Se fosse in corso una ripresa solida, la Federal Reserve non adombrerebbe la possibilità di una politica monetaria ancora più lasca, ma direbbe che quella in corso, già lasca, sarà resa stringente nel corso del tempo (1). Si prova allora a stimare l’impatto di un’eventuale politica monetaria ancora più lasca, volta a dar vigore all’economia.


Vi sono nell’arena delle stime gli «estremisti» (2) e i «sobri» (3). Prendendo la stima intermedia, possiamo immaginare degli acquisti di titoli di stato intorno a 1.500 miliardi di dollari. Il debito pubblico emesso è intorno ai 12 mila miliardi, quindi il flusso di acquisti della Banca Centrale sarebbe superiore al 10% dello stock. La presenza di un acquirente di questa potenza finanziaria dovrebbe schiacciare i rendimenti delle obbligazioni fino a quasi lo zero. Con i titoli di stato privi di un rendimento significativo, i mutui ipotecari dovrebbero costare meno. E anche il credito alle imprese e alle famiglie. Sembra lineare. C'è tuttavia un «ma».

La decisione dovrebbe essere presa dalla Banca Centrale americana fra gli inizi di novembre e gennaio. Si noti, in concomitanza con le elezioni di medio termine. Se le elezioni bloccassero la politica fiscale, ossia se le spese – difese dai Democratici, e le entrate – difese dai Repubblicani, non fossero ritoccate, il deficit pubblico aumenterebbe e così le emissioni di obbligazioni volte a finanziarlo. Gli acquisti di titoli di stato da parte della Banca Centrale dovrebbero aiutare l’assorbimento del debito a dei costi molto contenuti.

I rendimenti quasi nulli sulle attività in dollari dovrebbero indebolire la moneta degli Stati Uniti. Indebolendosi il dollaro, si indebolirebbe anche la moneta cinese, che è legata al suo andamento. Si rafforzerebbero la moneta giapponese e quella europea. Dovremmo avere dei prezzi delle obbligazioni ancora più alti, nonostante i deficit crescenti, e un dollaro ancora più debole. Non proprio un contesto equilibrato.

Nota tecnica. Con una curva dei rendimenti schiacciata dalla Banca Centrale, da quasi zero per i rendimenti a tre mesi a circa il 2,5% per i rendimenti a dieci anni sui titoli del Tesoro, il Leading Indicator, un indicatore di tendenza molto seguito, mostra che tutto va bene, anche se gli altri componenti dell’indicatore – come le ore lavorate, gli ordini eccetera – sono piatti. Escludendo dal computo la curva dei rendimenti, il Leading Indicator, invece di salire, è fermo da un semestre (4).


(1) http://www.centroeinaudi.it/notizie/avviso-ai-naviganti-/-xxiii.html

(2) http://www.zerohedge.com/article/why-qe2-qe-lite-may-mean-fed-will-purchase-almost-3-trillion-treasurys-and-set-stage-monetar

(3) http://www.ft.com/cms/s/0/db9775d0-c7fc-11df-ae3a-00144feab49a.html

(4) http://www.zerohedge.com/article/lei-lies