BP esce a pezzi – ma in linea con le previsioni – da questa settimana di regolamento dei conti: 20 miliardi di dollari, pari a due anni di dividendi. «Deve pagare e pagherà», ha detto Barack Obama nel discorso tenuto martedì sera nello studio ovale, come si conviene alle emergenze nazionali oppure alle emergenze di guerra. Obama ha trovato il capro espiatorio e anche il modo per trasformare la catastrofe in un’occasione: d’ora in avanti si sentirà molto parlare del progetto di legge sull’energia (alternativa). Insomma, torna in gran pompa il sogno della rivoluzione ambientalista.

Il valore in Borsa di BP – la (ex) compagnia più grande del Regno Unito, con una capitalizzazione pari al 5% della Borsa inglese – è caduto di quasi il 50 per cento. I pensionati inglesi sono terrorizzati: non c’è fondo pensione britannico che non abbia delle azioni BP in portafoglio, con la BP che distribuisce ben il 7% dei dividendi complessivi.

L’amministratore delegato della società, Tony Hayward, è andato al Congresso a chiedere scusa (1) per quanto è successo nel Golfo del Messico, cercando così di migliorare anche la propria immagine ferita, quando improvvidamente dichiarò: «Voglio indietro la mia vita» e ancora quando fece riferimento alla dedizione di BP verso lo small people (2). Dopo lungo temporeggiare – nel frattempo, pare che avesse assunto aziende che operano nella sicurezza (3) per tenere lontani i giornalisti dal luogo della catastrofe, un modo come un altro per arginare le perdite –, BP ha messo, come si diceva prima, a disposizione delle vittime 20 miliardi di dollari (4), ma secondo il «New York Times» (5) questa crisi potrebbe costare anche di più. Intanto, dopo le pressioni di Washington, l’azienda ha cancellato la distribuzione dei dividendi (6).

Per molti inglesi quella di Obama non è altro che una persecuzione (7). E ricordano (8): quando nel 1988 esplose una piattaforma della Piper Alpha nel Mare del Nord – 167 lavoratori morti, perdite per 1,7 miliardi di sterline – l’allora premier Margaret Thatcher non cercò di scaricare le colpe sull’Occidental Petroleum, il gigante americano che gestiva Piper Alpha.