Da quando sono incominciati gli acquisti di titoli di stato da parte delle banche centrali dell'euro-zona, abbiamo avuto il seguente andamento: 1) i rendimenti del titolo di stato decennale tedesco – il Bund - sono scesi dallo 0,4% fino quasi a zero e poi sono risaliti fino a oltre lo 0,5%; 2) la borsa tedesca è salita per poi scendere; 3) l'euro si è indebolito per poi riprendersi.

 

Da notare che il minimo dei rendimenti del Bund, il minimo del cambio dell'euro, e il massimo della borsa tedesca si sono avuti a metà aprile. Da allora si è tutto rigirato. Osservando il grafico si vede che siamo tornati intorno al livello antecedente l'inizio del Quantitative Easing dell'euro-zona.

Nei primi quattro mesi del 2015 - quindi fino ad aprile - i mercati finanziari sono saliti. La borsa italiana è salita del 25% e il BTP del 4%. La Germania del 23% e il Bund del 2%. All'origine di tanto entusiasmo abbiamo le politiche monetarie ultra espansive: tassi a zero e acquisto di titoli obbligazionari. Basta immaginare questi risultati su base annua per vedere che questo passo non può reggere: la borsa italiana dovrebbe salire del 75% (ossia tre volte il 25%) e il BTP del 12% (ossia tre volte il 4% - si noti che che con l'ascesa del 10 e passa per cento il rendimento del BTP andrebbe in campo negativo).

Le politiche ultra espansive hanno un limite. I rendimenti non possono restare a zero o essere nulli se non per un periodo limitato. Prima o poi si ha uno spostamento verso altre attività finanziarie, come le borse. Ma, se queste sono già salite ed anche molto, basta la paura che i rendimenti possano salire – ossia che si rompa il meccanismo dei rendimenti nulli che le alimenta - che queste flettono.

 

Draghi
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