Era già tutto previsto. Il direttore dell'Anfia, l'associazione che riunisce la filiera dell'industria automobilistica, non si scompone troppo di fronte allo stop definitivo del Parlamento europeo ai veicoli inquinanti di nuova immatricolazione dal 2035. «Sono state confermate le attese. La svolta c'è stata in autunno - dice Gian Marco Giorda -. La prima finestra per cambiare qualcosa sarà nel 2026 quando si farà una sorta di check up per vedere come procede l'acquisto di auto elettriche e lo sviluppo delle infrastrutture. E si deciderà se confermare le scadenze successive». Ma a rileggere ora la frase che il ministro per l'Ambiente e la Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha pronunciato nel fine settimana al convegno di Legacoop a Torino sembra un'illusione svanita: «Il 2035? Non sarà la morte dei motori endotermici. Qualcuno ora ammette che possano rimanere con carburante sintetico, quando ne parlai alla Unione Europea ricevetti il no secco. In due anni le cose sono un po’ cambiate. La data del 2035 è stata una scelta meno razionale di quella che si sarebbe dovuto fare, come succede oggi per le case green». Non solo. Aveva aggiunto: «Anche le case automobilistiche oggi dicono che può rimanere l'endotermico con il biometano e, più avanti, con l'idrogeno. La maggiore parte dei veicoli dovrà essere elettrica, ma non bisogna dimenticare la compatibilità economica e sociale. Tutto va graduato, dobbiamo accompagnare il cambiamento». Parole mescolate ai numeri del settore automotive in Italia con 280 mila occupati diretti e 250mila artigiani dell'indotto «il più poderoso settore manifatturiero del Paese» e che ora rischia grosso tanto che il leader della Lega Matteo Salvini ha subito bollato il voto europeo come "Una follia". Il ministro Pichetto adesso chiede di "tutelare professionalità e posti di lavoro e di spingere al massimo sulla produzione di biocarburanti". Alla quale è interessata anche la rete degli oltre 22 mila benzinai sparsi per il Paese che comunque saranno investiti in modo pesante dalla rivoluzione green.
E cosi si rilanciano nuovi carburanti al posto di benzina e diesel sui quali peraltro il mondo della ricerca lavora da tempo e non ha certo smesso il giorno in cui Bruxelles ha scelto il 2035 come anno del funerale dei motori endotermici. I nomi dei prodotti a cui lavorano? Biocarburanti, benzina sintetica e idrogeno. Con i primi di più in fase avanzata. Soprattutto i primi. Agip sta puntando molto sui biocarburanti: l’obiettivo è arrivare a 2 milioni di tonnellate nel 2025 destinate e triplicare in dieci anni. Prodotti con materiali di scarto, funzionano sia per i mezzi pesanti sia per buona parte degli Euro 5 e Euro 6. Il vero neo è il prezzo: costa 2,5 al litro. Anche la benzina sintetica – che si ottiene con la fusione tra idrogeno e anidride carbonica – ha per ora costi anche più alti. Si ipotizza 4-5 euro al distributore. Ma gia nel 2030 c’è chi pronostica una discesa sensibile, sotto i due euro al litro. Ecco perché in tanti – tra compagnie petrolifere e case automobilistiche – ci lavorano convinti per sviluppi positivi a breve.
Peraltro tutti carburanti funzionerebbero con motori endotermici risolvendo anche un altro problema: quello dei 300 milioni di veicoli alimentati a diesel e benzina che continuerebbero comunque a circolare in Europa anche dopo il 2035 perché immatricolati prima. Con effetti non proprio benefici per l'ambiente.
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