Nel 2017 era una candidatura. Nel 2023 è un ecosistema. La vocazione storica di Torino agli investimenti a impatto sociale e all’innovazione ha alimentato in soli sei anni spirali virtuose di collaborazione pubblico/privato, reti di imprese e professionisti, incubatori, acceleratori, centri di ricerca che forniscono mentoring, formazione e finanziamenti agli imprenditori che vogliono essere parte di una profonda trasformazione. Solo in Piemonte si contano 5.500 realtà a impatto sociale e circa 2.300 insistono sul territorio della città metropolitana.

Torino è punto di riferimento e polo di attrazione per la sperimentazione e l’attuazione del fare impresa in modo diverso. Lo conferma la quantità di progetti messi a terra e la forza di attrazione internazionale. Dal 22 al 24 novembre la città ospiterà il più importante evento europeo dell’Impact Investing e della Venture Philanthropy: l’Impact Week dell’Evpa, European venture philanthropy association, la rete mondiale che riunisce 300 enti (fondazioni, fondi a impatto sociale, istituzioni finanziarie, università, incubatori) di 35 Paesi. È attesa la partecipazione di 800 impact players da tutto il mondo. E questo è solo l’ultimo evento internazionale che dal 2021 ha scelto Torino per riunire la comunità globale dell’impact economy.

Un percorso lungo sei anni

Per comprendere a fondo le origini di questa attitudine alla collaborazione sociale che sta assegnando alla città una nuova proposta economica e tecnologica e che la ricolloca nella mappa del mondo con un ruolo strategico, si deve risalire all’industrializzazione dell’Ottocento e all’organizzazione della società civile tra associazionismo e imprenditoria religiosa. Una eredità che ha continuato a permeare per tutto il secolo scorso il tessuto economico e sociale della città - che oggi si traduce nell’humus vitale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 - e che la Camera di Commercio di Torino ha “fatto propria”. È stata infatti la prima a credere nel grande potenziale di questa area metropolitana che, oltre a vocazione storica e densità tecnologica e scientifica, può contare sulla presenza di importanti investitori finanziari orientati all’impatto sociale. Ha così costituito il Comitato per l’imprenditorialità sociale e nel 2017, insieme al Comune e alla Compagnia di San Paolo, ha creato Torino Social Impact (Tsi), piattaforma progettuale aperta, dalla quale discende gran parte delle opzioni di politica di sviluppo e innovazione inclusiva che stanno nascendo a Torino.

Un'alleanza tra 260 realtà

Ad oggi hanno aderito oltre 260 realtà (imprese, istituzioni, operatori finanziari) che hanno sottoscritto un Memorandum of Understanding e si sono impegnate ad aderire ad azioni di impatto sociale. La quota più ampia è rappresentata da soggetti privati profit e no-profit (96) ed enti del terzo settore e della cultura (94). Ma troviamo anche 30 realtà con competenze e spazi per l’innovazione, 15 realtà della finanza e della filantropia, 14 di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, 9 incubatori e acceleratori, 5 soggetti del settore pubblico.

Un’alleanza inedita che punta a rafforzare il sistema locale e qualificarlo come uno dei migliori posti al mondo per fare impresa e finanza, perseguendo congiuntamente obiettivi di redditività economica e impatto sociale.

La rete creata da Tsi

In poco tempo Tsi ha intrecciato partnership strategiche e avviato progetti innovativi come il Social Procurement, l’Hub per i progetti europei per l’economia sociale a disposizione dei partner, le Comunità di pratica su temi specifici di networking tra cui Società Benefit e Circular Economy. E nel settembre 2020 ha presentato lo studio di fattibilità per la prima Borsa dell’Impatto Sociale.

La quotazione simulata ha coinvolto 8 imprese italiane ad impatto, è stata condotta da febbraio 2022 ad aprile 2023, e si è realizzata grazie alle risorse e alle competenze messe a disposizione da oltre 150 professionisti. «Con un listino azionario e obbligazionario sperimentale vogliamo provare ad intercettare i capitali pronti ad investire in quelle imprese che si pongono anche obiettivi di ricaduta sociale sul territorio» afferma Guido Bolatto, segretario generale della Camera di Commercio di Torino e presidente del Comitato promotore della Borsa dell’impatto sociale.

Il report sulla Borsa d'impatto

Un progetto quantomeno audace che indaga la fattibilità tecnica dell’accesso di queste imprese ai mercati azionari e obbligazionari riservati a società di dimensioni medio-piccole. Il Report con i risultati finali è stato da poco reso pubblico e fa chiarezza su almeno due punti centrali:

  • esistono soggetti imprenditoriali di economia sociale “quotabili”, cioè in grado di produrre contemporaneamente valore economico e valore sociale in modo intenzionale e misurabile e con caratteristiche strutturali e dimensionali che li rendono capaci di gestire un processo come la quotazione;
  • la quotazione è tecnicamente possibile e gli strumenti di informazione e rendicontazione messi in campo sono in grado di rispondere alle esigenze degli investitori. Resta ancora da capire se “valga la pena” creare un mercato ad hoc o se siano sufficienti quelli attuali, magari con alcuni aggiustamenti.

Un caso unico in Italia

A conferma che il mandato di Torino Social Impact è incubare progetti e affidarli a istituzioni autorevoli del territorio perché diventino operativi con una reale messa a terra di valori arriva ora anche il Centro di competenze per la valutazione e misurazione dell’Impatto sociale (CeVis) con un finanziamento su base triennale di oltre 400 mila euro della Fondazione Cottino. Presentato a fine giugno, è un caso unico in Italia e una best practice a livello europeo. È stato voluto per raggiungere una conoscenza approfondita sulla compliance normativa, per lavorare su standard condivisi, formare e attrarre le competenze migliori, porsi come parte terza e indipendente. È evidente che se l’impatto sociale e ambientale diventano un fattore di competitività, avere un Centro con queste competenze diventa un fattore competitivo per il territorio e per il Paese.

Il campus della Fondazione Cottino, realtà di primo piano nel social impact

Il ruolo della Camera di commercio

Nasce da un accordo tra Camera di commercio di Torino e Fondazione Cottino nel contesto del Piano strategico di Torino social impact ed è gestito dal Cottino social impact campus. Perché ancora Torino? «Perché non c’è un’altra città in Italia, e in Europa, che possa vantare una tale densità di competenze su una materia che sta diventando tanto cruciale» spiega Mario Calderini, professore di Management for sustainability and impact al Politecnico di Milano e scientific advisor Cottino social impact campus. La Commissione europea ha infatti confermato nelle scorse settimane le direttive che imporranno alle imprese, e alle filiere, di adottare standard di misurazione reportistica enormi. Sono standard complessi, onerosi, che hanno bisogno di essere interpretati da chi li deve applicare. Ecco perché sarà necessario attingere ad un grande e autorevole bacino di competenze. «Perché applicare gli standard non significa compilare una tabella ma avviare una trasformazione profonda all’interno della singola impresa» aggiunge Calderini. «L’esercizio di misurazione è in primo luogo un esercizio di strategia e management».

La prima community di valutatori

La Valutazione di impatto è oggi uno degli strumenti più richiesti nel mondo degli investimenti pubblici e privati, a livello nazionale e internazionale. Gli investimenti ad impatto in Italia sono raddoppiati. Hanno raggiunto nel 2022 quota 35,4 milioni di euro. Ed è un tipo di finanza che necessita di una valutazione affidabile e comparabile dei risultati di impatto che vengono generati dai suoi investimenti. Al progetto partecipano, come partner accademici, l’Università di Torino, il Politecnico di Torino, il Collegio Carlo Alberto. «Il CeVis si concentrerà su tre fronti» spiega Marella Caramazza, direzione del Centro e direttore generale Istud business school. «Si occuperà della formazione dei valutatori insieme all’Università di Torino, condurrà ricerca sulle nuove metodologie di misurazione anche rispetto alle esigenze che arrivano dal mondo del profit e darà supporto alle organizzazioni che devono svolgere valutazioni di impatto sulle loro iniziative».

Nel frattempo è già nata in città una community di oltre 30 valutatori, espressione dell’Ordine dei Commercialisti, dell’Università, di Fellows, di Confcooperative, Legacoop e Volontariato.To. Segnando anche in questo approccio a rete la cifra sistemica del caso Torino.