Nella riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie prevale la logica dei tagli sulla improrogabile necessità di riformare il funzionamento della giustizia. Senza questa riforma, però, non vi sarà sviluppo, perché il malfunzionamento della giustizia frena invece di promuovere l’economia.
1. Uno degli interventi governativi di prossima attuazione riguarda la riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Le nuove circoscrizioni nasceranno dalla riorganizzazione dei Tribunali, degli Uffici del Giudice di Pace e di alcune Procure della Repubblica. L’attuale organizzazione territoriale della giustizia risale alla formazione dello stato unitario, quando per spostarsi era utilizzata la carrozza a cavallo o il treno a vapore. Si tratta di uno di una situazione senza paragoni nel mondo industrializzato, che può solo in parte essere spiegato dal rapporto non facile del nostro Paese con la modernità. Questa crisi ha consentito quindi un primo importante risultato: in ragione dei forti tagli che si rendono necessari per iniziare il risanamento dei conti pubblici si procederà alla soppressione per decreto di 31 Tribunali, 220 sezioni distaccate di tribunale, 674 uffici del Giudice di Pace e 38 sedi di Procura della Repubblica. Il fine è del tutto condivisibile e configura un primo importante passo in un mondo complesso e per troppo tempo immutabile. Ma va anche detto che se l’obbiettivo è quello di migliorare il sistema giudiziario italiano, ai tagli il governo dovrà in futuro far seguire gli investimenti.
2. Potrebbe essere utile per il nostro ragionamento invertire per un attimo la prospettiva, per osservare cioè che il sistema giustizia non dovrebbe rappresentare solo un costo per lo stato, ma semmai un investimento volto a ridare slancio e credibilità al paese, divenendo di fatto un'opportunità di crescita economica. È stato spesso notato che i ritardi della giustizia condizionano negativamente l’economia del paese, di fatto respingendo gli investimenti di capitali esteri nel nostro Paese. Non si investe infatti in un Paese dove non c’è un sistema di giustizia civile efficiente. È quindi urgente una modernizzazione della Giustizia (l’informatica è anch’essa, spesso, a livello di archeologia industriale), una semplificazione dei riti civili così da ricondurli sostanzialmente ad uno (per esempio modellato sul rito del lavoro), investimenti in termini di personale di cancelleria e last but not least andrà pensato l’ ingresso significativo di nuovi magistrati visto l’esiguo numero attuale. Sono questioni aperte, spesso senza risposta malgrado rivestano importanza decisiva.
3. Vi è poi il tema apparentemente collaterale del rapporto di questo Paese con la giustizia che meriterebbe di essere affrontato come uno dei temi più importanti della questione giustizia, ovvero il fatto, talvolta appena sussurrato nelle battute della professione, che nel nostro paese il contenzioso giudiziario rappresenta una sorta di ammortizzatore sociale dei conflitti. La passione dei nostri predecessori romani del diritto guerreggiato si è quindi forse trasfusa in un facile ricorso al tribunale per ogni questione, anche minima, mentre una vocazione più liberale e meno legata alla ricerca della sentenza potrebbe rendere più efficiente il ricorso alla fase stragiudiziale. Il ricorso a questa fase, spesso osteggiata e non voluta dalle parti, potrebbe consentire una più rapida definizione delle controversie con un immediato beneficio per il sistema paese. L'uscita dalla crisi insiste sulla razionalizzazione delle risorse, mentre per ridare fiducia al cittadino e agli investitori stranieri occorrerebbe razionalizzare il sistema che le risorse impiega.
© Riproduzione riservata