Il carovita e l’inflazione colpiscono anche i consumi culturali degli italiani. C’era da aspettarselo. È stato appena presentato da Confcommercio il rapporto dell’ “Osservatorio impresa cultura Italia” realizzato in collaborazione con l’istituto di ricerca triestino Swg, che racconta come nell’ultimo trimestre, a fronte di un aumento medio della spesa culturale, si registri una diminuzione del numero di persone che decidono di spendere in libri, cinema, teatro, musica. «Siamo di fronte a un andamento ambivalente - spiega l’Osservatorio - con una riduzione del numero complessivo di consumatori, ma con un aumento della spesa media».
Da una parte, quindi, abbiamo un numero sempre più ridotto di grandi consumatori, dall’altra un’ampia platea che ha ridotto o eliminato i consumi culturali dal proprio paniere di spesa. Considerando che siamo in estate e che è questo il momento dell’anno più ricco di eventi culturali sparsi per la penisola, ci sarebbe di che essere preoccupati. È anche vero però che, ricorda Confcommercio, solo 1 italiano su 4 sceglie la propria destinazione vacanziera basandosi sull’offerta culturale che gli viene proposta.
Luglio e agosto, al netto di tutto, per Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio «Sono mesi che rappresentano il classico volano dei consumi culturali, anche se il divario tra Nord e Sud si è ancora approfondito. Il turismo rappresenta una grande occasione per le imprese e le attività culturali, specie quando si parla di spettacoli dal vivo, ma laddove l’offerta si rivolge a massimizzare i consumi e non a valorizzare i consumatori, il meccanismo di costruzione di nuovi pubblici, a partire dai più giovani, rischia di incepparsi già con l’autunno».
Segno che l’industria culturale e quella del turismo faticano a parlare un linguaggio comune di progettazione. Peccato perché a riprova che l’estate sia un periodo dalle grandi potenzialità, c’è anche un altro dato fornito da Confcommercio: la spesa culturale media mensile di un nucleo familiare si attesta attorno ai 65 euro. Durante l’estate sale molto e arriva, nonostante la non felice congiuntura economica, a 100 euro per persona.
Andiamo nel dettaglio e vediamo quali sono gli ambiti culturali che godono di questo aumento. In prima fila ci sono i libri cartacei (per giugno 2023 si stima ci sia stata una spesa di 37 euro, quasi 8 euro in più rispetto all’anno precedente). Bene anche i libri digitali (che crescono in un anno quasi del 50%, attestandosi attorno ai 16 euro). Si registra invece un calo significativo per la gli spettacoli all’aperto (da 23 a 20 euro sull’anno), mentre migliorano le performance di pubblico dei festival culturali.
Per il cinema la crisi non è finita. Solo il 17% degli intervistati da Swg ha visto un film nel corso del mese precedente. Stessi dati del 2022. Saranno ovviamente musei, mostre e concerti a beneficiare di questo incremento di spesa dato dalle vacanze: il 26% spenderà denaro per visitare musei e siti archeologici, il 20% mostre d’arte, il 17% per andare a concerti nei luoghi di villeggiatura.
«Al netto di quello che si farà in vacanza - secondo l’Osservatorio - nel prossimo trimestre le attività culturali predilette dagli italiani saranno ascoltare musica (85%), leggere libri in formato cartaceo (73%), e guardare programmi, film e telefilm in tv a pagamento (66%). Ma in generale, si prospetta che il consumo culturale per l’estate sarà in aumento su tutti i fronti: il 40% degli italiani è pronto a spendere denaro per andare al cinema, il 26% per andare ad un concerto, il 23% per andare a teatro e il 21% per assistere a spettacoli all’aperto».
La Fondazione Symbola, guidata da Ermete Realacci, voce storica dell’ambientalismo italiano, segnala nell’ultimo rapporto “Io sono cultura”, presentato a Milano a fine luglio, che le attività culturali in Italia hanno generato un valore aggiunto di circa 95 miliardi di euro e danno lavoro a circa 1 milione e mezzo di persone. Per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle attività culturali e creative se ne attivano altri 1,8 in settori economici diversi. Senza dimenticare che cultura e turismo, insieme, pesano per circa il 13% del Pil.
Numeri importanti per l’economia del Paese, che fanno però i conti anche con i dati in chiaroscuro offerti dall’Osservatorio di Confcommercio. Se è vero che l’estate e la vacanza ci predispongono a un maggiore consumo di cultura (musica, libri, teatri, cinema, musei), la permanenza della crisi, a ottobre, rischia di azzerare l’entusiasmo stagionale.
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