La "sindrome dello scippo" affligge Torino almeno dal 1864, quando la capitale d'Italia venne spostata a Firenze. Ci furono pure disordini e di una certa entità. All'epoca, almeno, ci si diede da fare subito per rilanciarsi a livello internazionale. Poi, il malmostoso sentiment subalpino si è orientato su Milano. Ultima in ordine di tempo, la questione delle Olimpiadi invernali 2026 vinte dall'asse Milano-Cortina: il capoluogo piemontese ne è fuori per l'abile mossa strategica del trust di cervelli che circondavano l'ex sindaca Chiara Appendino.
Ora, negli ultimi vent'anni si è provato a rilanciare l'asse Milano-Torino con varie iniziative e grazie anche alle distanze ridotte dall'alta velocità ferroviaria. Sinergia tra i Politecnici, iniziative culturali, molte dichiarazioni d'intenti, anche Intesa Sanpaolo, in fondo. Alti e bassi, come sempre. Milano, piazza finanziaria, del design e della moda, ha il suo consueto dinamismo. E Torino ha soltanto da imparare. Ma deve credere molto di più in se stessa: Salone del libro e Festival internazionale dell'economia appena conclusi dicono molto. L'ex one company town deve reinventarsi di più e guardare lontano, come lab a cielo aperto: startup, innovazione sociale, saperi dell'auto, meccatronica e aeorpazio, ricerca accademica, impact economy, terziario avanzato.
Sono vocazioni che oggi si debbono giocare bene anche in chiave transfrontaliera. Con l'Aura, l'Auvergne Rhône-Alpes, verrà rilanciata a breve l'euroregione Alpi-Mediterraneo, un collante che potrebbe rafforzare o creare alleanze italo-francesi che già esistono e che potrebbero aiutare a essere maggiormente competitivi in Europa sulla direttrice Torino-Lione. Milano è a quaranta minuti o poco più, la Francia lo sarà presto. Basta con il perdere tempo.
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