Avete mai vissuto con 750 euro al mese? Io sì. È successo qualche anno fa quando l’azienda per la quale lavoravo ha chiuso i battenti. È stata un’esperienza devastante, che ha messo al tappeto ogni sicurezza acquisita e azzerato sia progetti che sogni. La quotidianità cambia, tu cambi. 

È per questo che lo sfogo della ingegnera di 27 anni che da qualche giorno viaggia veloce sul web mi ha colpito profondamente. Non entro nel dettaglio del caso specifico, preferisco andare al punto: la lezione, prima di tutto umana, e poi anche politica, che arriva dalle parole di Ornela Casassa, raccolte casualmente in un ristorante, è di una chiarezza esemplare. 

C’è una giovane ingegnera di 27 anni che con la sua Partita Iva forfettaria chiede semplicemente che vengano rispettate professionalità e dignità. Un contratto a 900 euro al mese lordi (questo le hanno offerto) va bene per una consulenza di tre giorni, non per mettere su famiglia. Quindi, giustamente, ha rifiutato l’offerta facendo notare che l’asticella della dignità del lavoro dei freelance non può continuare ad abbassarsi.

Ha posto anche una legittima domanda: Sinistra dove sei? 

Cara Ornela, devi sapere che un pezzo è impegnata a organizzare il congresso, l’altra deve vedersela con la propria irrilevanza. Ci sarebbe il sindacato certo, ma Maurizio Landini nemmeno sa che esistono ragazze così, e se lo sa non ha idea di cosa rispondere.

C’è un dato di partenza che pesa come una zavorra: le Partite Iva forfettarie sono il salvagente al quale quelli come me si sono aggrappati per uscire il più rapidamente dall’idea di essere davvero disoccupati, mentre per Ornela è l’unico modo per trovare forse uno straccio di lavoro, ma non di costruirsi un futuro. 

Sia chiaro, Ornela non è un caso. Circa la metà delle Partite Iva ha il regime forfettario (con tutte le conseguenze di minor gettito fiscale), ed è formata da «new entry, come free lance e i giovani precari in attesa di unoccupazione più stabile». Mentre sei in attesa della stabilità, a 27 anni e con una buona laurea in tasca, con 750 euro netti al mese non vai da nessuna parte. Sei costretta a pesare ancora sulle spalle dei tuoi genitori (sperando che siano passati incolumi alle varie crisi occupazionali) e a bruciare i loro risparmi.

Abbiamo rotto il patto generazionale

Noi nati nella seconda metà degli anni sessanta, che siamo stati i primi a essere falcidiati dalle bolle finanziarie di inizio millennio, siamo anche i primi dal dopoguerra, a non dare ai nostri figli né condizioni economiche stabili, né progettualità. 

Noi, che per sopravvivere alla crisi del ceto medio, abbiamo usato anche i risparmi dei nostri genitori, lasciamo ai nostri figli le briciole (o le macerie). Mio padre è andato in pensione a 58 anni con una pensione da operaio Fiat tutto sommato decorosa, io forse ci andrò a 67 con un assegno che per ora non oso immaginare, i miei figli di 23 e 27 anni semplicemente non ci andranno mai. 

Il caso Ornela ci racconta con grande semplicità che siamo sull’orlo di un burrone e che, caro Landini, continuare a pensare solo ai diritti dei pensionati e dei salariati (gli unici ad avere certezze economiche, seppur a volte piccole), significa abbandonare i millennial

Pazienza per la mia generazione di boomers, ma i nostri figli no, loro avrebbero diritto a un lavoro degno.

Sarebbe utile che ogni tanto ci ricordassimo senza retorica, che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Non basta scriverlo sul simbolo di un partito per fare accadere le cose.