All'inizio del 2020 – dati Global Sustainable Investment Alliance (GSIA) - sono stati raggiunti investimenti sostenibili globali per 35mila miliardi di dollari, con un aumento del 15% negli ultimi due anni (2018-2020). I prodotti "sostenibili" a livello globale hanno raccolto un record di 649 miliardi nel corso del 2021. Una cifra che rappresenta un significativo incremento rispetto ai 542 miliardi del 2020 ed è più che raddoppiata dal 2019.

Le attività di investimento sostenibile in gestione valgono complessivamente il 35,9% del totale delle masse gestite, in aumento dal 33,4% nel 2018.  Gli asset di investimento sostenibili continuano a crescere nella maggior parte del mondo, con il Canada che sta vivendo il più grande aumento in termini assoluti negli ultimi due anni (48% di crescita), seguito dagli Stati Uniti (crescita del 42%), Giappone (crescita del 34%) e Australasia (crescita del 25%).

L'Europa, invece, aveva registrato un calo del 13% degli investimenti sostenibili nel periodo 2018-2020. Ciò non toglie che gli Stati Uniti e l'Europa continuino a rappresentare di più dell'80% delle attività globali di investimento sostenibile durante il periodo 2018-2020. Per l’autorità di controllo Usa, chi suggerisce insomma fin dal nome una connotazione incentrata su preoccupazioni sociali, ambientali e di governance è tenuto ad avere tassativamente almeno quattro quinti del valore degli asset pertinenti alla definizione.

Fonte: Global Sustainable Investment Alliance (GSIA)

Prodotti e greenwashing

Non mancano i prodotti dedicati all’ambiente. Da parte loro, infatti, alla fine del 2021, i Climate Bonds avevano registrato più di 16.000 strumenti di debito GSS (Green, Social e Sustainability) con un volume cumulato di 2.800 miliardi di dollari. Nel 2021, i Climate Bond hanno catturato 1.100 miliardi di dollari di nuovi volumi GSS, il 46% in più rispetto ai 730,5 miliardi di dollari del 2020.

Allo stesso tempo, anche il greenwashing (ciò che appare green ma invece non lo è) è un fenomeno dilagante e i segnali (inascoltati) erano già emersi prima delle indagini Sec-Bafin (Usa e Germania). InfluenceMap, think tank inglese indipendente specializzato nella finanza sostenibile, nell’agosto del 2021 ha messo sotto esame 753 fondi azionari con 330 miliardi di dollari di masse, collocati con l’etichetta Esg o verdi. Gli analisti britannici li hanno sottoposti a degli stress test per verificarne l’intensità carbonica e l’adesione ai principi dell’Accordo di Parigi sul clima e ne è emerso che il 71% -  ossia 421 con asset per 256 miliardi di dollari -  non rispettava gli obiettivi climatici del trattato sul climate change sottoscritto da 196 Stati.

Fonte: InfluenceMap

I requisiti di Disclosure

Proprio per questo, il Regolamento UE 2019/2088 in merito all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation - SFDR) ha introdotto requisiti di disclosure su rischi e impatti di sostenibilità delle politiche d’investimento e dei prodotti per i partecipanti ai mercati e per i consulenti finanziari. L’obiettivo è incrementare la trasparenza del mercato SRI e contrastare il greenwashing, entrambi elementi essenziali per orientare un maggior flusso di capitali verso progetti e imprese sostenibili.

In particolare, il Regolamento introduce due tipologie di prodotto, in base al livello di ambizione ESG:

  • i prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali (descritti nell’art. 8, cosiddetti light green), che dunque integrano nel processo d’investimento, in maniera vincolante, alcuni criteri di sostenibilità (per esempio, applicano alcune esclusioni, oppure la strategia best in class);
  • i prodotti che hanno come obiettivo investimenti sostenibili (descritti nell’art. 9, denominati dark green, come i fondi che puntano a ridurre le emissioni di CO2.
Consigliati per te:

La situazione in Italia

In Italia (dati Forum per la finanza sostenibile) se gli asset investiti in prodotti sostenibili stavano attraversando una fase di fortissimo incremento già nel periodo 2015-2020, con un tasso annuo di crescita dell’80% e una particolare accelerazione nel periodo più recente, il 2021 ha visto una decisa impennata che ha portato il patrimonio investito in fondi classificati come articoli 8 o 9 della SFDR a pesare complessivamente quasi il 30% del totale del patrimonio investito in fondi nel nostro Paese. Si stima che il 24,5% dei fondi sia stato classificato dagli asset manager come "sostenibile".

A oggi, il listino green e/o social dei mercati Fixed Income di Borsa Italiana ha dato il benvenuto a 225 strumenti per un controvalore in negoziazione di oltre 300 miliardi di euro. Gli emittenti sono 49 divisi fra emittenti corporate, sovranazionali, governativi e bancari. E sono già 9 le PMI non quotate che hanno emesso "mini" green bond certificati su ExtraMOT PRO per una raccolta complessiva di oltre 124 milioni di euro, e il numero è in significativa crescita. Oltre ai 115 strumenti green, sono stati quotati 70 sustainable, 22 social, 12 sustainability linked, 5 transition e 1 climate action bond.

La sensibilità per fasce di età

La sostenibilità non è più solo un affare da millennial, almeno in Italia. Secondo il nuovo Schroders Global investor study 2021, l'indagine annuale che ha sondato il sentiment di oltre 23mila soggetti in 33 paesi, il 58% degli italiani con un'età compresa tra i 51 e i 70 anni è maggiormente incline a un approccio più responsabile agli investimenti. Per i giovani tra i 18 e i 37 anni e per gli over 71 si parla rispettivamente del 52%, mentre la fascia d'età 38-50 si blocca al 49%. Un approccio che sembrerebbe essere stato favorito in linea generale anche dalla crisi pandemica, con il 56% degli intervistati del Belpaese che afferma di attribuire una maggiore importanza alle questioni sociali rispetto al pre-covid e il 55% a quelle ambientali (risultati che si discostano di poco dalla media globale, pari al 57% e al 55%).
Fonte: Forum per la Finanza Sostenibile