Casa, dolce casa. Nessuno la ama più degli italiani. La conferma arriva dall’ultima “Indagine sul risparmio” realizzata da Intesa Sanpaolo insieme con il Centro Einaudi.«L’ambizione per la casa resta un primato italiano – scrive l’economista e ricercatore Giuseppe Russo -. L’Italia possiede uno dei tassi più elevati di partecipazione alla proprietà della casa in Europa (82 per cento, rispetto a una media del 64 per cento) e si distingue, fra i Paesi leader, per la più alta percentuale di proprietari senza un mutuo in essere».

E, si potrebbe dire, che è un’ambizione che si tramanda, di generazione in generazione. Lo sottolinea in un altro capitolo dell’indagine il ricercatore Giuseppe Pernagallo: «Nel nostro Paese comprare casa rappresenta da sempre un obiettivo di vita e, nonostante gli anni di incertezza, i giovani italiani non hanno rinunciato a questo sogno. Ciò probabilmente deriva dall’importanza della famiglia nella cultura italiana e conseguentemente dalla stabilità necessaria per costruirne una. Malgrado il periodo di crisi, più della metà degli intervistati per l’indagine ha dichiarato di essere favorevole o molto favorevole ad avere figli». E la casa rappresenta un pilastro di questo sogno. Lo certifica un sondaggio del 2021 di immobiliare.it, uno dei portali leader in Italia, secondo il quale il 98 per cento del campione interpellato di età compresa tra i 15 e 30 anni ha dichiarato l’intenzione di comprare casa non appena le condizioni lo consentiranno. Chiosa Pernagallo:«La pandemia non ha arrestato questa tendenza, anzi si evidenzia una sensibilità diversa dei giovani, sempre meno propensi all’uso del bene casa e sempre più orientati verso il suo possesso».

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Eppure c’è un fattore che potrebbe far vacillare questa “ambizione tutta italiana”: l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale Europea che, ritoccati per la prima volta in estate, continuano a crescere di mese in mese come antidoto all’inflazione. Ma con effetti sensibili su chi progetta di comprare casa. L’allarme lo lancia la Fabi, la federazione dei bancari: «Con il costo del denaro arrivato al 2,5%, l’orizzonte del 6% per gli interessi sulle rate è sempre più vicino. Infatti, se i tassi medi si sono attestati, a ottobre, attorno a quota 3,2% quando il costo del denaro era al 2%, sul mercato alcuni intermediari propongono già oggi mutui con interessi superiori al 5%. Quindi la decisione di dicembre della Bce farà alzare ancora i tassi di interesse sui mutui alle famiglie, ad eccezione di quelli a tasso fisso, già contratti con le banche».

Ma c’è spazio per un po’ di ottimismo:«Le famiglie italiane non devono comunque rinunciare al loro sogno della vita perché quando i tassi caleranno e diventeranno più favorevoli sarà possibile estinguere il vecchio mutuo con uno nuovo, più vantaggioso» rassicura il segretario generale della Federazione dei bancari Lando Maria Sileoni. Che chiede anche una mossa del governo:«Per i giovani che vogliono acquistare casa è indispensabile rafforzare economicamente il fondo statale di garanzia».

Nel 2021 i mutui sono ripartiti dopo la pandemia che aveva dimezzato l’attività e hanno superato i numeri pre Covid. «Una corsa quella dei prestiti per comprare un immobile – sottolinea ancora Giuseppe Russo – che è figlia del ritorno della casa tra le preferenze di investimento dopo anni di disaffezione. A convincere gli italiani sono stati diversi fattori: la moderazione dei tassi di interesse sui mutui, la bassa redditività delle obbligazioni del Tesoro, i lockdown che hanno messo a dura prova le famiglie abitanti in case molto piccole, i numerosi bonus fiscali in campo edilizio. Per non dire che la pandemia ha di fatto sdoganato il lavoro da remoto facendo emergere un bisogno di homeoffice che non esisteva prima dello smart working. In ultimo, nel 2022, è arrivata, inattesa, l’inflazione rispetto alla quale i mattoni per gli italiani sono la difesa naturale, quasi ovvia, fin da quando l’inflazione era la norma e non l’eccezione, quale dovrebbe essere questa volta».

A Nord Ovest il maggior numero di mutui

L’Indagine sul risparmio di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi offre anche alcuni dati statistici curiosi: il Nord Ovest (27,5%) e il Centro Italia (22,1%) sono le aree leader nei mutui. La rata assorbe, in media, il 19 per cento delle entrate familiari. Due mutui su tre sono a tasso fisso e dunque immunizzati dagli aumenti del costo del denaro deciso dalla Bce. Superano comunque il milione (1,2 per la precisione) le sottoscrizioni a tasso variabile e dunque vulnerabili al cambiamento della politica monetaria. La maggior consistenza dei mutui si ha tra impiegati e insegnanti (32,5%) seguiti da imprenditori (26,5%) ed esercenti (25,3%) che, si sottolinea nell’indagine, «destinano i risparmi prima all’azienda che alla casa». Quasi un eccezione:«Gli italiani sono noti sia perché tendono a risparmiare, sia perché si indebitano il meno possibile salvo per le case, che costituiscono ancora la base dell’accumulazione della piccola ricchezza privata» conclude Russo.