Torniamo all'Italia dopo esserci occupati quasi solo di Brexit. Si hanno due importanti vicende - accadute fra ieri e oggi - da commentare: 1) gli aiuti del Tesoro alle banche – con una garanzia fino a 150 miliardi in sede di obbligazioni senior emesse, 2) le previsioni del Centro Studi della Confindustria (CSC) sull'impatto dell'esito del referendum di ottobre.
In entrambi i casi abbiamo a che fare con due scenari estremi di crisi. Nel primo si immagina una crisi del sistema bancario italiano, cui si fa fronte con una operazione di emissioni di obbligazioni bancarie garantite dal Tesoro. Nel secondo si immaginano gli effetti di un referendum in cui vince il “no”, che inibisce la governabilità dell'Italia. Si possono immaginare i due eventi come complementari: a ottobre vince il “no”, l'Italia è tosto ingovernabile, ed ecco che si ha una crisi che si riverbera sulle banche, che però possono essere salvate dal meccanismo anti crisi in vigore fino alla fine del 2016. Se, invece, vince il “sì” alle banche nulla accade di rilevante, mentre l'Italia procede nella ripresa. Detto in maniera meno contorta, anzi con linguaggio proprio di un comizio, se Renzi continua con la sua leadership, le cose vanno nella direzione migliore.
Se però si afferma che si farà fronte ad un eventuale scenario di grave crisi delle banche, si pensa di rassicurare i mercati e i risparmiatori, ma si può anche, al contrario, istillare il dubbio che una grave crisi sia possibile, ottenendo così l'effetto contrario. Se, d'altro canto, si afferma che l'Italia è governabile solo se vince il “sì” al referendum, si può spingere involontariamente verso un sistema elettorale che può - fra due anni - favorire le forze politiche meno addestrate alla governabilità. Insomma, non si ha nulla di “lineare” e la semplificazione “da comizio” volta a persuadere con tesi “forti” è brillante, ma si può ritorcere contro chi le promuove.
1- La vicenda bancaria
Con l'operazione annunciata, si ha una sorta di polizza contro il rischio maggiore, quello di un sistema bancario che potrebbe trovarsi in seria difficoltà. L'assicurazione funzionerebbe così:
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Le banche emettono obbligazioni senior (le più protette in sede di fallimento dell'emittente) che sono portate allo sconto per ottenere in cambio liquidità presso la Banca Centrale. Queste obbligazioni sono garantite dal Tesoro, e quindi accettate come collaterale. Le banche italiane hanno così la liquidità che serve loro per affrontare la crisi.
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Perché mai dovrebbero trovarsi in carenza di liquidità? La Banca Centrale accetta i titoli del Tesoro italiano e dunque si deve assumere che le banche li abbiano già dati tutti in garanzia per ricevere i prestiti. I titoli del Tesoro nei portafogli delle banche non sono però pochi, perché sono pari a un quarto del debito pubblico (1). Dunque, se vanno dalla banca centrale con altri titoli, le banche dovrebbero averli esauriti. Come è possibile esaurire un cospicuo stock di titoli di stato da dare in garanzia?
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Possono averli esauriti se si ha una “corsa agli sportelli” di tale entità che le banche si trovano ad avere un attivo (crediti e investimenti di portafoglio) non più coperto dal passivo (capitale di rischio, debiti). La corsa agli sportelli è un caso limite, difficile da immaginare. E' un qualcosa che accade molto raramente.
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In ogni modo, le obbligazioni senior garantite dal Tesoro possono essere emesse solo dalle banche solventi, che equivale ad affermare che le banche insolventi, quelle oggetto del “bail-in”, non possono emettere obbligazioni garantite dal Tesoro.
2 – la vicenda referendaria
Intanto che ieri diventava pubblica la decisione di avere pronto uno schema di salvataggio delle banche nel caso di una crisi maggiore, oggi il CSC ha pubblicato le sue previsioni (1).
Che cosa succede se il Referendum di ottobre non passa? Con ciò si intende che non vince il “sì” alla riforma costituzionale, e dunque che si torna al sistema del bicameralismo perfetto. In questo caso, la nuova legge elettorale (l'”Italicum”) non può funzionare, perché è costruita su uno schema monocamerale. La simulazione del CSC è quella di una forte minor crescita nei prossimi tre anni rispetto a quella che si sarebbe avuta, con la minor crescita “reale” azzoppata dalla caduta degli investimenti. Sul piano dell'economia “finanziaria” si avrebbe un'ascesa significativa dello spread, nonché la classica fuga dei capitali.
La previsione è costruita sulla sequenza “what if”, dove l'evento “if” è definito senza sfumature in partenza: la riforma aiuta la governabilità, la governabilità è buona cosa, ergo, se viene a mancare, viene meno la fiducia e così si ha crisi. Ossia l'”if” ha un solo percorso, non ha molte diramazioni. Si potrebbe, infatti, contro argomentare che la nuova legge elettorale, quella che garantisce la governabilità potrebbe favorire le forze politiche meno “governative”. Perciò non è detto che l'economia e i mercati debbano mal reagire alla sconfitta dei “sì”. Insomma si può argomentare e contro argomentare sull”if” ad libitum.
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