Se ci sono dei buoni motivi perché un mercato possa salire (come avviene agli inizi di una “bolla”, e i buoni motivi sono ricorrentemente un'insieme di innovazioni, mentre l'economia cresce stabilmente), esso salirà moltissimo (come nel caso della “bolla” della tecnologia), oppure non fletterà mai in misura significativa (come nel caso della “bolla” dei mutui sub prime). Alla fine però cadrà.
Immaginate un mercato finanziario dove si guadagna con i prezzi in salita (come nel caso della “bolla” della tecnologia – le azioni possono salire moltissimo perché non c'è un limite al loro prezzo), oppure con dei prezzi molto stabili (come nel caso della “bolla” dei mutui sub prime – le obbligazioni non possono salire più di tanto, perché alla scadenza sono rimborsate alla pari), dove non ci sono le vendite allo scoperto (ossia le vendite di titoli comprati a prestito: 1) i titoli presi a prestito sono venduti per poi comprarli a un prezzo più basso 2) se il prezzo di riacquisto è inferiore al prezzo di vendita, si è guadagnato con un mercato in caduta). Se ci sono dei buoni motivi perché un mercato possa salire (come avviene agli inizi di una “bolla”, e i buoni motivi sono ricorrentemente un'insieme di innovazioni, mentre l'economia cresce stabilmente), esso salirà moltissimo (come nel caso della “bolla” della tecnologia), oppure non fletterà mai in misura significativa (come nel caso della “bolla” dei mutui sub prime). Alla fine però cadrà.
Per quale meccanismo un siffatto mercato salirà più del giustificato per poi schiantarsi?
In un mercato come quello descritto, da un certo punto in poi, gli “scettici” venderanno le loro azioni agli “ottimisti”. Successivamente gli investitori “dormienti”, vedendo i prezzi salire molto (come è stato il caso delle bolla della tecnologia) oppure vedendoli anormalmente stabili (come è stato il caso delle obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari), entreranno nel mercato comprando i titoli. Si hanno così sia gli “ottimisti” della “prima ora” sia gli “ottimisti” della “seconda ondata”. Naturalmente gli “ottimisti” della “prima ora” possono diventare “pessimisti”. Gli “scettici”, una volta che abbiano venduto tutti i loro titoli, non possono fare nulla, se non aspettare di vedere come va a finire. Se, invece, ci fossero le vendite allo scoperto, ecco che gli “scettici” sarebbero sempre presenti nel mercato, frenando la crescita dei prezzi, e quindi la “bolla”. Si noti che gli “ottimisti” prevalgono facilmente se fra di loro ci sono delle grandi istituzioni capaci di concentrare una grande “potenza di fuoco” (come nel caso della “bolla” delle obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari).
Un mercato finanziario in cui vi sono solo gli “ottimisti” - che poi è quello che piace più di tutti - ma è superficiale trovarlo attraente per questo - è un mercato incapace di formare dei prezzi efficienti (ossia quelli giustificati dall'andamento atteso dei redditi, tenendo presente il rendimento alternativo), perché non è in grado di vedere le molte sfaccettature delle cose. E' come un sistema politico in cui hanno voce solo quelli che sono a favore del governo, laddove l'opposizione dei “pessimisti” è bandita.
Il mercato finanziario delle famigerate obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari di qualità inferiore, o “sub prime”, aveva le caratteristiche descritte. Infatti è salito come se niente fosse – con gli “ottimisti” che pensavano che il mercato immobiliare nel complesso non potesse mai cadere - fino a quando – nel 2006 - è diventato possibile vendere allo scoperto le obbligazioni della qualità peggiore. Dopo qualche tempo, la bolla si è sgonfiata e si è avuta la crisi. Si noti che non era la “nonna ingenua” all'origine della domanda, ma le grandi società finanziarie che assicuravano i mutui a dei prezzi irrisori (alimentando una fiducia che era ingiustificata) e che compravano le obbligazioni (stabilizzando i prezzi). Fra gli acquirenti si avevano anche molte banche europee, soprattutto quelle dei paesi che della “prudenza” hanno fatto una “para-religione”.
Conclusione, un mercato stabile e poco volatile (ossia, i prezzi hanno delle escursioni contenute) può essere molto rischioso - come è stato quello dei mutui sub prime - se mancano le vendite allo scoperto e vi sono degli operatori molto “pesanti”. E' il contrario del senso comune, che afferma che le vendite allo scoperto fanno cadere i mercati (= gli avidi speculatori). Un mercato ben regolamentato, oltre a non avere una concentrazione della “potenza di fuoco”, ha sempre le vendite scoperte, per cui la bolla è frenata (anche se non bloccata) fin nella culla.
(1) Harrison Hong e David Sraer – Quite Bubbles – Princeton University.
© Riproduzione riservata