La tecnologia facilita la vita in casa, d'accordo. Ma la complica anche non poco, attivando fragilità complesse, soprattutto dal punto vista delle relazioni tra genitori e figli. Smartphone, tablet, pc e quant'altro: il 39,5% delle famiglie ritiene che aiutino la quotidianità ed è disposta a spendere per device e abbonamenti dai 65 ai 75 euro al mese. Perché gli acquisti digitali vengono ormai considerati in tutte le fasce di reddito un "bene necessario", proprio come il pane e gli articoli di prima necessità.

Ecco che cosa emerge dal Cisf Family Report 2022, ricerca realizzata con il patrocinio della Fondazione Cariplo su un campione di oltre duemila famiglie italiane con figli. Una lettura molto interessante del cambiamento epocale prodotto dalla pandemia. «Per prima cosa - spiega il sociologo Francesco Belletti, direttore del Cisf, il Centro Internazionale Studi Famiglia di Milano - il Covid ha messo alla prova le relazioni e cambiato il modo di utilizzare il digitale in famiglia: sempre meno da soli, one-to-one, e sempre più insieme, many-to-many. È ormai considerato fondamentale per la vita quotidiana, anche se resta ambivalente nella sua pevasività, che a volte abbatte i confini tra privato e pubblico, tra lavoro e svago, tra piacere e costrizione». 

Il contesto «post-familiare»

Nel team del Cisf hanno lavorato al report Sara Nanetti, Stefano Pasta, Federico Perali, Martina Menon, Maria Pia Colella, Roberto Rossini. Il volume (poco più di 200 pagine, sei capitoli, una ricca bibliografia), pubblicato nei primi giorni di dicembre, è una miniera di spunti e, purtroppo, lasciato un po' in disparte dagli osservatori. Dovrebbero prenderlo in mano decisori pubblici e privati (perché contiene anche alcune proposte su Reddito di cittadinanza e PNRR), ma anche educatori, insegnanti e genitori. La fotografia apre lo sguardo su «una "supersocietà", globalizzata e ipertecnologica, individualistica e "post familiare", che alimenta un processo generale di crescente instabilità e complessità, che ogni attore sociale - e soprattutto ogni famiglia - deve saper affrontare e interpretare».

 

Che cosa emerge? «Se i "tecnoentusiasti" ritengono che la tecnologia "aiuta i rapporti sociali" (23,7% del campione) - risponde ancora Belletti -, rimane una quota di famiglie che sente che essa "imprigiona" (15,9%) e "rovina i rapporti" (20,8%). D'altra parte, sempre più spesso le famiglie utilizzano insieme i media digitali (il 35,4% la messaggistica come Whatsapp e Messenger; il 28,5% i social come Facebook, Instagram e TikTok; il 36,1% le piattaforme video come YouTube; il 26,1% le piattaforme per videochiamate come Zoom o FaceTime, percentuali che si alzano ulteriormente se si considera il consumo "sia da soli sia in famiglia"».

 

I risvolti economici e le otto strade

Esiste un risvolto economico, con le nuove abitudini che incidono sul bilancio familiare.  «In questo caso - spiega ancora il direttore del Cisf - il campione si spacca a metà. A fronte di un 56,2% che dichiara che la spesa per il digitale è rimasta "invariata", oltre il 40% la definisce "aumentata" (32,3%) e significativamente aumentata" (8%)». In un contesto del genere esiste una responsabilità dei decisori pubblici, aggiungono Federico Perali e Martina Menon, economisti all'Università di Verona: «È fondamentale che la società prenda consapevolezza del ruolo che gioca nel dare vita a innovazioni istituzionali capaci di orientare la governance delle reti digitali su binari socialmente repsonsabili e di favorire la creazione di nuovi codici di intelligenza artificiale che esprimano un giudizio etico buono e scoraggino usi impropri».

  

Nel villaggio digitale la famiglia vive come in uno stato di "sospensione", in bilico tra difficoltà evidenti e desiderio di superarle. Come fare? La psicoterapeuta Maria Pia Colella propone otto strade per "rilanciare la rinascita", otto verbi da declinare per ridare forza alle relazioni tra genitori e figli:

  1. comunicare
  2. negoziare
  3. programmare il tempo
  4. prendere inizative
  5. evitare gli eccessi
  6. farsi aiutare
  7. rispettare gli spazi e la realtà
  8. mettere la famiglia al primo posto

Tra il dire e il fare, si sa, c'è sempre di mezzo il mare. «Il lockdown - incalza Colella - ha richiesto ai genitori di occuparsi di dimensioni talvolta demandate alle istituzioni educative e di aggregazione sociale. La famiglia si trova oggi di fronte a una redifinizione dei suoi ruoli, dei suoi tempi e dei suoi spazi: di che cosa si debba fare fra le mura domestiche e cosa no. Una riformulazione in chiave contemporanea di quali siano i compiti della famiglia e come potenziarli». Sta qui la grande opportunità di "ricostruzione" che può avviarsi soltanto se in Italia scatta una preoccupazione e un impegno convinto per la famiglia, a maggior ragione adessso che ci stiamo addentrando nell'inverno demografico: servono leggi organiche, sostegni, una cultura diffusa, l'impegno di momenti formativi, il coinvolgimento della scuola, degli insegnanti, degli ambienti educativi in genere.

Il Report Cisf, inoltre, dedica attenzione alla vulnerabilità economica prodotta dalla pandemia, acuita adesso dall'inflazione, dalle incertezze per la guerra d'invasione russa in Ucraina, per la recessione alle porte. Le diseguaglianze rischiano di divaricarsi, se non si farà attenzione alle modalità con cui saranno gestite misure legate al reddito di cittadinanza e all'applicazione del PNRR. La famiglia resterà sempre un porto sicuro e, in qualche modo, un ammortizzatore sociale che fa "comodo" allo Stato. Ma fino a quando? 

Dopo la pandemia le dinamiche digitali rischiano infatti di snaturare il senso della famiglia. «Se rinunciasse al codice solidaristico e di legame tra i propri membri - conclude Francesco Belletti -, adattandosi così a un orizzonte valoriale narcistico e individualista, sarebbe più adeguata al contesto esterno, ma perderebbe se stessa, diventando un semplice "aggregato di individui", anziché una relazione di senso e di reciprocità».   

Il Cisf è nato nel 1974 su iniziativa di don Giuseppe Zilli, lo storico direttore di Famiglia Cristiana. Ente autonomo dal 2005, è diretto dal sociologo Francesco Belletti, ha pubblicato 15 Rapporti sulla famiglia in Italia. Realizza progetti in partnership con altre realtà della ricerca a livello nazionale e internazionale. Promuove attività culturali e di formazione attraverso incontri seminariali e online destinati a professionisti, enti locali, ammministrazioni, associazioni e volontari.