Che cosa sarebbe accaduto se avessimo avuto a disposizione delle previsioni “perfette”? Se avessimo conosciuto ogni anno il flusso di dividendi degli anni successivi? E se avessimo scontato questo flusso usando semplicemente come tasso la crescita media effettiva dei prezzi delle azioni del secondo dopoguerra?


L’idea, vecchia di una decina d’anni, è di Robert Shiller, un economista statunitense. Viene fuori, secondo il sito di ricerca Econbrowser, questo grafico. Si ha la curva della previsione perfetta (PP), la linea blu, e il grafico con l’andamento effettivo della borsa (AE), la linea nera. La linea blu, da oggi in poi, non la conosciamo, ma assumiamo che segua una traiettoria, calcolata assumendo che quel che è accaduto dal 1945 al 2009 continui fino al 2050.

Gli scarti fra PP e AR sono talmente grandi che Shiller, dubitando di trovare una risposta nei modelli finanziari tradizionali, si mise a studiare la psicologia applicata ai mercati finanziari. Non vogliamo raccontare qui una vicenda importante della storia delle idee, ma sottolineare che la caduta dei prezzi delle azioni statunitensi di questi ultimi tempi, proprio come accade parzialmente a cavallo del 2000, è, alla fine, la chiusura della differenza fra PP ed AE.

Non si ha a che fare un “destino cinico e baro” che complotta contro il nostro sudato risparmio. Si ha a che fare con un ritorno ai “fondamentali”, o, se si preferisce, con un ritorno dei “prezzi” verso i “valori”. Invece di chiedersi come mai i prezzi cadono tanto, uno dovrebbe chiedersi perché prima sono saliti tanto. O se si preferisce, perché i prezzi hanno degli scarti abnormi al di sopra ed al di sotto del proprio valore. (L’indice mostrato è il “total return” dello Standard & Poor’s, che  calcola l’investimento dei dividendi. L’indice di cui normalmente si discute è quello dei “corsi secchi”, ossia dei prezzi senza il rivestimento dei dividendi. Da qui le differenze nella scala di sinistra).

shiller_prezzi_e_valori
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