Benedetto XVI ha rinunciato a parlare nell'università fondata da Bonifacio VIII. Però il testo del discorso è stato spedito al Rettore per lettera dal segretario di Stato, che ha confermato il legame del Papa con la Sapienza, "voluta da un suo venerato predecessore".
Quanto alla venerazione verso Bonifacio VIII i contemporanei non la pensavano tutti come il cardinale Bertone. Dante lo seppellisce fra i dannati per simonìa, e Guido da Montefeltro maledice quel "prìncipe dei nuovi farisei" che lo aveva costretto all'inganno di Palestrina.
Ma nella lettera del cardinale Bertone c'è una informazione di maggiore interesse per il mondo di oggi, ed è quella che il discorso per la Sapienza è stato scritto dal Papa in persona, ciò che si può immaginare non accada per tutti i documenti pontifici. Ed a leggerlo, il pensiero personale del Papa appare meno ratzingeriano di molti suoi seguaci profani.
Ratzinger riprende dal liberalismo di Rawls la distinzione fra dottrine religiose e ragione pubblica, e per difendere le ragioni della comunità credente si appella al deposito storico delle tradizioni religiose, al "fondo storico dell'umana sapienza". Cercare nel deposito della storia le ragioni dell'evoluzione culturale significa adottare il modo di procedere del relativismo storico. Basterà l'incipit del discorso pontificio per abbassare i toni della crociata antirelativistica?
Lasciato Rawls e incrociato Habermas, il discorso del Papa si inoltra poi nella concatenazione abituale: la libertà è ricerca di verità; la conoscenza della verità è conoscenza del Bene; la conoscenza del Bene si acquista per rivelazione della Fede. Ma ai laici interessa essenzialmente l'ultimo anello che non chiude la catena ma la apre: la fede, scrive il Papa alla fine, "non si può imporre ad altri in modo autoritario, può essere solo donata in libertà".
Torna alla mente l'ontologia della libertà di Luigi Pareyson: il dono libero contro il Bene imposto. Ma sono ricordi di anni lontani, adesso va forte la nuova versione della religio instrumentum regni. E quella mezza concessione al relativismo storico scritta da Ratzinger è passata quasi sotto silenzio, e presto sarà sommersa da voci più papiste del papa.
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