Si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Il secondo sarà tra due settimane. A noi interessa l'impatto finanziario delle elezioni, e null'altro, ragion per cui di seguito non si hanno giudizi di valore. Lo schema di seguito proposto è molto semplice: Va bene se il risultato pende a favore del Fiscal Compact (vedi nota allegata), Non va bene se il risultato pende a sfavore.
Alle 22.00 di domenica, i numeri arrotondati erano:
a- Hollande, il candidato socialista, ha avuto meno del 30% dei voti
b- Sarkozy, il presidente repubblicano e centrista, ha avuto più del 25% dei voti
c- Le Pen, la candidata nazionalista, ha avuto meno del 20% dei voti
d- Melenchon, il candidato di estrema sinistra ha avuto il 15% dei voti
e- Bayrou, il candidato centrista, ha avito meno del 10% dei voti
f- a tutti gli altri hanno avuto pochi punti
Il Fiscal Compact, l'idea che si debbano avere i bilanci pubblici in pareggio indipendentemente dal ciclo economico – ha a favore Sarkozy e Bayrou, quindi il 35% dei voti. Il Fiscal Compact ha come contrari Hollande, Le Pen e Melenchon, quindi il 65% dei voti.
Per vincere al secondo turno Sarkozy ha bisogno dei voti di Bayrou e della Le Pen, che vuole addirittura uscire dall'euro. Come fare ad averli, soprattutto se non sono pochi? Sommando, infatti, i voti centristi – Sarkozy e Bayrou si arriva al 35%. I voti centristi non sono nemmeno il doppio di quelli della Le Pen – pari al 20%. La destra francese pende pericolosamente verso l'estrema destra, che da sempre non ama la finanza.
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