1. È passato una anno dalle prime rivelazioni di Edward J. Snowden e negli Stati Uniti la pubblica opinione non si è ancora decisa se trattarlo come un disertore o come un eroe. Va notato che il dibattito non ha preso una piega fortemente partigiana: non è una questione politica che oppone la destra alla sinistra, i progressisti ai conservatori. Molti americani si riconoscono nei valori di cittadinanza attiva espressi da Snowden, ma non sanno dire se approvano o meno la sua condotta.
Ciò che ha rivelato li spaventa, e malgrado questo gliene sono grati. Ma non sanno dire se alla fine, forse, su questioni che riguardano la sicurezza nazionale, occorrerebbe sempre rivolgere lo sguardo da un’altra parte e confidare nelle buone intenzioni del governo. Perchè se qualcuno credesse che la ferita inflitta alla psiche americana l’11 settembre 2001 si sia richiusa, si sbaglierebbe di grosso. È ancora aperta, e forse non si chiuderà mai. Un paese che si riteneva immune dagli attacchi aeronavali di potenze ostili si è scoperta vulnerabile su di una scala mai sospettata prima. Come ha più volte sottolineato il filosofo liberal Richard Rorty, se mai un ordigno nucleare dovesse essere detonato sul suolo americano, si dovrà dire addio alle libertà costituzionali più care agli americani, perchè di fronte al pericolo dell’annichilamento totale non c’è garanzia di libertà individuale che tenga. La costituzione non è la lettera lasciata da un suicida, dicevano i neoconservatori americani, per dire che di fronte a questioni di sicurezza nazionale le libertà individuali pesano poco.
Se è davvero difficile dire oggi se Snowden sia o non sia un eroe, se abbia o non abbia tradito il proprio paese, si può comunque azzardare una cosa: forse in futuro Snowden verrà ricordato come cartografo: l’aspetto stesso del mondo è cambiato ad effetto delle sue rivelazioni.
2. L’immagine del mondo è cambiata più volte nel corso della storia. Tutti abbiamo studiato a scuola la rivoluzione copernicana e il passaggio da un mondo attorno a cui ruota il sole al mondo che ruota attorno al sole. Ci sono momenti nella storia in cui tutto ciò che crediamo vero e inconfutabile diventa una verità obsoleta di cui ci dimenticheremo presto. Studiando la rivoluzione copernicana, Thomas Kuhn ha postulato la teoria del cambio di paradigma, ossia quella strana cosa che avviene d’un colpo e che cambia tutto senza cambiare nulla. Ossia le esperienze di fondo sono le stesse, ma ciò che le spiega è cambiato. Ecco che cosa secondo me è accaduto in seguito alle rivelazioni di Snowden. Nulla è cambiato, ma tutto è cambiato. Continuiamo tutti ad aggiornare la nostra pagina Facebook e a postare tweets. Ma tutto ci appare oggi sotto un’altra luce in ragione delle sue rivelazioni.
Come nel caso di Copernico, i fatti rivelati da Snowden erano già tutti più o meno conosciuti, o comunque non occorreva leggere Orwell per pensarle. Ma dobbiamo alla risonanza ottenuta dalle sue rivelazioni la “rivoluzione” cartografica che ci ha fatto capire come ogni punto dello spazio passi oggi per Fort Meade, il quartier generale della Nsa nel Maryland. Non abitiamo più un globo terracqueo dove ogni luogo occupa un posto ben definito. Abitiamo in un istante che comprende tutti i punti dello spazio, e quell’istante è trattenuto dall’oblio dalla potenza di calcolo quasi infinita che gestisce i grandi numeri. Il mondo intorno a noi ci appare lo stesso di prima, ma la percezione che abbiamo di esso è mutata. Oggi sappiamo che tutto quello che passa per la rete è fungibile in quanto attività ispezionabile. Nulla potenzialmente sfugge, quindi nulla sfugge - credere che un comportamento sia osservabile, ci insegnava Foucault, muta profondamente quel comportamento rendendolo rappresentazione. Quando ci sentiamo osservati, ci comportiamo come se fossimo osservati, moltiplicando all’infinito il potere coercitivo dell’autorità sorvegliante.
3. Se prima di Snowden potevamo sospettare l’esistenza di un simile mondo sotto le cose consuete di tutti i giorni (qualcuno ricorderà il rozzo tentativo fatto di dipingere questo mondo nel cercare di tracciare il funzionamento del sistema Echelon), oggi il nostro mondo è quello tracciato dalle cartografie della sorveglianza estese da Snowden nelle sue rivelazioni. Oggi abitiamo uno spazio che non è più quello creato a Yalta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi abitiamo in uno spazio dettagliato dalla cartografia di Edward J. Snowden. Una cartografia in cui qualcuno avrebbe potuto leggere in tempo reale la stesura di queste note sul mio iPad, per controllare che non fossero in qualche modo pericolose per la sicurezza degli Stati Uniti, e questo in ragione dell’uso di certe parole chiave. Anzi, un cartografia in cui una memoria creata in tempo reale di questo scritto è di certo trattenuta in latenza, in caso altre mie attività in rete non giustifichino un esame più approfondito del mio profilo. Un mondo in cui solo pochi anni fa nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di vivere, ma che oggi abitiamo senza particolare entusiasmo, e con la rassegnazione che caratterizza chi è osservato anche se non fa nulla di male. Anche di questo dobbiamo ringraziare Edward J. Snowden, cartografo del presente.
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