Il secondo grafico mostra la dinamica del prezzo del petrolio in rapporto alla curva d’offerta di breve e di lungo periodo, con quest’ultima supposta poco elastica e molto elastica, ma non totalmente elastica.
Immaginiamo ora la presenza di speculazione. La speculazione sposta la curva di domanda D1 ancora più a destra e quindi il prezzo si muove sopra “b” lungo la curva SRS. Gli speculatori non consumano petrolio, perciò lo debbono parcheggiare. La differenza fra la nuova curva D2 e quella vecchia D1 rispetto alla curva d’offerta SRS, che è sempre eguale, è il magazzino che contiene il petrolio dello speculatore. (Il magazzino ha un duplice costo, quello di gestione e quello finanziario, come interessi da pagare davvero, se lo speculatore s’indebita, o come interessi non guadagnati, se è liquido). Se la domanda di petrolio fisico sale, a parità d’offerta, lo speculatore guadagna, ossia svuota il magazzino ad un prezzo maggiore di quello d’acquisto più le spese di gestione e gli interessi, se, invece, l’offerta di petrolio sale, a parità di domanda, ossia se la curva va verso LRS’, oppure verso LRS, lo speculatore perde, perché il magazzino vale meno. Lo speculatore guadagna o perde secondo come vanno le curve di domanda e d’offerta reali. Fino a qualche tempo fa, quando il petrolio era salito da 100 a 145 dollari, gli speculatori avevano guadagnato, poi quando è sceso da 145 a 115 hanno perso. Il prezzo è sceso negli ultimi tempi, perché la domanda di petrolio è leggermente flessa, mentre la produzione è leggermente salita. In forma grafica D1 si è spostata verso D, mentre SRS si è mossa verso LRS’. La chiusura di un tubo per ragioni politiche, o un uragano che ferma la produzione, non è altro che uno spostamento della curva d’offerta da LRS’ a SRS.
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