Si dice «dualismo» per marcare la differenza fra due ampie aree economiche all’interno di un paese – per esempio il Meridione, oppure la Germania dell’Est. Potremmo riesumare il concetto per capire l’andamento delle borse anglosassoni. Quasi la metà dei profitti delle grandissime imprese industriali britanniche si forma all’estero (1), quasi la metà dei fatturati delle grandissime imprese industriali statunitensi si forma all’estero (2). Se il resto del mondo è in ripresa, e se la sterlina e il dollaro (3) sono deboli, ecco che queste grandi imprese anglosassoni «vanno bene»: vendono molto e riportano a bilancio i profitti in una moneta debole, anche se le economie d’origine «vanno male».


Inoltre, la finanza riesce a guadagnare se i tassi nazionali sono bassi, con quelli esteri alti (4). Dunque le grandi imprese e la finanza vanno bene (Wall Street), mentre il resto dell’economia (Main Street) langue fra debiti e disoccupati.
 
Tutto bene? Non è detto. Il resto dell’economia è composto da gente che vota e che ha dei diritti. Dunque crescono gli impegni del settore pubblico verso queste persone – ossia aumenta il debito dello stato. Si hanno le borse in ascesa, mentre le economie nazionali crescono poco, con i debiti pubblici in aumento proprio perché le economie crescono poco.
 
La costruzione cade: 1) se il resto del mondo cresce meno – ossia, se i consumi dei paesi emergenti finiscono per non aumentare, 2) se la sterlina e il dollaro si apprezzano – ossia, se termina la politica monetaria ultraespansiva, e 3) se i rendimenti del debito pubblico salgono – ossia se, venuti meno i sottoscrittori esteri come le banche centrali e l’acquisto di obbligazioni del Tesoro da parte della banca centrale nazionale, i risparmiatori non sottoscrivono a sufficienza.


(1) http://www.centroeinaudi.it/notizie/la-borsa-britannica.html

(2) http://www.slate.com/id/2234464/?from=rss

(3) http://www.bankcreditanalyst.com/public/story.asp?pre=PRE-20091026.GIF

(4) http://www.centroeinaudi.it/commenti/filologia-del-carry-trade.html