A Marzabotto si producono borse con pelle di recupero, vicino a Lucca una scrivania viene aggiustata prima di entrare in un nuovo ufficio, e a Napoli si scende sotto il livello della strada per visitare le Catacombe dedicate al Santo patrono della città. Queste esperienze non si esauriscono nel momento in cui vengono vissute, e queste creazioni artigianali non sono solo oggetti da utilizzare.
In ognuno di questi prodotti e di queste esperienze risuona una storia di riscatto, di coesione, di generosità verso il pianeta e verso il prossimo.
Tre realtà come spunto
Cartiera è una manifattura in provincia di Bologna che recupera materie prime di elevata qualità e produce accessori in pelle. Terra di Tutti è un’impresa sociale del lucchese, laboratorio di falegnameria, sartoria, stampa su carta e su tessuto che trasforma esclusivamente materiale usato in oggetti carichi di colore e di significato. La Paranza è una cooperativa nata nel Rione Sanità di Napoli impegnata a valorizzare il patrimonio artistico e culturale del quartiere. Idee imprenditoriali distanti per geografia ma simili per anima e intenzioni, e che stimolano al ripensamento del modus operandi di qualsiasi ambiente lavorativo.
Genesi: accoglienza, dignità e relazioni
Le prime due realtà produttive citate hanno entrambe alle spalle l’esperienza di servizio di accoglienza per i migranti. «Si respirava frustrazione», dice Andrea Marchesini Reggiani di Cartiera spiegando la motivazione da cui è scaturita l’idea di coinvolgere nel mondo della pelletteria i migranti presenti in Italia che avessero il desiderio di imparare un mestiere o addirittura avessero esperienze pregresse nello stesso settore. Significa fornire a queste persone un’opportunità concreta di entrare nel mercato del lavoro in Italia o in Europa, o di tornare nel proprio paese d’origine con un progetto vittorioso in mano.
Terra di Tutti ha deciso di impiegare persone che stanno attraversando periodi difficili della loro vita, tra cui richiedenti asilo e genitori disoccupati, sganciandosi dalle categorie di “persone svantaggiate” della cooperativa di tipo B e diventando un’impresa sociale. Scelta coraggiosa perché ha significato misurarsi con le logiche di mercato e di profitto, ma che rispecchia meglio la visione di società in continuo cambiamento nella quale chiunque può conoscere delle fragilità anche solo per un periodo della propria vita. Terra di Tutti si fa carico di questi individui offrendo loro condizioni di lavoro “su misura” e la possibilità di migliorare la propria prospettiva di vita non appena superati gli ostacoli.
Al contrario, l’intuizione di don Antonio Loffredo di mettere il capitale umano locale al servizio del processo di valorizzazione del patrimonio artistico locale è stata la scintilla che ha innescato una serie di virtuose iniziative di recupero del Rione Sanità e di opportunità lavorative per i suoi abitanti. La perseveranza di un gruppo di giovani che ha investito le competenze acquisite all’estero nella città natale, piena di contrasti e ricchezze, ha portato all'apertura al pubblico delle Catacombe di San Gennaro e altri luoghi di valore storico-artistico.
Queste attività imprenditoriali nascono e si trasformano col flusso di persone che le attraversano. La prima suggestione da fare nostra è la capacità di co-progettazione. Le persone coinvolte nella progettazione di una attività sono le stesse coinvolte nella sua realizzazione: i lavoratori. «Il nostro desiderio è mettere al centro le persone che satellitano attorno al nostro progetto e far emergere sia le capacità artigianali pregresse, sia la capacità di cooperare e lavorare insieme», ribadisce Silvia Barsi di Terra di Tutti. «Nel processo creativo le differenze diventano un valore aggiunto».
Far circolare risorse e conoscenza
Queste realtà imprenditoriali sono anche virtuosissimi esempi di economia circolare. I cardini della produzione sono il recupero di materie prime altrimenti destinate allo smaltimento e la trasmissione di competenze legate al Made in Italy da parte di artigiani con anni e anni di esperienza alle spalle. Inserita nel programma Ethical Fashion delle Nazioni Unite Cartiera trasferisce a sua volta competenze manageriali di base a cooperative del Sud del mondo della filiera moda.
I beni, frutto di questi progetti, hanno una forte funzione pedagogica. Per rubare le parole di Tonja Pierallini, coordinatrice artistica di Terra di Tutti, si tratta di «rendere un oggetto educante». Cioè di creare attraverso un oggetto la consapevolezza in chi lo acquista della scelta come atto di responsabilità. Uno sviluppo equo, duraturo e sostenibile passa dalle scelte di ognuno. Il cliente è una persona con cui intessere una relazione, aprire un dialogo, arricchirsi a vicenda.
Da qui il secondo spunto: dobbiamo re-imparare la gratuità anche nelle relazioni economiche. L’economia civile chiama beni relazionali quelli di cui fruiamo in un’interazione con altri esseri umani e che generano soddisfazione e felicità, oltre all’utilità come intesa nell'economia politica. Dobbiamo imparare a cogliere il valore e arricchirci di doni e legami.
Luoghi ispiratori
Il patrimonio immobiliare è il primo da non buttare via. «Abbiamo avuto la fortuna di trovare un luogo molto ispiratore, molto idoneo», specifica Andrea Marchesini Reggiani che ha stabilito la manifattura in una cartiera attiva negli anni ’70-’80 e abbandonata nel 2010. Recuperare la fabbrica, che dava lavoro a più di mille persone nella valle del Reno, è stato un gesto apprezzato dal territorio che ha accolto i lavoratori come in una comunità. Il successivo insediamento di altri attori economici ha portato a nuove collaborazioni e al desiderio di costruire un distretto dell’economia circolare. Anche Terra di Tutti si è insediata in un capannone di uno storico distretto calzaturiero valorizzando lo stabile, evitando di cementificare un nuovo terreno e sperimentando l’ospitalità dei residenti.
Restituire splendore all’eredità architettonica e artistica è il cuore del progetto di rinascita del Rione Sanità, un quartiere che, per ragioni infrastrutturali, da inizio ‘800 è stato tagliato fuori dallo sviluppo della città di Napoli. Il fatto che passato e presente si intreccino fisicamente nel patrimonio architettonico non è una scelta simbolica, ma è il primo passo per ridare vita a edifici storici e aree industriali dismesse in linea con il carattere rigenerativo dell’economia circolare.
Generatività come parametro su cui misurarsi
Per Cartiera la sfida più grossa è stare all’interno di un sistema economico che esorta all’efficienza e trattare con manager di aziende partner che vengono premiati per l’abbattimento dei costi. Cartiera e le realtà che le assomigliano distribuiscono il valore che creano nel sistema economico, ambientale e sociale in cui sono inserite. Non bisogna usare parametri diversi per misurare l’impatto di queste realtà, ma abituare tutti gli imprenditori a scorgere un guadagno nei processi nascosti che a volte riducono la “produttività” ma contribuiscono alla difesa dell’ecosistema, al giusto profitto, alla felicità dei lavoratori.
«A Napoli, il sito archeologico ha dato vita a un’economia sociale che si compone di cooperative, attività commerciali e artigiane, e strutture di accoglienza», racconta Enzo Porzio. Nel 2014 questa rete di attori è confluita in una fondazione che consolida le esperienze positive e reinveste gli utili in attività di riqualificazione del contesto urbano e di utilità sociale (nel Rione Sanità sono nate strutture ricettive, un’orchestra, una casa di accoglienza per mamme e bambini, uno spazio doposcuola, un laboratorio teatrale e uno studio di registrazione, solo per fare qualche esempio). Le Catacombe di San Gennaro hanno ridato vita a un intero quartiere, sono diventate una forza attrattiva e aggregatrice e hanno permesso a tante persone di non dover abbandonare il luogo in cui erano nate e volevano vivere.
Un ultimo aspetto su cui riflettere: ogni scelta che compiamo come imprenditori, manager, consumatori ha un potere moltiplicatore di impatto positivo.
Prendiamoci il tempo per pensare a come stiamo usando il nostro potere ogni volta che acquistiamo, vendiamo, negoziamo.
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