La grande paura a Wall Street è passata, lo choc del 2008 è stato assimilato, gli indici di borsa sono tornati a livelli di benessere, addirittura ci sono stati picchi da fine anni Novanta, quelli della bolla internettiana, per intenderci, e infatti nella Silicon Valley sono tornati i party e la voglia di scherzare sulle bolle stesse. Ma gli effetti dello choc sono rimasti sotto tutt’altra forma.
Newsweek ha raccontato in un articolo – con toni a volte catastrofici – “il nemico che ossessiona Wall Street” (1), e non ha più la forma di numeri, ma del panico sì. Ci sono molti operatori tra i 30 e 40 anni che “stanno soffrendo”: non perché mancano i soldi (anche se l’esperienza del perdere tutto dall’oggi al domani li ha segnati), ma perché non gli regge il cuore. Letteralmente. Un operatore del settore finanziario a New York guadagna mediamente 180 mila dollari l’anno, ma ha iniziato a temere per la sua sopravvivenza fisica, perché attorno a lui ci sono sempre più persone, colleghi, che soffrono di cuore. Mangiano bene, non fumano, non hanno in famiglia cardiopatici, ma dormono poco, bevono un pochino di troppo e sono sempre stressati (e vanno tantissimo in palestra: hanno bisogno di continua adrenalina).
Gli infarti sono aumentati per la fascia d’età sotto i 45 anni e gli elementi scatenanti, secondo gli studi, sono: stress, preoccupazioni finanziarie e instabilità del posto di lavoro. E più si va avanti nella carriera più questa instabilità cresce: si cambia lavoro in media ogni 24/36 mesi, e i posti di lavoro sono comunque diminuiti, dal 2007 a oggi sono scomparsi, nel settore finanziario, cinque milioni di posti di lavoro – per forza che il cuore poi soffre, e oltre al cardiologo serve uno psichiatra.
Se il sindaco di Londra, Boris Johnson, fa appello ai Gordon Gekko della City e alla loro avidità come stimolo alla crescita (Gordon Gekko è il simbolo di Wall Street, del suo stress, del suo vivere al limite di tutto, del suo cuore travagliato) (2), sta uscendo un film che parla di una redemption a sfondo finanziario. S’intitola “The wolf of Wall Street” e il lupo, interpretato da Leonardo Di Caprio, è Jordan Belfort (3), un signore che ha esagerato sempre, ha fatto milioni di dollari per lo più illegalmente, è finito in galera, lì si è messo a scrivere libri su come si fa a stare bene e ora gira l’America raccontando come si viene a patti con la vita. Si dice che sia fatto apposta per un Oscar e per raccontare come la crisi è stata infine metabolizzata, ma poi lo si sente parlare e non sembra che il suo cuore sia a postissimo. Cioè: non dorme mai la notte.
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