Si ha il debito pubblico noto a tutti – il suo ammontare, intorno al 130% del PIL, è dibattuto ogni giorno. Questo debito è il cumulato dei deficit pubblici pregressi, ossia il cumulato dei deficit finanziati con obbligazioni nel corso del tempo. Questo debito possiamo chiamarlo quello del “tempo che fu”. Poi c'è il debito “che verrà”. E qui numeri migliorano per l'Italia. Ne cumulerà meno degli altri paesi. Detta in modo semplice, l'Italia ha un peggior passato, mentre ha un miglior futuro. Forse è il caso di farlo sapere (1). Qui il nostro lavoro che entra nel merito della questione (2).

1 - https://www.lastampa.it/2017/01/16/economia/perch-litalia-vuole-parlare-del-debito-pubblico-implicito-per-riscrivere-la-classifica-dei-conti-in-europa-H4V77ylXkR0EjH3yCuhNcN/pagina.html

2 - http://www.centroeinaudi.it/lettera-economica/articoli-lettera-economica/ricerche/4438-il-debito-pubblico-futuro.html

Qual è il succo politico della vicenda?

Proiettando la spesa per pensioni e per la sanità ci si accorge dell'effetto demografico – ossia dell'invecchiamento della popolazione. E qui quasi tutti i paesi dell'euro-zona sono messi peggio dell'Italia. Il valore attuale delle loro spese in questi ambiti è, infatti, di molto maggiore, mentre il valore attuale dei loro surplus primario è minore.

Si prende un certo arco temporale e si misura la spesa pensionistica e sanitaria. La si attualizza con un rendimento normale. Si ottiene un certo valore del debito pubblico futuro – che è il debito pubblico “implicito”, che differisce da quello “esplicito”, che è lo stock in essere. Insomma, si sommano i due debiti – l'implicito e l'esplicito – e si arriva al debito su PIL “completo”. E qui quasi tutti i paesi sono messi molto peggio dell'Italia. La prima tabella mostra questi conti. Come controprova dei calcoli del primo grafico, si hanno i numeri della Banca dei Regolamenti Internazionali, che porta a risultati simili. La seconda tabella mostra il punto.

Sono ragionamenti veri ma molto distanti dall'azione concreta, e quindi i mercati finanziari preferiscono concentrarsi sul debito pubblico che abbiamo definito esplicito.

Alcuni economisti, invece, sommano i debiti espliciti ed impliciti, e si chiedono come si possa evitare una crisi che si potrebbe avere se non si fa nulla. I politici dei paesi che debbono fare le riforme più incisive nel campo delle pensioni e della sanità preferiscono non partire dai conti critici futuri, e mostrare la bontà di quelli correnti.

Ognuno dei tre attori ha dalla sua delle buone ragioni. I mercati: il ragionamento appena esposto portato alle estreme conseguenze non ammetterebbe uno spread italiano maggiore di quello di molti paesi, anzi; ciò che andrebbe contro il “senso comune”. Gli economisti: questi ragionamenti sono spostati in avanti nel tempo e assumono che non si faccia nulla (sono proiezioni a legislazione vigente), e quindi possono passare per noiose “cassandre”. I politici: le riforme si fanno quando si ha il consenso, ed il consenso lo si ottiene non in astratto, ma di fronte ad una crisi concreta.

Da un punto di vista mediatico e non solo scientifico, sarebbe però un bene sapere queste cose. Questi studi sui debiti espliciti ed impliciti sono stati condotti, infatti, dal Stiftung Marktwirtschaft, un think tank tedesco di ispirazione “liberista”, che è la fonte della prima tabella. Il loro scopo non è quello di mostrare che l'Italia è una “formica”, mentre la Germania è una “cicala”, ma quello di spingere alle riforme in Germania prima che sia troppo tardi (1). E non solo i soli, anche la Banca dei Regolamenti Internazionali va in questa direzione (2). La seconda tabella è, infatti, tratta da una loro pubblicazione.

1 - http://www.dinobertocco.it/debito-la-pagella-tedesca-che-promuove-litalia/http://www.eunews.it/2016/06/10/il-debito-pubblico-italiano-fardello-insostenibile-o-esempio-di-virtu/61068

2 - http://www.bis.org/publ/arpdf/ar2013_4_it.pdf