Recentemente, l'Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha pubblicato un report sulle politiche pubbliche da adottare nel breve termine per ridurre nei prossimi quattro mesi gli effetti negativi dell’attuale crisi energetica. Una buona parte della stampa italiana e dei commentatori economici hanno sorriso alla lettura del rapporto AIE perché sembra proprio una semplice ripetizione dei provvedimenti, alquanto pionieristici, che avevamo preso in Italia ai tempi dell’oil shock del 1973, quello causato dalla guerra del Kippur e dai paesi OPEC ostili a Israele.

Leggere oggi che bisogna ritornare alle targhe alterne e alle domeniche senza auto - le prime molto odiate dagli Italiani e le seconde con un forte impatto negativo sul Pil - non è un'idea che il Governo può difendere a spada tratta. Inoltre, gli altri suggerimenti dell’AIE - quali la riduzione dell'uso dell'auto privata (anche con nuovi limiti di velocità in autostrada) a favore del trasporto pubblico (poco utilizzato in tempi di covid) e della mobilità alternativa (bici, monopattini, sharing, ecc.), con privilegio del treno sull’aereo per i brevi percorsi - nel contesto italiano necessitano di adeguamenti infrastrutturali di medio-lungo termine (leggi PNRR), periodo che contrasta con l’orizzonte temporale dell’attuale emergenza.

Il rapporto AIE ha comunque il merito di ricordarci che l'impatto delle nostre azioni individuali sul consumo globale di energia è molto importante ed elevato, e invita a una maggiore responsabilità personale.

Net Zero by 2050 A Roadmap for the Global Energy Sector - IEA

Tuttavia, all’interno del rapporto si scorge una novità che non era presente nell’armamentario italiano del 1973: il ricorso al lavoro agile viene indicato come un’innovazione organizzativa dal forte impatto per la riduzione dei consumi energetici, soprattutto nel periodo non invernale.

Il governo potrebbe pertanto favorire nuovamente il lavoro agile, utilizzato in via emergenziale durante la pandemia, anche per sottolineare come l’attuale emergenza energetica non debba essere considerata da meno rispetto a quella pandemica.

In entrambi i casi, l’impatto negativo che il lavoro agile può causare a livello organizzativo (soprattutto nella PA, non ancora attrezzata alla valutazione per obiettivi) ed economico (sulla ristorazione del centro città) viene reputato sicuramente inferiore ai suoi benefici, nel 2020 in termini di minori contagi, oggi in termini di minori consumi energetici.

Ma quali sono i benefici ambientali del lavoro agile, e come possiamo quantificarli? Ci sono anche benefici economici per i lavoratori? Che impatto avrebbe il suo uso nel contrasto all’inflazione?

Una prima risposta a queste domande può essere ottenuta dall’analisi delle numerose ricerche ormai compiute su questo argomento, che hanno rilevato il comportamento di diverse tipologie di lavoratori in diversi settori economici. L’eterogeneità delle metodologie utilizzate non consente di generalizzare perfettamente i risultati evidenziati nella letteratura economica e nella stampa quotidiana, ma fornisce comunque un’informazione che può supportare una politica per il cambiamento delle nostre abitudini.

Le proposte

Una sorta di meta-analisi che sintetizza i vari sondaggi condotti sul territorio italiano, aggiungendone uno nuovo sottoposto a 2.912 lavoratori, può essere letta in una nuova pubblicazione CNR-IRCrES che verrà presentata giovedì 19 maggio al Salone del Libro.

Il volume conferma che la maggior parte dei lavoratori italiani viaggia prevalentemente in auto per raggiungere il luogo di lavoro. Nella ricerca sui 2.912 lavoratori CNR, il 60% usa l’auto e impiega tre quarti d’ora al giorno per coprire la distanza di 31 km (andata e ritorno) e produrre ognuno 4,4 kg di CO2: è su questi lavoratori che il lavoro agile produce i maggiori benefici per l’ambiente consentendo un notevole risparmio (circa 10 kg al giorno per persona) della COprodotta, anche con solo due giorni alla settimana di smart working.

L’evidente impatto positivo sui consumi di COsi accompagna anche ad un cospicuo risparmio in termine di costi: i minuti e i km giornalieri di uso dell’auto possono essere trasformati in un costo di poco meno 20 euro al giorno per lavoratore, media che nasconde una notevole varianza a seconda del modello di auto e della distanza effettivamente percorsa. Il risparmio di circa 800 euro all’anno non è indifferente per i lavoratori a reddito non elevato, e rappresenterebbe un indiscutibile vantaggio nell’attuale momento di alta inflazione e crisi energetica.

Infatti, a livello macro, la minore domanda di carburante generata dal lavoro agile attenua lo squilibrio tra domanda e offerta, contenendo l’inflazione, mentre a livello micro essa migliora il potere d’acquisto dei lavoratori, contenendo gli effetti negativi dell’inflazione stessa.

Lo sguardo lungo

Conviene confrontare questi dati con i due eventi che caratterizzeranno il mercato del lavoro nel 2022: da una parte, il sussidio governativo di 200 euro una tantum a favore dei lavoratori è ben inferiore al vantaggio garantito dal lavoro agile; dall’altra, i rinnovi contrattuali che nei prossimi mesi coinvolgeranno la quasi totalità dei lavoratori cercheranno di garantire la difesa del potere d’acquisto dei salari erosi dall’inflazione, proprio come lo favorirebbe il lavoro agile (ma senza conflittualità sociale).

Merita pertanto impostare una strategia energetica nazionale che sia molto ampia negli strumenti utilizzati, molto flessibile nella loro adozione, e anche molto agile. 

Fonte: quifinanza.it