La leva viene misurata come rapporto tra totale delle attività a rischio (somma di impieghi netti alla clientela e delle altre attività fruttifere - titoli, partecipazioni) e il patrimonio netto. Quest’ultimo lo consideriamo in due versioni: contabile, come da bilancio, e tangibile, ottenuto sottraendo al patrimonio netto contabile il valore degli avviamenti (goodwill). Più è alto il valore di questi due rapporti, più la banca è illiquida e viceversa.

Usiamo Dexia come parametro di riferimento estremo ed acquisito: per questa banca i due rapporti sono compresi tra 62 e 78 (pari a tre volte i valori medi di sistema) e sappiamo che non vanno bene. Ipotizziamo che 25 del rapporto più rigoroso (Totale Attività a Rischio/Patrimonio Netto Tangibile) sia un valore obiettivo per ridare liquidità al sistema bancario, quindi fiducia tra gli intermediari. Questo valore è pari alla media delle banche euro ex Italia.

Con questo vincolo, Dexia avrebbe bisogno di circa 15 mld di € di aumento di capitale. Applicando lo stesso parametro alle altre banche otteniamo che Germania e Francia devono immettere 33 mld ciascuna nelle banche sistemiche. Per l’Italia utilizziamo un valore obiettivo più stringente, 17,5, pari anch’esso alla media delle banche italiane. L’esborso è di circa 7 mld di euro, di cui 2 già effettuati a luglio. Il totale di 88 mld di euro, compresa Dexia ed escluse altre ricapitalizzazioni minori, sembra una buona base di partenza per ridare liquidità ai sistemi bancari.

il costo della riduzione della leva delle banche
il costo della riduzione della leva delle banche

(+) aumento effettuato a luglio