Il debito pubblico non è “dato”, esso è “dato” quando è osservato in un certo momento, ma per essere “dato” deve essere “sorto”. Ebbene, quando e dove è sorto? E, infine, perché? Il debito pubblico italiano era assai modesta cosa agli inizi degli anni Sessanta, circa il 30% del PIL; poi è diventato via via maggiore, fino a toccare il 120% del PIL agli inizi degli anni Novanta. Da allora è sceso e poi tornato dov'era.

Quando e dove è sorto

Il debito si forma perché le uscite dello stato sono maggiori delle sue entrate. La differenza è il deficit, che può essere finanziato “stampando moneta”, vendendo obbligazioni, oppure con una combinazione delle due possibilità. (Fino al 1980 si aveva una combinazione delle due possibilità, poi alla Banca d'Italia fu proibito di comprare le obbligazioni che non erano comprate alle aste. Se la Banca d'Italia comprava le obbligazioni, iniettava liquidità nel sistema, ossia “creava moneta”. Se il fabbisogno è coperto solo dalle obbligazioni, il Tesoro inietta liquidità nel sistema attraverso la spesa pubblica in deficit, ma ne toglie altrettanta, perché la riceve dai sottoscrittori delle sue obbligazioni. La spesa non in deficit non inietta nuova liquidità, perché è pagata dalla liquidità che arriva alle casse del Tesoro con le imposte. Dunque con la sola emissione di obbligazioni, il deficit pubblico non “crea moneta”).

Le uscite e le entrate (e quindi, se si ha differenza, il deficit e quindi il debito) dello stato possono essere osservate centralmente, ossia come bilancio consolidato, oppure osservate spaccandole per provenienza. E qui arriva il bello. I calcoli sono complessi e laboriosi, ma per fortuna, c'è chi li ha fatti.

L'Italia è suddivisa per macro regioni. Per ognuna di queste si calcola il deficit, e quindi la fonte che alimenta il debito. (Punto contabile: i conti sono fatti come saldo fra le uscite ex interessi e le entrate, ossia non si calcola il pagamento degli interessi sul debito, perché non si può sapere a chi appartengono su base regionale i titoli di stato. Tecnicamente è calcolato solo il saldo primario).

Dal 1960 il Nord Ovest ha avuto quasi sempre (tranne nei primi anni novanta) una spesa pubblica inferiore alle entrate tributarie, ossia il Nord Ovest non ha prodotto debito, anzi ha contribuito a ridurlo. Dal 1960 fino alla fine degli anni Novanta il Nord Est e il Centro hanno avuto delle uscite maggiori delle entrate, ossia hanno prodotto debito. Da allora, la situazione si è capovolta: il Nord Est è ora come il Nord Ovest, ossia riceve meno spesa delle imposte che paga, mentre il Centro è in pareggio. A metà degli anni ottanta il Meridione aveva un deficit pubblico che arrivava al 35% del suo PIL. Poi si è ridotto con violenza, restando comunque enorme, e da circa un decennio si ha un deficit pari al 15% del PIL.

Il debito pubblico si è formato in buona parte Meridione, questa è la conclusione. Come mai?

Alla ricerca delle cause

La prima che viene in mente è che le regioni ricche trasferiscono a quelle povere una parte del proprio reddito, se si ha un regime di imposte progressive. Ecco che le regioni ricche vivono al di sotto delle proprie possibilità, le povere al di sopra. (In un'economia chiusa le regioni ricche però vendono i propri prodotti a quelle povere, e recuperano il reddito trasferito). E' una buona spiegazione? Sì e no, secondo i conti dello studio citato, e la prova sarebbe questa. I trasferimenti dovrebbero ridursi quanto si chiude il divario di reddito, e aumentare quando aumenta. Relazione di cui non si ha una traccia statistica significativa.

Se la prima spiegazione non è convincente, potrebbero essere cercate delle altre? Una potrebbe essere la maggiore evasione fiscale. L'evasione è quasi pari alle entrate tributarie nel Meridione, mentre in Lombardia l'evasione è inferiore a quella tedesca.

Infine, ma non so come sia stato fatto il calcolo nello studio citato, quando aumenta (diminuisce) nel Governo la presenza di esponenti politici del Meridione aumenta (diminuisce) il deficit. Si ha qui il famoso “voto di scambio”.

Alla ricerca di soluzioni

In conclusione, la parte del paese che ha una base produttiva molto debole che non genera imposte robuste, con le modeste imposte che si hanno nelle economie povere pesantemente evase, e con una presenza significativa del voto di scambio, ha accumulato negli ultimi cinquanta anni dei grandi deficit (le spesa pubblica è stata sempre maggiore delle entrate), che hanno alimentato una buona parte del debito pubblico nazionale.

Ultimamente il deficit del Meridione resta molto elevato, ma è ben lontano dagli abissi degli anni Settanta. Come che sia, in passato ha contribuito ad alimentare il debito che è dello Stato. Uno potrebbe pensare che il Federalismo (o la Secessione) sia la soluzione. Il Nord avrebbe un bilancio pubblico in forte avanzo e potrebbe discettare – novello finlandese - del debito altrui. Non è così semplice, anzi non è conveniente, se si calcolano i costi che si avrebbero in Meridione e i benefici che si avrebbero dalle altre parti. Qui trovate un'analisi articolata del punto. In breve, a parte la devastazione che si avrebbe in Meridione per la strizzatura del trasferimenti, si dovrebbe affrontare il problema della attribuzione del debito pubblico in essere.

Grafico del deficit pubblico in rapporto al PIL regionale:

Terronometria_2
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