1. L'economia rifugge l'incertezza. Quando la situazione economica divenne così incerta da minacciare la stessa esistenza dell'euro, la Banca centrale europea intervenne risolutamente per mettervi fine. Con la famosa dichiarazione di Mario Draghi un anno fa, che disse pubblicamente che si sarebbe fatta qualsiasi cosa per salvare l'euro, e con il lancio dell'dell’Outright Monetary Transactions, il cosiddetto meccanismo salva-euro, si cercò di eliminare una volta per tutte l'incertezza sistemica che minacciava l'equilibrio della moneta unica europea. Oggi però a preoccupare Francoforte sono le singole politiche economiche nazionali, che non paiono allinearsi del tutto con le indicazioni della Banca centrale, com'è il caso dell'Italia.

2. Tra le prime azioni del nuovo governo c’è stata la sospensione della rata di giugno dell’IMU sulla prima casa, con l’impegno a una revisione complessiva della tassazione immobiliare entro la fine di agosto. A cui è seguito il rinvio dell’aumento di un punto dell’aliquota IVA al 21% dal 1° luglio al 1° ottobre. Quest’ultima misura è stata finanziata con l’aumento dell’acconto IRPEF (da 99% a 100%) e dell’acconto IRES e IRAP (da 100% a 101%).

Queste misure hanno l’effetto di creare incertezza: il destino dell’IMU sulla prima casa è discusso ogni giorno in maniera polemica all’interno della “strana alleanza”, e non è chiaro chi finirà per pagarla ancora. Si è anche parlato di una tassazione “britannica” basata sui servizi e pagata da chi occupa l’immobile, a prescindere dalla proprietà. In ogni caso, il consumatore ragionevole aspetterà ad usare quel denaro temporaneamente risparmiato a giugno prima di conoscere il suo l’ammontare della sua imposta il mese prossimo.

Allo stesso modo l’ennesimo rinvio dell’aumento dell’IVA crea incertezza sul “se" e “quando” questo aumento ci sarà veramente, rendendo più difficile la programmazione delle spese da parte delle famiglie, incerte se dover anticipare o meno certi acquisti per evitare l’aumento della tassazione.

Infine, il modo trovato per finanziare la temporanea mancanza dell’aumento del gettito IVA aumenta l’incertezza perché modifica il quadro normativo fiscale a brevissima scadenza, aumentando l’onere sui contribuenti, e creando degli effetti tutti da valutate il prossimo anno in sede di saldo delle imposte dirette, che in una situazione di recessione probabilmente significherà redditi più bassi e quindi necessità da parte dello stato di restituire quanto si è preso in più in sede di acconto.  

In una condizione di carenza di domanda interna, di riduzione del credito erogato alle imprese, di crediti di imposta promessi ma non pagati dallo stato alle imprese, l’aumento dell’incertezza è un ulteriore tegola su famiglie e imprese. Le prime, già molto caute sulle loro decisioni di spesa, tenderanno a rinviare gli acquisti in attesa di avere una maggiore visibilità sui loro redditi futuri al netto delle imposte incerte. Le imprese avranno una minore propensione a realizzare investimenti. Insieme questi effetti fanno diminuire la domanda e quindi l’occupazione.

3. Non è facile stimare l’effetto dell’incertezza della politica economica sulla produzione. E’ necessario costruire un indice di incertezza di politica economica – che di solito è costruito a partire dalla ricorrenza di alcune parole legate all’incertezza negli articoli di giornale – e poi va stimato econometricamente l’effetto di una variazione di questo indice sull’attività economica. Per gli USA, si stima che l’incremento dell’incertezza verificatosi dal 2006 al 2011 abbia portato ad una riduzione del 2,3% del PIL e ad un aumento della disoccupazione di 2.300.000 persone. Le stime dell’effetto dell’incertezza sistemica su paesi come Italia, Francia e Germania è dello 0,5% della produzione industriale e dura circa venti mesi. E’ probabile che l’incertezza fiscale italiana abbia un effetto minore di questo, ma che si aggiunge ad una situazione economica già difficile. A dispetto della retorica sulla crescita.