Questo contributo è parte del più ampio intervento di Gregorio De Felice che introduce l'Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022. Il report di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi è stato presentato il 13 dicembre 2022 a Milano ed è disponibile sul sito del Centro Einaudi.

L’Indagine sul Risparmio si inserisce quest’anno in un contesto macroeconomico del tutto particolare. Dopo decenni di moderazione, l’inflazione è tornata a riaffacciarsi con prepotenza sulla scena mondiale,

Il rialzo dell’inflazione ha origini diverse negli Stati Uniti e nell’Eurozona, L’inflazione americana è legata ad un surriscaldamento dell’economia provocato, tra l’altro, da un eccesso di misure economiche espansive deliberate per evitare il rischio di una profonda recessione. L’inflazione europea è invece principalmente provocata dalla crisi energetica, aggravata dal conflitto russo-ucraino.

La mancata autonomia energetica del nostro Continente ci fa subire più che altrove il rialzo del prezzo del gas naturale e del petrolio.

L’accelerazione della dinamica dei prezzi ha provocato una svolta delle politiche monetarie: dopo dieci anni di tassi a zero o negativi, il controllo dell’inflazione è diventato l’obiettivo dominante dei banchieri centrali, anche a costo di spingere le economie verso la recessione.  L’economia globale è entrata in una fase interlocutoria. Il Pil mondiale è previsto in rallentamento al 2% nel 2023 (dal 2,8% del 2022), ma tutti i maggiori centri di previsione indicano una ripresa nel 2024, che consentirà di tornare a tassi di crescita vicini al 3%. Le previsioni di crescita del Pil italiano sono pari al 3,8% nel 2022, ad un modesto 0,6% nel 2023 e poi ad un significativo +1,8% nel 2024. Una breve e lieve recessione è possibile nei trimestri a cavallo del 2022-23.

È importante sottolineare tre fattori positivi che rafforzano la previsione di una progressiva normalizzazione e di una ripresa già nella seconda metà del prossimo anno:

  • le tensioni sui prezzi delle materie prime e dell’energia iniziano a ridursi; l’inflazione negli Stati Uniti inizia a scendere e questa flessione arriverà, con qualche mese di ritardo, anche in Europa e in Italia.
  • le banche centrali hanno compiuto gran parte del percorso di rialzo dei tassi; la Bce ha alzato i tassi di 200 pb e dovrebbe ancora aumentarli “soltanto” di un altro punto percentuale.
  • Il sistema produttivo sta mostrando grandi capacità di resistenza: l’export si dimostra resiliente, e il mercato del lavoro mostra segnali di tenuta nonostante le pressioni sui margini delle aziende. Il nostro manifatturiero ha realizzato molti progressi: la quota di produzione esportata è salita negli ultimi 10 anni dal 36,1% al 48,3%, il nostro avanzo commerciale (calcolato al netto della bolletta energetica) è cresciuto dai 31 miliardi del 2010 ai 104 previsti per il 2022.

Il peso delle bollette

Il rincaro dei prezzi di gas ed energia elettrica porterà a una netta riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, malgrado le misure di mitigazione adottate dal governo. L’impatto dell’inflazione è particolarmente intenso sulle famiglie con minore capacità di spesa, che sono quelle sulle quali il governo ha concentrato le misure di sostegno. Abbiamo calcolato che nel 2023 la famiglia tipo italiana avrà un maggior costo per la spesa energetica di circa 2700 euro in più rispetto al 2021 (in percentuale del reddito il 12,6%). Ma per le famiglie con il reddito più basso (del primo quintile della popolazione) l’incidenza sul reddito sale al 16,6%; per l’ultimo quintile (quello delle famiglie con reddito più alto) l’incidenza si riduce “soltanto” al 10,4%.

Piccoli risparmiatori crescono

L’Indagine sul Risparmio offre importanti spunti di riflessione. Tra le buone notizie  c’è sicuramente l’andamento della propensione del campione a risparmiare: la percentuale dei risparmiatori supera il 53%, in aumento dal 48,6% del 2021e non lontano dal picco del 55% toccato prima della pandemia. Tra le famiglie italiane che investono cresce l’apprezzamento per gli strumenti del risparmio gestito, che trovano posto nel 21% dei portafogli, 5 punti in più rispetto al 2021: il segnale è positivo, considerando che fondi e gestioni rappresentano gli strumenti probabilmente più semplici ed immediati per la diversificazione dei rischi. Seppure lentamente, aumenta la quota di chi opera in azioni: nel 2022 quasi il 10% degli intervistati dichiara di aver investito o disinvestito nel mercato azionario negli ultimi 5 anni, contro il 7% della rilevazione precedente. Cresce, infine, la sensibilità verso gli strumenti etici e Esg, che raccolgono l’interesse del 13% del campione: una percentuale poco meno che doppia rispetto al 2021 e che sale oltre il 17% tra i più giovani.

 
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Una passione per la liquidità

A questi segnali di miglioramento si contrappone la conferma di abitudini e comportamenti più volte rilevati nelle passate edizioni dell’Indagine. Persiste la tendenza degli intervistati a mantenere il risparmio in forma liquida, come tutela contro gli imprevisti e in attesa che l’orizzonte dei mercati diventi meno volatile e incerto. Nel 2022, la quota della ricchezza detenuta sui conti correnti ha toccato il 44%, in aumento dal 42% del 2021. Sarà interessante capire in che misura la ricomparsa dell’inflazione indurrà i risparmiatori italiani a ridurre le risorse liquide in portafoglio e quali direzioni prenderanno gli investimenti. Un primissimo segnale di ripensamento è già colto dalla riduzione del grado di soddisfazione associato al possesso della liquidità.