“Di più e presto”. Con questo slogan il premier britannico David Cameron ha reagito al declassamento del credit rating inglese inflitto dall’agenzia Moody’s: è passato da AAA a Aa1, ed è dal 1978 che c’era quella tripla A. Il deficit fiscale deve essere contenuto, altrimenti non ci sarà mai crescita, ha ribadito il premier, ma il voto negativo sul rating brucia sulla strategia economica di Downing Street.

Il cancelliere dello scacchiere ombra, l’insopportabile Ed Balls, ha definito il suo “rivale” George Osborne un “downgraded chancellor”, e ci sta. Ma anche Gerard Lyons, il capo economista del sindaco conservatore di Londra Boris Johnson, ha detto che è necessario un cambio di strategia, perché così il Regno Unito non riuscirà mai a venir fuori dalla crisi. Il fuoco amico all’interno dei Tory non è certo una novità per Cameron e Osborne, e ancor meno la è la rivalità con il sindaco londinese, ma di certo ci sono malattie economiche che la cura del governo non riesce a guarire.

Per il ministro del Business, il liberaldemocratico Vince Cable, il declassamento è solo simbolico, ci sono segnali negativi, ma pure qui è difficile credere a Cable, non tanto perché sia anche lui parte del governo, ma perché i Lib-Dem stanno attraversando un’agonia politica (non soltanto scandali di sesso, fosse solo quello) che li rende tutti sempre visibilmente disperati.

Le pressioni su Osborne sono alte. Il 20 marzo il cancelliere dello Scacchiere deve presentare il budget e tutti, dagli investitori alla City (schiaffeggiata ulteriormente dalla decisione dell’Ue di mettere un tetto ai bonus dei banchieri), chiedono misure per la crescita chiare e comprensibili, e nel caso efficaci. I target del deficit che erano stati stabiliti l’anno scorso non saranno raggiunti, e il paese non cresce ormai dal 2010, quando è arrivato questo governo.

Osborne e Cameron hanno ammesso che la ripartenza sta prendendo più tempo del previsto, dicono che buona parte della responsabilità sta in Europa e nella debolezza dell’Eurozona (dove l’Inghilterra esporta) e se la prendono anche con le banche che non danno a prestito. Sostengono anche che il deficit sia stato ridotto di un quarto e che molti lavori siano stati creati nel settore privato, ma non sembra sufficiente. Anche perché il declassamento avrà, secondo gli esperti, un impatto duro sulla sterlina, che già è una delle valute che peggio ha performato nell’anno passato.

Circola già una nuova espressione che non ha bisogno di spiegazioni e che è già abbastanza per creare panico: se si va avanti così, la “triple-dip recession” non ce la leva nessuno.