiunto, «siamo attenti a tutte le dinamiche del mondo del lavoro e convinti che si debba investire sulla contrattazione collettiva di qualità». Attualmente, sei Paesi (dato ultimo aggiornamento Eurofound) hanno una tariffa oraria elevata: quasi 14 euro in Lussemburgo, intorno ai 12 in Germania e Belgio, e sopra gli 11 in Irlanda, Francia e Paesi Bassi. In due Paesi, Spagna e Slovenia, le tariffe orarie sono di poco inferiori a 7,50 euro, ben al di sotto della fascia più alta ma significativamente avanti rispetto al gruppo di Paesi successivo. Un terzo gruppo di 14 Stati è caratterizzato dai salari minimi orari più bassi. Un primo sottogruppo vede salari minimi orari di circa 5 euro, inclusa la Lituania e molti altri Paesi del Mediterraneo (Portogallo, Cipro, Malta, Grecia). I restanti nove Paesi, tutti nell'Est Europa e di più recente annessione all'Ue, hanno tariffe orarie che vanno da oltre 4 euro in Repubblica Ceca, Estonia, Polonia e Slovacchia a 2,40 euro in Bulgaria.
Secondo le analisi di Eurofound - l’agenzia Ue che fornisce le conoscenze per contribuire allo sviluppo di migliori politiche sociali, occupazionali e relative al lavoro - i salari minimi nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea hanno beneficiato in vari modi degli aumenti dei salari minimi legali negli ultimi dieci anni: il loro potere d'acquisto è aumentato in termini reali e i salari lordi sono cresciuti più della media, spesso a tassi superiori alla produttività del lavoro. I salari minimi dei Paesi dell'Europa centrale e orientale hanno goduto dei maggiori incrementi salariali reali lordi e netti nel decennio, anche se partivano da livelli assoluti molto bassi.
L'impatto della direttiva Ue
A causa degli elevati tassi di inflazione in tutta l’Ue, l’aumento nominale dell’11% tra 2013 e 2022 non si è tradotto in guadagni significativi del potere d'acquisto tra i percettori di salari minimi, tranne che in alcuni paesi (principalmente Germania e Belgio). In questo contesto inflazionistico, è particolarmente importante che il potere d'acquisto dei salari minimi legali tenga conto del costo della vita.
L'aliquota fiscale media dei dipendenti (imposta sul reddito delle persone fisiche e contributi previdenziali) sul salario minimo lordo per un lavoratore single senza figli variava dal 6% in Spagna al 40% in Romania. L'impatto della direttiva Ue sulla fissazione del salario minimo nazionale è stato finora limitato, poiché la fase di recepimento è appena iniziata. Uno dei primi effetti è che i valori di riferimento stabiliti nella direttiva (50% della media e 60% della retribuzione mediana: la media si calcola sommando i valori contenuti in una lista e dividendo per il numero di valori che compongono la lista stessa mentre la mediana indica il valore in mezzo) sono sempre più applicati nei progetti di legge o negli obiettivi (Belgio, Bulgaria, Irlanda, Slovacchia, Spagna) oppure utilizzati per aumenti effettivi ( Croazia, Germania) o richiamati per rivendicazioni sindacali (Cechia, Grecia, Olanda).
Come mostra un rapporto pubblicato a dicembre 2022 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), da tempo il salario minimo per i lavoratori dipendenti è presente in tutti gli Stati del G7, fatta eccezione per l’Italia. Un salario minimo è in vigore negli Stati Uniti, in Giappone, in Francia e in Canada da prima del 1990, quindi da oltre 30 anni. In Germania e nel Regno Unito è stato introdotto più di recente.
Il salario minimo nel mondo
Ma vediamo cosa succede in alcuni principali Paesi, secondo una recentissima analisi dello studio legale Daverio&Florio. In Germania il salario minimo è stato introdotto nel 2015 e a fine 2022 è aumentato da 10 euro a 12 euro lordi all’ora che significano 2.080 euro lordi al mese. Un ulteriore aumento è previsto per il 2024.
Il salario minimo, in Belgio, esiste fin dal 1975 ed è conosciuto come reddito minimo mensile medio garantito. A seguito dell’indicizzazione del mese di dicembre 2022, l’importo previsto è pari a 1.954,99 euro lordi. È rivolto ai dipendenti con un contratto di lavoro dai 18 anni in su e che lavorano a tempo pieno. Anche qui il salario è spesso soggetto a riforme, ed è previsto un aumento di 35 euro lordi (soggetto ad indicizzazione) il 1° aprile del 2024 e del 2026.
L’Olanda è uno dei Paesi in cui da più tempo esiste il salario minimo ed è presente dal 1969. Attualmente la paga minima mensile è pari a 1.934,40 euro lordi anche grazie al recente aumento del 10,15%. Il salario minimo si applica solo nel caso in cui un dipendente sia assunto con un contratto di lavoro ed è progressivo: dai 15 ai 21 anni aumenta in base all’età, diventando poi fisso.
In Irlanda il salario minimo nazionale è stabilito dal National minimum wage act 2000 (11,30 euro l’ora lordi e 1.909,70 euro al mese lordi) e verrà sostituito con il salario di sussistenza a partire dal 2026. L’idea è quella di adottare un approccio a soglia fissa del 60% del salario mediano, che dovrebbe comportare un aumento del reddito da 11,30 a 13,10 euro lordi all’ora. Attualmente hanno diritto al salario minimo i lavoratori a tempo pieno, a tempo parziale, temporanei, occasionali e stagionali di età superiore ai 20 anni.
In Spagna, invece, il primo salario minimo risale al 1963. Madrid ha deciso di aumentarlo dell’8% rispetto al 2022, dopo l’accordo con i due sindacati più rappresentativi a livello nazionale. L’importo attuale è di 1.080 euro al mese lordi ed è determinato su base mensile o giornaliera (36 euro giorno lordi), ma con valori inferiori per i lavoratori temporanei, stagionali e domestici.
Fuori dall’Europa, il Messico ha un salario minimo che ammonta a 344,93 euro lordi, che può arrivare a 519,48 euro per i dipendenti che lavorano negli Stati vicini al confine con gli Usa dove il costo della vita è più alto. In Australia, invece, il salario minimo viene rivisto ogni anno ed è pari a 21,38 AUD, che corrispondono a circa 13 euro o 812,60 AUD, che corrispondono grosso modo a 500 euro lordi a settimana.
Il salario minimo in Argentina è legato all’elevato tasso di inflazione e viene ricalcolato due volte l’anno. I dipendenti a tempo pieno per il mese di maggio 2023 hanno come valore mensile 84.512 pesos argentini (circa 338 euro). Per chi è pagato a giorno, sono 422,56 pesos argentini (circa 1,69 euro) all’ora.
E quel che accade negli Usa
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la città di New York quattro anni fa ha aumentato il salario minimo a 15 dollari l’ora, un livello che molti Stati non hanno ancora raggiunto: il New Jersey, per esempio, garantisce 14,30 dollari ai propri lavoratori e ad iniziare solo dal 2023. Da quest’anno 23 Stati americani hanno incrementato il salario minimo per far fronte al caro vita con l’esclusione, però, della città di New York. A risentirne maggiormente sono i lavoratori della ristorazione a cui si aggiungono quelli del food delivery che stanno anche peggio. Attualmente, per questi ultimi, la città di New York propone un salario minimo di 23,82 dollari l’ora per le consegne di app come Uber Eats, Grubhub e DoorDash. Tuttavia, a New York ci sono più di 60mila addetti alle consegne di cibo tramite app che non hanno diritto a un salario minimo o a benefici perché sono classificati come appaltatori indipendenti e non dipendenti.
Ma se nella metropoli si discute, nello Stato di New York (vale a dire, ovunque eccetto New York City, Nassau, Suffolk e Westchester Counties) il salario minimo è aumentato di un dollaro arrivando a 14,20 l’ora. A Washington DC, invece, il salario minimo è pari a 16,10 dollari ed è destinato a crescere a luglio in proporzione all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo. Al contrario, nel Minnesota, si arriverà a 9,50 dollari per le grandi imprese. Da parte sua, Walmart da marzo, il retailer, che è il maggior datore di lavoro privato negli Stati Uniti, offre almeno 14 dollari all'ora, (+ 17%), facendo salire il salario medio a oltre 17,50 dollari all'ora. I dipendenti dei negozi guadagneranno quindi tra i 14 e i 19 dollari all'ora (prima di marzo il salario era tra i 12 e i 18 dollari all'ora).
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