La disoccupazione è aumentata. La variazione della disoccupazione è il saldo fra la variazione delle assunzioni e la variazione dei licenziamenti. Come si vede dal grafico statunitense (1), la variazione delle assunzioni è in caduta dalla seconda metà del 2007, mentre il picco dei licenziamenti si è avuto alla fine del 2008. Dunque l’economia era diventata debole prima dello scoppio della crisi.


Le imprese che si contraggono durante una crisi riducono le maestranze, ma non scompaiono né loro né i dipendenti strettamente necessari. Quindi i licenziamenti crescono, ma a un certo punto terminano. La disoccupazione, con la popolazione in età lavorativa in crescita, finisce così per dipendere dalle assunzioni delle nuove imprese. Le nuove imprese sono quelle piccole, schiacciate fra lo scetticismo sulle prospettive e la mancanza di credito – sia bancario sia di capitale «di ventura» (2).

Ed è qui che si annida la vera crisi.


(1) Il grafico (c’è un errore: la scala del tasso di disoccupazione – la linea rossa – è a sinistra) mostra come nella crisi in corso le imprese esistenti abbiano licenziato – la linea azzurra – più che nella crisi precedente, quella del 2001, ma, alla fine, non così tanto. Il punto della crisi in corso sono le minori assunzioni – la linea blu scura.

http://economistsview.typepad.com/.a/6a00d83451b33869e20133ec5f7794970b-popup

(2) http://blog.atimes.net/?p=1394

   
Aggiornamento sulle piccole imprese - 13 aprile 2010. Le aspettative stanno peggiorando:

http://blog.atimes.net/?p=1426