Arrotondando i numeri, l’obbligazione tedesca a dieci anni rende il 3,5%, quella greca il 5,5%. Una differenza del 2% su dieci anni. Non facendo il calcolo dell’interesse composto, ma semplicemente sommando il 2% su dieci anni, si ha un maggior rendimento del 20%.


Uno potrebbe comprare l’obbligazione tedesca e devolvere le cedole che incassa all'acquisto delle obbligazioni greche. Alla fine ha accresciuto il proprio rendimento. O potrebbe decidere di non farlo perché pensa che la Grecia possa dichiararsi morosa, ossia che un bel giorno possa ripudiare il proprio debito in euro e dichiarare che lo pagherà in nuove dracme.
 
Nel secondo caso, la Grecia finirebbe per pagare interessi altissimi sul proprio debito, emesso in una moneta dubbia. Segue che non le conviene cambiare moneta, dovendo, alla fine, governare il proprio debito pubblico. Sembra ovvio, ma qualche tempo fa c’era chi vedeva rompersi la compagine dell’euro (1).
 
Ora non se ne parla più. Quindi la notizia che commentiamo è una «non notizia». Resta aperta la questione se la differenza di rendimento sia giustificata. Ossia, aleggia il quesito sulla probabilità che la Grecia si dichiari morosa. Vero il ragionamento di prima – a un paese molto piccolo, poco industrializzato, e pure assai indebitato, conviene emettere obbligazioni nella moneta dell’area economica maggiore –, il premio per il rischio sembra eccessivo.


(1) http://www.centroeinaudi.it/ricerche/l’-euro-sarà-la-moneta-dei-soli-paesi-forti.html