Gli esperti sono sostanzialmente d’accordo: la fusione tra Eads, colosso europeo del settore aerospaziale, e Bae, colosso britannico del settore armamenti, è virtuosa dal punto di vista economico. Si creerebbero delle sinergie in un settore ad alti costi come quello della difesa, costituendo un passo avanti in uno degli ambiti più sensibili del costrutto politico europeo: difendersi da soli, senza dover chiedere sempre l’aiuto a qualcun altro (gli americani).

L’accordo varrebbe 35 miliardi di euro e secondo i ben informati (1) le due compagnie stanno già iniziando a parlare con investitori non istituzionali (non i governi). Il ceo di Eads, Tom Enders, un ex militare tedesco con la passione per il lancio con il paracadute (2), dice che in questa fusione c’è il futuro dell’Europa e dei rapporti con l’alleato atlantico (Enders è uno dei leader tedeschi più atlantisti di sempre). Ma poi c’è la politica, e ci sono gli interessi nazionali. John Grapper sul Financial Times ha ben sintetizzato la questione per quel che riguarda le remore britanniche (3): Londra teme di infilarsi nel caos continentale, che regna anche in Eads, consorzio a guida franco- tedesca. Ma Grapper sostiene che Bae non ha molte alternative, anche perché non sono gli investitori, ma i governi che decideranno il destino della fusione, “il cliente, sottoforma di forze aeree, eserciti e ministri della difesa, è il re”. E il re del settore è a dire il vero una regina, l’America, decide tutto.

Il premier britannico, David Cameron, sarebbe a favore della fusione – dicono i ben informati, che pure spesso sbagliano: interpretare Downing Street sta diventando materia estremamente difficile – ma a un patto, invalicabile: il Pentagono, primo cliente di Bae, deve essere d’accordo. E qui ci sono parecchi problemi (4), perché non ci sono alternative: o gli affari con gli americani vengono salvaguardati o Bae è fuori. Secondo gli analisti, il Pentagono ha una certa avversione nei confronti delle grandi fusioni (5) per paura di perdere il controllo su un tema così sensibile come quello della sicurezza.

Per i francesi e i tedeschi – sul lato Eads – i problemi sono più concreti: non è che così perdiamo potere, si chiedono a Parigi e a Berlino? Il presidente francese, François Hollande, non è affatto d’accordo sulla fusione: i suoi ministri hanno ripetuto per giorni che ci sono molti elementi da valutare. Secondo il giornale economico tedesco Handesblatt (6), Parigi non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo status e alla sua partecipazione in Eads. Berlino invece teme da un lato di perdere peso politico, ma deve affrontare anche un problema di leadership: può permettersi, questa Germania così merkelizzata, un altro scontro ai vertici tra la cancelliera e il coriaceo ceo di Eads?

  1. http://www.businessweek.com

  2. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/02abd4a2-0268-11e2-9e53-00144feabdc0.html#axzz27NOU8Mar

  3. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/02abd4a2-0268-11e2-9e53-00144feabdc0.html#axzz27NOU8Mar

  4. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/02abd4a2-0268-11e2-9e53-00144feabdc0.html#axzz27NOU8Mar

  5. http://online.wsj.com/article/
    SB10000872396390444433504577649630173942476.html

  6. http://www.google.com/hostednews/afp/article/
    ALeqM5jYuAgyVyPuwC9RwC4kUwdh2SbowQ?docId=CNG.826730a1e44b0a03ffb0be8d388ef377.581