Alla luce delle fragilità della Borsa americana e non solo è obbligatoriamente riemerso il tema della valutazione del livello di nervosismo degli investitori. L’unità di misura di questo parametro, per certi versi simile ad un check-up dello stato di salute del sistema nervoso dell’indistinto panorama degli investitori, è la volatilità.

Il termine “investitori” in finanza equivale al termine “gente” nel semplice parlare quotidiano. Sono categorie entrambe generiche, indefinite, totalmente astratte e per questo richiedono una certa prudenza nella loro manipolazione. Pur in questa incertezza possiamo introdurre due sottocategorie basate la prima sugli acquisti/vendite veri e propri e la seconda sulle intenzioni di acquisto/vendita.

I dati di check-up del sistema nervoso della prima sottocategoria di investitori, gli acquirenti/venditori effettivi dell’indice S&P500, partono dai primi anni ’60 (grafico 1). Se il valore massimo raggiunto nella fase acuta della crisi del 2008, quasi 50, è stato un fatto certamente eccezionale, non meno lo sono i valori minimi. La linea rossa traccia il valore minimo di 5, valore che solitamente corrisponde alla volatilità degli indici obbligazionari, notoriamente inferiore a quella degli indici azionari.

Un valore così basso di volatilità realizzata per il maggiore indice azionario americano si è verificato raramente e tra queste eccezioni c’è la fine del 2017. Solo a metà degli anni ’60 si registrarono valori ancora più bassi. Se dovessimo fare una media dell’intero periodo potremmo ipotizzare un valore tra 10 e 20. Quindi si può pensare che non sono i valori attuali ad essere anomali ma lo sono stati quelli del 2017.

La serie storica della volatilità delle investitori intenzionali, cosiddetta volatilità implicita rappresentata dal VIX Index, è meno ampia e parte dai primi anni ’90. Essendo investitori solo potenziali il loro check-up mostra valori più elevati, quasi a segnalare una incertezza di partenza già elevata rispetto agli investitori effettivi più decisi e meno interessati alle oscillazioni di breve periodo. In questo caso la linea rossa del minimo segna un valore maggiore rispetto ai valori minimi della volatilità realizzata, circa 9, mentre per l’intero periodo il valore medio è 19. Anche in questo caso sembra che l’anomalia sia più da ricercare nel 2017 che nei recenti rialzi, soprattutto se si tiene conto che il valore di picco del 2008 è stato 80. 

 

volatilità 2019 prima parte
volatilità 2019 prima parte

volatilità 2019 seconda parte
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