I titoli del Tesoro a lungo termine «desiderati» sono quelli tedeschi, statunitensi e inglesi. I titoli «aborriti» sono quelli italiani. Chi compra il Gilt – l’obbligazione inglese a lungo termine – ha un rendimento intorno al 3%, a fronte di un’inflazione intorno al 5%. Dunque un interesse reale negativo del 2%. Esso, se durasse per dieci anni, porterebbe il valore del Gilt a 82 sterline dalle 100 di oggi. Chi, invece, comprasse un BTP, che ha un rendimento reale intorno al 4%, fra dieci anni avrebbe 148 euro contro i 100 di oggi.
Insomma, estrapolando linearmente i numeri odierni, si arriva alla conclusione che chi compra Gilt, o non crede che l’inflazione resterà così alta, o conta di venderli appena possibile. E chi vende BTP pensa che fra dieci anni il debito italiano sarà proprio mal messo. Conti simili si possono fare per i Bond e i Bund: un rendimento nominale intorno al 2,5%, con un’inflazione fra il 2 e il 2,5%, genera un rendimento reale prossimo allo zero per dieci anni. Meglio dell’Inghilterra, ma molto peggio dell’Italia.
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