Alessandro Giraudo, economista e docente in una delle Grandes Ecoles di Parigi è diventato di libro in libro il signore delle materie prime. L’ultimo, “Quando il ferro costava più dell’oro” edito dalla torinese Add (e presentato il 5 giugno all'Unione industriali di Torino)  ha avuto un exploit anche in Cina. Segno di quanto interesse ci sia nel capire l’origine delle cose che ogni giorno tocchiamo, maneggiano, a volte buttiamo. Forse seguendo il suo maestro Carlo Maria Cipolla che alla fine degli anni ‘80 aveva scritto un best seller con “Allegro ma non troppo” dedicato alle leggi della stupidità umana, Giraudo ha creato un filone di per sé inesauribile senza mai rinunciare all’economia come stella polare.

Così nell’ultima fatica parla di quel che accadde 1200 anni prima di Cristo, quando per la prima volta e per necessità l’uomo imparò a battere il ferro – un’impresa per quei tempi raggiungere i 1536 gradi a cui il metallo fonde – per sopperire alla mancanza di stagno, indispensabile per produrre il bronzo.

Un'intelligenza da non demonizzare

Poi, arriva fino ai giorni nostri, all’intelligenza artificiale, tema di grande dibattito in queste settimane. Lui la difende, sottolineandone i molti vantaggi. Ma ricorda anche gli usi distorti che sono toccati ad altre importanti scoperte: il nucleare è un’ottima fonte di energia pulita ma può sterminare intere popolazioni se usato per la bomba atomica. Idem per la dinamite: esplosivo indispensabile per aprire varchi a strade e ferrovie ma utilizzato anche per uccidere. E ci parla pure di un’altra risorsa preziosa: l’acqua. In cinquemila anni, racconta, ci sono stati più di cinquecento conflitti per il controllo dell’acqua. Che poi, quella potabile, è di una percentuale impensabile: appena il tre percento. E deve dissetare gli umani, gli animali, l’agricoltura e serve anche all’industria. Così si spiega come sia una commodity molto contesa.

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In tv e alla radio quando gli chiedono quali siano le materie prime più importanti cita sempre oro e argento ai primi due posti. Hanno finanziato le follie degli uomini spiega. Ma mette tra le materie prime anche il mais, una pianta estremamente produttiva. C’è pure chi gli chiede su quali materiali investire. Lui indica il rame come materia prima molto redditizia nel prossimo futuro. Oggi costa 9mila dollari a tonnellata, il suo prezzo crescerà due volte e mezzo. D’altronde, per fare un esempio, un’auto elettrica ha 50 chili di rame. E tra i Paesi destinati a primeggiare ne indica due, i soliti noti: Cina e Stati Uniti. Ma ne spiega il perché: sono gli unici paesi che hanno tutto quel che serve: le materie prime, i capitali e la tecnologia per estrarle. L’Europa, la nostra Europa, per dire ha capitali e tecnologia, ma le mancano le materie prime.