Paolo Benanti, teologo, francescano, è il presidente del Comitato Etico di Centai, il Centro di ricerca avanzata nel campo dell'intelligenza artificiale, nato dalla partnership tra Intesa Sanpaolo ed un team internazionale di ricercatori.
Etica ed intelligenza artificiale, quale rapporto esiste tra questi due mondi?
«La pandemia ci ha insegnato che l'ordine con il quale abbiamo ricevuto il vaccino era stato dato da un algoritmo dentro un portale regionale. L'intelligenza artificiale toccherà tutti gli strati della nostra società ed avrà anch'essa una forma d'ordine. Allora chiederci se questa forma è giusta o ingiusta, corretta o scorretta, è proprio del ruolo dell'etica. L'etica è al cuore del processo dell'innovazione».
Si puo' normare l'aspetto etico parlando di intelligenza artificiale?
«Non si tratta di normare, nel senso di affidare all'etica l'impianto normativo. L'etica da Socrate in poi è una domanda. Socrate era, infatti, solito chiedere 'cos'è?'. Allora, in prima istanza, il compito dell'etica è interrogarsi su cosa stiamo facendo. Poi bisognerà muoversi su un piano interdisciplinare, per cui serviranno la filosofia, la giurisprudenza, l'informatica per fare sì che quel qualcosa che vogliamo fare, sia effettivamente come lo vogliamo».
L'intelligenza artificiale è ancora un tema da addetti ai lavori?
«In realtà, recentemente, ChatGPT ci ha detto che questo non è più un tema così riservato. ChatGPT si lascia usare, bisogna però sapere cosa fa. Più che usarlo in maniera passiva, bisogna capire quali sono le forme, i limiti, le dimensioni dello strumento per poterlo utilizzare con appropriatezza. Se guido un'automobile e non so che al centro c'è un pedale che serve a frenare, può diventare molto pericoloso».
Per Centai l'etica è un pilastro importante?
«Centai mette l'etica al centro. Questo non significa che fa dell'etica un business. Significa, invece, che si comprende che nulla di quello che si produce come ricerca e anche come società può avere senso se non è irraggiato dall'etica. L'etica è certamente una sorta di linfa vitale per questo grande ecosistema di ricerca, che è Centai».
Quindi non bisogna avere timore, paura ad affrontare il tema dell'intelligenza artificiale?
«La paura è un sentimento, che non è etico, perchè ci fa mettere solo dei limiti. Si tratta di essere prudenti, non di avere paura, cioè di guardare con l'etica a quelle che sono le sfide e le opportunità di queste trasformazioni».
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