Dopo la vertiginosa ascesa del prezzo del petrolio, venerdì siamo arrivati a 147 dollari per barile, è aperta la discussione sul che fare. Le scuole di pensiero sono state finora due, quella che pensa che ormai ci troviamo di fronte ad un problema di scarsità, ossia il petrolio estratto è insufficiente in rapporto alla domanda dei paesi di nuova industrializzazione, e quella, invece, che pensa che sia in corso una “bolla”, ossia che gli operatori non industriali, comprando i “future” sul petrolio a prezzi sempre maggiori, trascinino i prezzi del petrolio “fisico”


Per la prima scuola sono razionali i prezzi molto alti, perché ritiene che essi siano il segnale della scarsità di petrolio. Grazie a prezzi alti si consuma intanto molto meno petrolio, mentre si costruiscono le fonti alternative. La seconda scuola ritiene che non sia razionale un prezzo così elevato, perché esso è il frutto di una distorsione. Rendendo più difficile la “speculazione”, il prezzo del petrolio dovrebbe scendere. Gli economisti seguono la prima scuola, quasi tutti gli operatori finanziari ed i politici la seconda. 


Da qualche tempo il dibattito si è affinato, ed è emersa una terza scuola, molto vicina alla prima, che possiamo chiamare “della scelta intertemporale dello sceicco”. Ecco in breve il suo punto di vista. Uno sceicco, chiamiamolo Mahmoud, può scegliere se estrarre il suo petrolio, oppure se lasciarlo nel pozzo. Lo estrae se pensa che il prezzo di domani sarà inferiore al prezzo di oggi. Se, invece, pensa che il prezzo di domani sarà superiore, lo lascia nel pozzo. Con due precisazioni. 1. Mahmoud estrae dal pozzo o lascia nel pozzo una quota marginale della produzione. Il grosso del petrolio lo estrae comunque. È sull’offerta della quota marginale che il prezzo sale o scende. 2. Il prezzo futuro è calcolato a partire dal prezzo presente, aggiungendo il tasso di interesse. Se petrolio si vende oggi a 100 e fra un anno a 110 dollari, e se il rendimento delle obbligazioni è del 10%, i prezzi presenti e futuri sono equivalenti.


L’offerta corrente di petrolio diminuisce, nonostante il suo prezzo molto alto, proprio perché Mahmoud prevede che domani il suo prezzo sarà ancora più alto. Al contrario, l’offerta di petrolio oggi aumenta, non perché il suo prezzo è alto, ma perché Mahmoud pensa che il suo prezzo domani sarà più basso. Il meccanismo descritto funziona, perché il petrolio, poco o tanto che sia, prima o poi finisce. Se ragionassimo di scarpe, un bene che può essere prodotto a volontà in condizioni concorrenziali, non funzionerebbe. Se il prezzo delle scarpe è alto oggi si vendono scarpe, intanto che si aspetta di venderle ad un prezzo maggiore domani.

Due le conseguenze. 1. La Cina e compagnia emergente influenza il prezzo del petrolio, non perché ne consuma moltissimo oggi, ma perché Mahmoud pensa che ne consumerà ancora di più domani. Dunque è l’aspettativa sulla crescita cinese che conta per davvero. 2. Lo speculatore compra il diritto a ritirare il barile di petrolio fra un anno. Se fra un anno non vende il contratto, ma ritira il barile, o lo vende subito ad uno che lo usa o lo mette in magazzino. Se lo mette in magazzino è perché pensa che lo venderà ad un prezzo maggiore, ossia pensa che qualcuno continuerà a comprare petrolio “fisico” a prezzi crescenti. E torniamo alla previsione sulla Cina e compagnia emergente. Lo speculatore “al rialzo” ha ragione solo se Mahmoud la pensa come lui, e lascia il petrolio nel pozzo. Se Mahmoud la pensa diversamente, ed estrae petrolio, il prezzo crolla. A quel punto avrebbe ragione lo speculatore “al ribasso”.
 

Il protagonista del prezzo del petrolio è l’aspettativa di Mahmoud sulla domanda futura dei paesi emergenti. Lo speculatore alla fine assomiglia a quegli uccellini che vivono nella bocca del coccodrillo, credendo di essere una parte della terribile bestia. Il “modello della scelta intertemporale dello sceicco” spiega bene due fenomeni: l’influenza dei rendimenti bassi e il ruolo del dollaro. Se Mahmoud vende il barile a 100 dollari e con il ricavato compra un’obbligazione che rende il 10%, fra un anno avrà 110 dollari. Se l’obbligazione gli rende il 2,5%, fra un anno avrà 102,5 dollari. Nel primo caso deve pensare che il petrolio dovrà salire oltre il 10% per tenere il petrolio nel pozzo, nel secondo gli basta pensare che potrà salire sopra il 2,5% per tenerlo nel pozzo. Se Mahmoud pensa che il dollaro fra un anno varrà meno in rapporto alla moneta europea, e se compra automobili e mobili europei, gli conviene tenere il suo petrolio nel pozzo. Il petrolio uscirà dai pozzi, e quindi il prezzo scenderà, quando la Cina domanderà meno petrolio, o perché cresce meno o perché lo usa meglio e quando i paesi ormai industrializzati da molto tempo ne consumeranno meno. Ossia, quando Mahmoud arriverà alla conclusione che il prezzo di domani sarà inferiore al prezzo di oggi.
 

Pubblicato su L'Opinione il 18 luglio 2008