A sentire il dizionario si può pensare che la cooperazione  non sia – né possa essere – altro che il«processo di gruppi  e organismi che, per il loro mutuo beneficio, agiscono per  molto tempo basandosi su tesi razionaliste, allo scopo  di mettere in atto un’azione condivisa da più agenti per  il perseguimento di uno scopo». Tutti i maggiori pensatori dediti alla comprensione del fenomeno, e gli antropologi in particolare, concordano sul fatto che in materia di cooperazione «non la dimensione del cervello o l’uso  degli attrezzi e senza dubbio non l’aggressività siano stati gli atteggiamenti che hanno caratterizzato  i primi esseri umani». Le astrazioni hanno un grande fascino ma è facile intuire, in questo caso, come non tanto sovente i gesti di gruppi capaci di operazioni condivise abbiano agito sempre cercando la direzione dell’eticità e del benessere sociale.

Una storia lunga due secoli

Chiamato a dare un volto grafico ai valori di Legacoop Piemonte non ho potuto esimermi dall’approfondire i temi fondanti e rivisitare  la storia di quella che fu la Federazione delle  Società Cooperative Italiane, nata a Milano  nel 1886 e divenuta nel 1893 Lega delle Cooperative. Lo racconta bene la storia di come  la Lega sia stata e sia un «movimento, cioè un processo  sociale» basato su un’omogeneità culturale e politica a  supporto della sinistra. Vale la pena ritornare su quanto comunemente la comunicazione visiva, o pubblicitària in genere, sia stata costruita per creare bisogni e in  fondo evidenziare la diseguaglianza fino a generare un  possibile sentimento d’invidia e di frustrazione. Il gioco malsano dell’illusione dei bisogni artificiali genera divisione, incomprensione e ostilità sociale. Viene da pensare criticamente al microambiente che ingloba il mondo culturale ed in particolare quello che ha da fare con la cultura figurativa dove appare evidente che l’affievolirsi  – sino alla scomparsa – della creazione teorica affidata a manifesti o a correnti di pensiero di gruppi e non strettamente individuali, trovi oggi gli artisti sperduti in singolarità sterili, lontane dallo Zeitgeist, dal sentire l’aria del tempo. Incontri e dibattiti teorici fondanti movimenti ed espressioni dal sapore collettivo han lasciato i creatori sperduti in lande desolate, schiavi dei frammenti  del pensiero postmoderno dal gusto sovente superficiale.

Il lavoro di Ugo Nespolo riprodotto nella copertina dello speciale di Mondo Economico dedicato ai 50 anni di Legacoop Piemonte

Creatività democratica

Proprio la comunicazione visiva, quando sa fondersi con la cultura figurativa, è capace di dimostrare la vitalità della ricetta che privilegia una sorta di creatività democratica fatta di idee discusse e condivise. È quello che ho tentato nella rappresentazione grafica di questi concetti. La conoscenza dei valori di Legacoop Piemonte ha ispirato un’idea a colori di “serenità comunicativa”, un mondo fatto di rapporti umani e sociali diretti e  corretti. I simboli del Piemonte innanzitutto: la Sacra di San Michele, la Mole, i segni della creatività e dell’operosità. Fondamentali i segni della fiducia negli altri, il rapporto reale ed umano, allegria ed affetto,  fino alla dominante del numero Cinquanta che testimonia nel tempo la continuità, simbolo di affermazione e  garanzia operativa che travalica di molto le sporadiche  aggressività del mercato speculativo e senza regole ed etica. 

 

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