Il gioco legale è un “pezzo” dell’economia italiana con oltre 150mila addetti e una spesa (cioè gli incassi depurati delle vincite dei giocatori) che nel 2022 ha raggiunto i 20,3 miliardi con ampia soddisfazione anche dell’erario che ha incassato 11,2 miliardi di euro. Il fisco, infatti, preleva dai biglietti vincenti il 20%, ma solo quando la vincita supera i 500 euro. Nel caso in cui si dovessero vincere cifre inferiori, i fortunati potranno incassare la cifra piena, senza pagarci le tasse sopra; nel momento in cui viene superato questo importo, il diretto interessato si vedrà decurtare il 20%, limitato alla cifra eccedente. Per quel che riguarda il lotto, Lottomatica, effettua un prelievo fiscale sulle vincite pari all’8%. Anche in questo caso, comunque, è prevista una franchigia di 500 euro. Per il Superenalotto la tassazione è pari al 20% – fino al 2019 era al 12% – e viene applicata, anche in questo caso, solo alle vincite che superano i 500 euro.
Più spazio al gioco legale
Il gioco legale è un vero e proprio settore industriale con imprese, posti di lavoro e redditi che merita attenzione e, laddove necessario, «interventi e supporti, proprio per la sua dinamica capacità di reinventarsi e di fronteggiare sfide esistenziali», come ha dimostrato reagendo «alla chiusura prolungata» dei punti fisici e al «relativo abbattimento degli incassi», continuando a generare valore economico. Sono queste le conclusioni del Rapporto Lottomatica-Censis sul gioco presentato a Roma. Le dimensioni economiche del settore che occupa circa 150mila addetti sono molto rilevanti: nel 2022, la spesa dei giocatori è stata di 20,3 miliardi di euro con un +31,3% rispetto al 2021, dato che colma il crollo del -33,3% tra il 2019 e il 2020: infatti, la variazione percentuale 2019-2022 è pari al +4,7%. Risalgono anche le entrate erariali, che sono pari a 11,2 miliardi di euro, vicine al dato del 2019 (11,4 miliardi di euro): su questo pesano anche le diverse abitudini di gioco, che sempre più vedono i consumatori orientarsi verso giochi a minore tassazione.
"Condanna moralistica"
«Avere un quadro di riferimento stabile, riconoscibile, univoco, che elimini l'incertezza che condiziona l'azione degli operatori e rappresenta un costo per l’industria, è un’esigenza importante», perché, si legge ancora nel rapporto, «la moltiplicazione delle regolamentazioni locali crea confusione e finisce per lasciare spazio anche a logiche di tipo proibizionista» e «per avere effetti opposti a quelli auspicati». È necessaria anche una comunicazione corretta sul rapporto delle persone con il gioco che non sia «più segnata da una moralistica condanna che appiattisce il piacere di giocare alla sua degenerazione patologica, ma che si basi su un sistematico richiamo alla necessità di giocare responsabilmente dentro il perimetro del gioco legale».
Donne d'azzardo al Sud
Dal Rapporto emerge che al 47% degli italiani, quasi 23 milioni di persone, è capitato di giocare legalmente nel corso dell’ultimo anno, a dimostrazione che il gioco è un’attività insita nella cultura e nella quotidianità degli italiani, e che il gioco è praticabile «in maniera responsabile, misurata e sana». Il gioco, inoltre, è un'attività trasversale ai gruppi sociali e ai territori: il giocatore tipo è maggiormente uomo (54%) ma con una fortissima componente femminile, principalmente residente al sud e nelle isole (57,1%), soprattutto nei Comuni più grandi (58,2%). Nell'ultimo anno al 56,4% dei giocatori lo ha fatto online, soprattutto se giovani (74,7%) e laureati (61,8%). Più in generale, per il 69,4% degli italiani il gioco è «un’attitudine umana» e «l’importante è dare delle regole» Nella percezione degli italiani, il 77,4% (l’82,7% tra i giovani) ritiene che il gioco legale, regolato e gestito dallo Stato, sia un argine contro il gioco illegale regolato e gestito dalla criminalità organizzata.
Gioco online, cresce il peso
Rispetto al 2019, secondo i dati dell'industria del gaming, elaborati dall'agenzia specializzata Agipronews, nel 2022 cambia la distribuzione della spesa: il network dei punti vendita “retail” registra un calo complessivo dell'8,7% (da 17,4 a 15,9 miliardi), dovuto soprattutto alla flessione degli apparecchi da intrattenimento slot e videolottery, che nel giro di tre anni perdono il 17% (da 10,2 a 8,5 miliardi). La ripresa del settore è trainata soprattutto dall'online: la spesa raddoppia nel giro di tre anni da 1,8 a 3,7 miliardi, trainata da poker e casinò - che passano dai 969 milioni del 2019 a 3,7 miliardi - e dalle scommesse, che registrano un aumento dell'89% (1,4 miliardi contro 783 milioni).
La dimensione complessiva delle giocate supera i valori di tre anni fa (131 miliardi contro 110 miliardi, +19,5%) ma con un diverso peso dell'online sul retail: i dati confermano lo spostamento di parte dei giocatori verso il web, anche se la forbice si restringe con la completa riapertura dei negozi. Il retail risale a quota 61,3 miliardi, mentre la raccolta del gioco online ha registrato 70,5 miliardi, il doppio rispetto ai 36,4 miliardi del 2019
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