Questo contributo è parte di un più ampio intervento di Pier Marco Ferraresi contenuto nell'Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022. Il report di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi è stato presentato il 13 dicembre 2022 a Milano ed è disponibile sul sito del Centro Einaudi.

NellʼIndagine del 20211 avevamo rilevato come la capacità delle famiglie italiane di fare fronte alla crisi pandemica fosse stata determinata sia dallʼintervento pubblico di emergenza, sia dallʼelevata percentuale della popolazione coperta dal sistema pensionistico, sia dalla possibilità di attingere ai risparmi accumulati.

In effetti, la solidità e la capacità di resistenza delle famiglie sembra fondarsi su quattro pilastri.

I primi tre sono la ricchezza finanziaria (incluso quanto accumulato nei fondi pensione), quella immobiliare e quella previdenziale «accumulata»2 nel sistema pensionistico pubblico. Al netto dei debiti, la prima è pari a circa 2,4 volte il Pil, la seconda a circa 3,4 volte3 e la terza si stima in circa 3 volte il Pil4.

La cultura dell'assicurazione ancora poco diffusa

Il quarto pilastro è costituito dalle polizze assicurative a copertura di una molteplicità di aree di rischio; i suoi tratti essenziali sono già emersi in più edizioni di questa Indagine. Si tratta di un ambito con potenzialità e criticità, dove la crescita della domanda è legata alla diffusione di unʼauspicata «cultura dellʼassicurazione», ma resta decisamente vincolata alla disponibilità di risorse finanziarie. Infatti, laddove il sistema pensionistico pubblico entra necessariamente in competizione con altre forme di copertura, assorbe una parte eccessiva della capacità di risparmio e rende difficile, soprattutto per i giovani, coprire aree di rischio ben diverse dal mantenimento del reddito in età anziana.

Mentre alla ricchezza finanziaria sarà dedicato lʼintero terzo capitolo, anche questʼanno, abbiamo riunito i temi della casa, della previdenza e della copertura dei rischi.

Il tunnel del Covid

Nel 2021 questi tre pilastri della resistenza delle famiglie avevano, per così dire, «passato il collaudo» della pandemia: sulla casa lʼimpatto sembrava contenuto, anzi la percepita instabi- lità dei mercati finanziari ne faceva apprezzare la minore volatilità del valore, a fronte di un rendimento costituito primariamente dal suo servizio5; la stessa pandemia aveva indotto in molti il desiderio di cambiare casa, e si prevedeva un futuro relativamente roseo per le tran- sazioni immobiliari.

 

Sul fronte previdenziale, le pensioni erano state un importante sostegno nella crisi e si rilevava un maggior ottimismo sulle prospettive di reddito in età anziana. Per contro, permaneva una dualità nellʼaccesso alle coperture assicurative, a fronte di un quadro delle vulnerabilità percepite leggermente peggiorato; anche in questo caso, però, lʼimpatto della pandemia è stato limitato, se paragonato alle problematiche strutturali della ridotta dif- fusione delle coperture sanitarie e dellʼemergere di un «rischio longevità» non ancora ade- guatamente coperto dal ramo vita delle assicurazioni.

Lo scenario che chiudeva lʼIndagine 2021 vedeva lo stabilizzarsi del fronte sanitario e un progressivo ritorno alla normalità, una consolidata fiducia nel futuro e lʼemergere di nuove potenziali tendenze sia sul fronte immobiliare, sia su quello assicurativo.

L'incertezza che non scompare

Il collaudo, però, non era finito. Pochi davvero si aspettavano il ritorno della guerra in Europa, un poʼ più numerosi erano coloro che pronosticavano un ritorno dellʼinflazione; ma è fuor di dubbio che le aspettative siano state battute dai fatti e che gli scenari che si prospettano siano assai incerti, ben lontani dal miraggio di stabilità dellʼanno scorso.

Non è questa la sede per unʼanalisi approfondita delle incertezze del quadro macroeconomico e dellʼemergere dellʼinflazione; sembra utile, tuttavia, ricordare come la situazione internazionale e italiana presentino elementi di debolezza. A fronte di una ripresa della domanda più rapida delle aspettative, si è aggiunto un incremento di domanda pubblica, mentre dal lato dellʼofferta le imprese hanno difficoltà ad adeguarsi sia a causa della riduzione della capacità produttiva derivante dalla pandemia, sia per la crisi delle catene di fornitura di materie prime, componenti ed energia.

L'effetto Ucraina

La guerra in Europa ha accelerato le tendenze: è forte il rischio che lʼinflazione torni a essere importante nelle decisioni di investimento, consumo e risparmio, entri definitivamente nelle aspettative di famiglie e imprese e si inneschi una spirale prezzi-salari che sancirebbe la transizione da un regime di bassa inflazione a uno di alta inflazione. A fronte di tanta incertezza, le banche centrali si trovano su una strada alquanto stretta nel tentativo di impedire una tale transizione, consapevoli che, ove avvenga, il controllo dellʼinfla- zione richiederebbe manovre ben più aggressive, con effetti recessivi6.

È certo, in ogni caso, che il quadro contempla una possibilità di bassa crescita, elevata inflazione, difficoltà sul fronte del debito pubblico, uniti allʼincertezza sul futuro impiego delle ingenti riserve liquide accumulate in seguito alla pandemia7. Queste, se opportunamente investite, potrebbero sostenere la crescita e, se rivolte al finanziamento delle imprese o impiegate nei titoli del debito, potrebbero anche avere un effetto calmierante sui tassi di interesse. Ma rischiano di essere una coperta troppo corta. Ecco, dunque, che i pilastri della resistenza delle famiglie sono di nuovo messi alla prova. 

1 Il testo completo di tutte le edizioni di questa Indagine è disponibile sul sito del Centro Einaudi (www.centroeinaudi.it), nella sezione «Pubblicazioni e Working Paper», e sul sito di Intesa Sanpaolo (https://group.intesasanpaolo.com/it/research), nella sezione «In primo piano – Ricerche tematiche».

2 Trattandosi di un sistema a ripartizione, le virgolette sono dʼobbligo. Non esistono infatti riserve e la «ricchezza» non è fatta di titoli, fondi o denaro sui conti correnti, ma si tratta pur sempre di un diritto a una rendita futura e ha un suo valore attuale. Tradizionalmente, tale valore è considerato una forma di «debito pubblico implicito»; tuttavia, dal nostro punto di vista svolge per le famiglie le stesse funzioni del risparmio accumulato, come ha ben dimostrato il suo ruolo di ammortizzatore durante la crisi.

3 Per una stima recente, non solo per lʼItalia, si veda J. Davies, R. Lluberas e A. Shorrocks, Global Wealth Databook 2021, Credit Suisse, giugno 2021. Gli immobili costituiscono circa il 95 per cento della ricchezza non finanziaria e, in particolare, circa lʼ83 per cento sono abitazioni (Banca dʼItalia, La ricchezza delle famiglie e delle società non finanziarie italiane 2005-2017, maggio 2019).

4 Stima Eurostat, 2015. Si tratta del cosiddetto «debito pensionistico maturato», definito come il valore attuale delle pensioni che andranno pagate a chi è assicurato (sulla base di quanto già versato in contributi) o già pensionato; non include le pensioni che matureranno a fronte dei contributi sociali versati dai lavoratori in futuro (I. Visco, Covid shock, debito pensionistico e debito pubblico, «Gli stati generali delle pensioni», webinar dellʼUniversità Bocconi, novembre 2020).

5 Su questo tema: Ò. Jordà, K. Knoll, D. Kuvshinov, M. Schularick e A. M. Taylor, The Rate of Return on Everything, 1870–2015, Federal Reserve Bank of San Francisco, Working Paper 2017-25.

6 Si rimanda, per unʼanalisi più approfondita, ad altre parti di questo lavoro, oltre che a Bank of In- ternational Settlements, Annual Economic Report, 2022, che offre un quadro assai lucido della situa- zione attuale e delle sue notevoli peculiarità. Altri autori mettono in luce i contrastanti obiettivi della BCE, che deve isolare dal rialzo dei tassi le economie fortemente indebitate, con il rischio di indebolire il consenso alla base dellʼUnione Monetaria: G. Kerr, B. Lyddon e E. Colombatto, ECB Policymakers Run Out of Options; Antifragmentation Cannot BOTH Address Inflation AND Contain Spreads, IREF, 20 luglio 2022; «The ECBʼs Latest Attempt to Hold the Euro Zone Together», The Economist, 21 luglio 2022.

7 I depositi delle famiglie italiane sono aumentati di circa 135 miliardi tra gennaio 2020 e maggio 2022, quelli delle imprese di circa 127 miliardi (dati Banca dʼItalia); su entrambe, si diceva nella scorsa Indagine, ha influito lʼincertezza dei tempi pandemici, sicché le prime hanno incrementato la preferen- za per la liquidità per ragioni precauzionali, mentre le seconde hanno ritardato gli investimenti, contri- buendo alla compressione della capacità produttiva.