Dopo aver apprezzato i prodotti di lusso del “Made in Italy” ora sempre più stranieri puntano all’esperienza, insomma a un soggiorno nel Paese che li ha conquistati la moda e il design, l’alimentare e la gioielleria, i motori e la nautica. E proprio il settore dell’ospitalità secondo l’indagine di Altagamma, l’associazione che riunisce 112 aziende con 144 miliardi di fatturato che valgono il 7,4% del Pil italiano, sarà quello che crescerà di più il prossimo anno: +9%. Una sorta di chiusura del cerchio come ha sottolineato ai microfoni di Radio24 Stefania Lazzaroni, direttore generale di Alta Gamma: «Si passa dai prodotti alle esperienze sul campo». In realtà, un ritorno, dopo la parentesi del Covid che giocoforza aveva tenuto lontano gli stranieri dall’Italia.
Il brand dell’ospitalità nella scala delle performance è seguito a ruota dai motori (+8%) e dalla moda (+6%). Gli altri settori, secondo il sentiment delle imprese (che complessivamente, con l'indotto, occupano quasi due milioni di addetti), cresceranno tutti del 5% ad eccezione della nautica che si orienta su un +2%. I mercati principali del lusso, omogenei per tutti i settori sono quatto: Europa, Nord Europa, Cina e Asia. E’ stato sondato anche il potenziale del made in Italy su questi mercati. Gli Stati Uniti sono indicati come il miglior Paese per i prodotti alimentari, dal cibo ai vini. L’Asia e il Medio Oriente sono le piazze a cui guardano design e moda. L’India invece si offre come il mercato più interessante dal punto di vista dell’ospitalità.
Nel 2024 è previsto comunque un rallentamento nella crescita dell'industria globale del lusso con un ebitda stimato intorno al +4%. I ricavi non saranno più a doppia cifra ma manterranno un andamento positivo con crescita tra il 6 e il 7%. Non solo. Si allargherà ancora la platea dei consumatori, stimata per il prossimo anno in 400 milioni e con l’obiettivo di raggiungere il mezzo miliardo entro il 2030.
E l’anno che sta per chiudersi? «Nel 2023 – si legge nello studio - le imprese hanno alzato i prezzi per compensare l'aumento dei costi, portando a marginalità più alte». Il risultato è un mercato globale del lusso che cresce dell'8-10% rispetto al 2022, raggiungendo la quota di 1500 miliardi come valore complessivo del comparto. In particolare la spesa dei consumatori è tornata ai massimi storici, trainata da una ripresa della socialità e dei viaggi. La ricerca dell’esperienza insomma.
Gli analisti prevedono una crescita più moderata nel 2024, dovuta all'incertezza e alla volatilità del contesto economico tra inflazione e tassi di interesse elevati, tensioni geopolitiche, incrementi di prezzi e calo del potere d'acquisto dei consumatori di fascia medio-alta. Tutti fattori che fanno stimare una crescita meno spumeggiante del mercato luxury. «Si fa sentire il calo della Cina, che attraversa anch’essa un momento critico, con un’elevata disoccupazione giovanile» ha aggiunto Lazzaroni. Tuttavia i cinesi restano i 'best performer' anche se a livelli inferiori rispetto agli anni pre Covid-19, con una percentuale che viaggia ancora in doppia cifra anche nei prossimi dodici mesi: +10%. Asiatici e giapponesi vedranno rispettivamente un incremento del 7% e del 5%, mentre sono gli europei quelli che risentiranno maggiormente del momento di incertezza globale tanto da non crescere in percentuale rispetto al 2023.
Ma restano comunque bei numeri soprattutto se confrontati con quelli della crescita dell’Italia, tornata allo zero virgola. «Con il governo il dialogo è aperto e positivo – ha sottolineato Matteo Lunelli, presidente di Altagamma e al timone del marchio di spumanti Ferrari . Ci aspettiamo che non siano dimenticate le imprese e le filiere che hanno creato il mito del Made in Italy conosciuto nel mondo e che possono affrontare sfide sempre più complesse. Il mercato del lusso continua comunque ad avere un trend molto positivo e soprattutto con la crescita delle generazioni più giovani Altagamma può essere locomotiva del Paese e dell'Europa. E comunque di fronte alle sfide che ci attendono l'industria deve consolidare la propria heritage ma continuare ad investire in digitalizzazione, formazione e sostenibilità».
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