Questo contributo è parte di un più ampio intervento di Giampaolo Vitali contenuto nell'Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2022. Il report di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi è stato presentato il 13 dicembre 2022 a Milano ed è disponibile sul sito del Centro Einaudi.

Quando le crisi si succedono, una dietro lʼaltra, il risultato è che la necessità diventa virtù, lʼausterità un sacrificio tollerato, il risparmio un comportamento normale. È così che le famiglie hanno imparato a galleggiare. Risparmiare è una virtù utile per non affondare le aspettative e da cui dipende lʼeconomia interna quando improvvisamente arriva una nuova crisi. Il ricordo del lockdown, la paura di una ripresa del virus, lʼinflazione, la crisi energetica e la guerra in Ucraina rappresentano le principali variabili esogene alla famiglia che si scontrano con lʼottimismo per il futuro, di cui sono più ricche le classi di età «centrali».

Dentro questo scenario di contrasti tra aspetti positivi e negativi, lʼIndagine offre la possibilità di distinguere il grado di fiducia nel futuro delle diverse categorie di intervistati. Dai saldi relativi alle aspettative future emerge immediatamente come, passando dagli aspetti micro a quelli macro, lʼottimismo si riduca; il massimo dellʼincertezza riguarda lo scenario geopolitico, il cui saldo tra ottimisti e pessimisti raggiunge, in negativo, lʼ80,3%.

L'ottimismo di pensionati e lavoratori dipendenti

Più in dettaglio, sembra che lʼaspetto microeconomico, legato al reddito futuro, non sia particolarmente negativo, anche grazie al forte peso nel campione della componente dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, che godono di una maggiore stabilità del reddito rispetto agli esercenti e artigiani e agli imprenditori e liberi professionisti. Mentre fra gli esercenti e artigiani il saldo tra chi vede un aumento o una riduzione del reddito futuro sfiora il –19 per cento, fra gli impiegati il gruppo degli ottimisti quasi pareggia i pessimisti.

Le stesse differenze esistono nelle classi di reddito – i percettori dei redditi netti mensili più elevati non hanno alcuna paura di subire una riduzione delle entrate a 12-18 mesi, al contra- rio di tutti gli altri – e nel livello di istruzione, con i laureati che prefigurano uno scenario parti- colarmente ottimista. Merita sottolineare che nelle grandi città lʼottimismo è più diffuso rispetto ai piccoli centri, a conferma delle maggiori opportunità lavorative che la città offre (anche se talora a basso reddito).

La scintilla per la domanda interna

Il dato più positivo, che qualifica significativamente questa Indagine 2022, è lo scenario sui consumi familiari: con un saldo pari a +53,5 per cento, si conferma la generale voglia di ripresa dopo la pandemia. Anche in un periodo di elevata inflazione, la famiglia è disposta ad aumentare i consumi, per compensare le minori occasioni di acquisto dei due anni passati. Pertanto, ci sono buone possibilità che il risparmio accumulato forzosamente nel 2020 – a causa della scarsità di prodotti da acquistare, del blocco della logistica internazionale, della rottura delle catene di fornitura mondiali – si traduca in nuovi consumi, attivando ulteriormente la domanda interna. Vedremo se, a fronte di queste aspettative di crescita dei consumi, si avrà invece una realtà più sobria, sottoposta ai limiti dellʼinflazione e allʼaumento dellʼincertezza politica, presente a livello tanto nazionale quanto internazionale.

Di converso, se si ipotizza un forte aumento dei consumi è ovvio che lʼaspettativa sul risparmio diviene negativa, più o meno nello stesso ordine di grandezza (50,2 per cento). In questo caso, la distribuzione allʼinterno dei vari gruppi non è uniforme, come per i consumi (dove vi erano solo alcune piccole eccezioni), ma si differenzia e segue abbastanza bene la distribuzione delle aspettative sul reddito familiare, vista in precedenza, che lega il pessimismo ai redditi più bassi, al minor livello di istruzione, alle famiglie monoreddito, alle persone più anziane.

Pessismismo sulla resa degli investimenti

Le aspettative sul rendimento dei propri investimenti sono negative, sebbene non al livello delle possibilità di risparmio, con un saldo tra ottimisti e pessimisti del –21 per cento e una diversificazione per gruppi non particolarmente variegata, anche se continua a manifestarsi una chiara relazione con le variabili reddituali dirette e indirette (reddito netto mensile, istruzione, famiglia monoreddito, età anziana).

La tassazione è vista in aumento, probabilmente a causa dellʼincertezza politica, ma anche per il giudizio ormai stereotipato che le famiglie danno dei nostri policy maker, a indicare che la sfiducia nel sistema si trasformerà, nel giro di 12-18 mesi, in un qualche aumento delle imposte. Il livello di questo pessimismo raggiunge quello sulle possibilità di risparmio e mostra unʼinteressante differenziazione a seconda della professione: mentre fra gli esercenti e artigiani il saldo è del 73 per cento, fra i lavoratori dipendenti è relativamente basso, pari a solo 55 per cento per gli impiegati e 48 per cento per gli operai.

Ombre dalla macroeconomia

A complemento di queste variabili microeconomiche, molto vicine alle scelte compiute a livello familiare, la nostra Indagine offre un giudizio sulla variabile macroeconomica relativa al futuro dellʼeconomia italiana e su quella geopolitica imperniata sul futuro dei rapporti Est- Ovest. In entrambi i casi il livello di sfiducia è elevato, con un saldo medio del –74 per cento per lʼeconomia italiana e del –80 per cento per la situazione internazionale. Con riferimento allʼeconomia, il pessimismo, di nuovo, dilaga fra gli esercenti e artigiani (–82 per cento), mentre riguardo allo scenario geopolitico internazionale la distribuzione degli intervistati è particolarmente omogenea, con una bassa varianza intorno alla media.

Per concludere, il quadro appare complesso e non del tutto negativo: le aspettative a 12-18 mesi indicano una leggera diminuzione del reddito, un notevole aumento dei consumi (in parte forzati dallʼinflazione) e, in parallelo, una riduzione delle possibilità di risparmiare, legate anche al calo del rendimento degli investimenti. Probabilmente, il quadro è determinato sia dalle incertezze sullʼeconomia italiana, sia, soprattutto, dalla paura circa lʼevoluzione della guerra in Ucraina e degli scenari di politica internazionale.

Una liquidità da "smuovere"

Lʼincertezza si conferma come la causa primaria che impedisce di rimettere in circolo la liquidità immobilizzata sui depositi bancari. Nella scorsa Indagine si sono caldeggiate le riforme del sistema Italia a favore della fiducia (vedi riduzione deficit e debito) e degli investimenti (vedi piena attuazione del Pnrr). Questʼanno, però, i problemi che il Paese ha di fronte sono anche di carattere esogeno, quali la guerra, la crisi energetica, lʼinstabilità geopolitica. Le soluzioni devono perciò essere raggiunte soprattutto a livello di Unione Europea, non più solo in termini di adeguamenti nazionali dei singoli Paesi devianti. Stando alle aspettative formulate dagli italiani, tuttavia, non sarà particolarmente facile.