Joe Biden ha poche probabilità di uscire dalle elezioni dell’8 novembre con l’attuale maggioranza al Congresso intatta. I sondaggi della vigilia sembrano infatti confermare la tendenza degli ultimi 70 anni di storia americana che hanno visto il partito del presidente perdere seggi alla Camera (in media 26) e al Senato (quattro) al voto di metà mandato. Un risultato anche solo in parte in linea con i precedenti registrati dalla Seconda guerra mondiale trasformerebbe il capo della Casa Bianca in un’anatra zoppa, l’immagine che gli analisti americani usano per descrivere un presidente incapace di portare avanti la sua agenda legislativa.

I repubblicani strapperebbero infatti ai democratici il controllo sia della Camera che del Senato, ottenendo il lusso di poter bocciare ogni iniziativa di legge di Biden. Questi, mantenendo il potere di veto, potrebbe a sua volta bloccare l’entrata in vigore delle misure approvate dal Congresso conservatore.

Imprenditori e grandi investitori, ma anche le famiglie americane, guardano dunque con apprensione alla possibilità di due anni di battaglie inconcludenti a Capitol Hill, con periodici scontri sul tetto del debito e sui finanziamenti del governo che potrebbe portare gli Stati Uniti sull'orlo del default, infliggendo choc non necessari a un sistema già indebolito dalla pandemia, dagli ingorghi alla supply chain, dall’inflazione e dalla politica di aumenti aggressivi dei tassi d’interesse della Federal Reserve. 

Per il mondo produttivo e della finanza ha ben poco appeal anche il vantaggio che il controllo della Camera dei rappresentanti offrirebbe ai repubblicani: quello di utilizzare tempo e risorse per lanciare una serie di indagini sull’operato dell’Amministrazione Biden, senza escludere un impeachment dello stesso presidente che porterebbe agli estremi l’accusa, infondata, di aver rubato le elezioni del 2020. Le indagini e i voti di impeachment possono procedere infatti senza l'approvazione del Senato o la firma della Casa Bianca, e alcuni deputati del Grand old party hanno già presentato otto risoluzioni a tal fine.

In questo scenario di paralisi, molti conservatori della Camera non nascondono l’intenzione di servirsi si un’eventuale maggioranza per costringere i democratici a tagliare il welfare in cambio di aumenti sul limite del debito. All'inizio di quest'anno, il Republican Study Committee della Camera, che comprende quasi il 75% dei deputati del Grand old party, ha pubblicato un manifesto di 122 pagine che si impegna a tagliare la mutua per gli anziani, Medicare, e la Social Security, le pensioni federali.

Se i repubblicani invece conquistassero la maggior parte dei seggi al Senato, sarebbero in grado di respingere i candidati giudiziari di Biden, dato che la Camera alta conserva la capacità critica di approvare a maggioranza semplice i giudici dei tribunali distrettuali, federali e della Corte suprema. Riempire rapidamente ogni posto vacante nella magistratura sarà dunque una priorità cruciale per i democratici se saranno in grado di restare aggrappati alle loro 50 poltrone al Senato.

Anche nel caso di un Congresso diviso, però, con una Camera per partito, la probabilità di veder passare leggi ambiziose è estremamente ridotta. A due anni dalle prossime elezioni presidenziali, è probabile che i parlamentari del Gop eviteranno di concedere a Biden vittorie legislative importanti su temi centrali della sua piattaforma, come il controllo delle armi, l’espansione delle infrastrutture, soprattutto per facilitare la svolta verso le energie rinnovabili, e la competitività con la Cina.

Ma alcuni analisti mantengono la speranza di una possibile cooperazione bipartisan su alcune priorità politiche meno contenziose. Fra queste, la più probabile è l’aumento della spesa per la difesa per permettere agli Stati Uniti di mettersi al passo con gli avversari stranieri nel nuovo scenario geopolitico creato dalla guerra in Ucraina e dalla postura militarmente più aggressiva di Pechino. Dal 2000 al 2020, la Cina ha infatti aumentato il budget annuale per la difesa del 513%, mentre la spesa statunitense è cresciuta solo del 64%, spingendo l'Amministrazione Biden a prendere la spesa militare cinese come nuovo punto di riferimento per ogni futuro budget della Difesa statunitense.

I due partiti potrebbero trovarsi allineati anche nel decidere robusti investimenti nella sicurezza informatica: un drammatico aumento delle minacce informatiche provenienti da Cina, Russia e Corea del Nord ha infatti reso necessaria un’intensificazione della vigilanza degli Stati Uniti. Morgan Stanley, ad esempio, prevede che la spesa federale per la cyber security aumenterà nei prossimi due anni, indipendentemente da chi detiene il controllo del Congresso, in proporzione all'aumento delle minacce informatiche.

Un altro possibile elemento di collaborazione è quello di misure federali tese a rafforzare la produzione interna, sostenere le fabbriche statunitensi, a partire dall'industria dei semiconduttori, e permettere così un "reshoring" della catena di approvvigionamento. Questi sarebbero alimentati infatti non da agende di parte ma dalle preoccupazioni comuni per le interruzioni dell'offerta che alimentano l’inflazione.

L’esito del voto di martedì crea quindi una certa preoccupazione a Wall Street come a Main Street, dove è forte la consapevolezza che il Paese non ha due anni da perdere in battaglie politiche e giudiziarie.