E' importante non solo sensibilizzare i giovani al dibattito politico, ma anche incoraggiarli al prendervi parte
Ci si domanda spesso se le nuove generazioni si preoccupino di seguire l’andamento del dibattito pubblico politico o se preferiscano invece rimandare questa attività, con il rischio di perdere di vista questioni che in un futuro molto prossimo le riguarderanno da vicino.
Come si può notare dalle colonne in blu della Figura 1, il numero di persone tra i 14 e i 44 anni che si informano quotidianamente ha assunto valori altalenanti nel tempo e ha registrato un calo progressivo negli ultimi anni a partire dal 2013.
Secondo i dati ISTAT, nel 2016, il 35% dei laureati nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni afferma di informarsi con frequenza giornaliera, percentuale che si dimezza, scendendo al 17% tra i giovani con meno di 25 anni in possesso di un titolo di laurea.
Le ragioni alla radice della assenza di un’assidua informazione possono essere molteplici, dalla mancanza di tempo e interesse a un sentimento di sfiducia nei confronti della politica.
Indipendentemente dal titolo di studio acquisito, gli italiani al di sotto dei 44 anni motivano il proprio atteggiamento in primo luogo con la mancanza di interesse per l’argomento e in secondo luogo con la sfiducia nella classe politica che a loro parere sembra dimenticarli troppo spesso; poi, a seguire, con la mancanza di tempo; la quarta ragione addotta è che “l’argomento è troppo complicato” (Figura 2). Se si divide la classe 14-44 anni in due sottocategorie, rispettivamente 14-24 e 25-44, si può notare come vi sia una sottile differenza, rimasta costante nel corso degli anni. Sebbene la motivazione principale della mancanza di informazione continui ad essere il disinteresse, si può notare come tale dato registri percentuali costantemente più elevate nella fascia 14-24 rispetto che nella fascia 25-44 e come, viceversa, nella seconda classe di età si manifesti con più frequenza un sentimento di sfiducia rispetto alla prima.
I giovani appaiono dunque disinteressati, distaccati e lontani e questo loro atteggiamento rende il comportamento elettorale delle nuove generazioni molto fluido e difficile da prevedere.
I mezzi di informazione a disposizione di coloro che invece si documentano sono molto più numerosi e le combinazioni tra questi possono essere molteplici (Figura 3). Le fonti a cui si rivolgono gli italiani tra i 24 e i 44 anni per rimanere aggiornati sulla politica sono le stesse che adducono per altri argomenti. Come prevedibile, specialmente considerata la praticità della fruizione, la televisione detiene ancora il primo posto. Infatti, a quanto riportato dai dati presentati in uno studio condotto dall’istituto di ricerca SWG e dal sito Skuola.net,su un campione di 1755 studenti tra i 15 e i 25 anni, il 64% dei rispondenti afferma di informarsi prevalentemente tramite la televisione, il 42% di navigare abitualmente sui siti dei quotidiani online, il 39% di reperire notizie sui social network con una preferenza per Facebook e Twitter, il 23% di affidarsi a siti generalisti e solo il 21% di leggere quotidiani cartacei.
Oltre la metà dei ragazzi che scelgono di informarsi attraverso i social network sceglie le pagine ufficiali di giornali e testate che parlano di politica, creandosi così autonomamente il proprio palinsesto multimediale; il 35% del campione tende invece a prediligere un’informazione “indiretta” e si affida a commenti e condivisioni sul feed. Le pagine dei politici sono consultate dal 36 per cento del campione e quelle dei partiti dal 25 per cento.
In tempi di fake news da cui diffidare, secondo i dati raccolti attraverso un sondaggio condotto dagli analisti del Pew Research Center di Washington, in Italia se da un lato il 46% della popolazione considera attendibile l’informazione che riguarda le azioni del governo, dall’altro meno della metà della popolazione si definisce soddisfatta dell’attendibilità dei mass media sui temi riguardanti la politica in senso lato. Se si fa un confronto con gli altri paesi occidentali, sul podio per le percentuali di approvazione per l’attendibilità del lavoro dei mass media troviamo i Paesi Bassi, “promossi” dal 74% della popolazione, il Canada dal 73% e la Germania dal 72%. Sebbene con percentuali inferiori, spiccano anche la Svezia con il 66%, il Regno Unito con il 52% e la Francia con il 47%, seguiti a distanza da Spagna e Grecia, dietro le quali si colloca l’Italia.
Tra gli under 30 che scelgono di interessarsi alla politica italiana, il 73% si dedica con maggiore attenzione alla politica nazionale mentre meno della metà di loro è attratto dalla politica locale, con un valore percentuale che si attesta attorno al 40%.
In Italia, tra coloro che asseriscono di informarsi e documentarsi, solo il 43 per cento interviene attivamente nel dibattito e parla di politica. Di questi, il 67 per cento approfondisce il tema tra le mura domestiche e il 46 per cento ne discute con gli amici più stretti. Il posto di lavoro e la scuola non sembrano invece i luoghi più adatti per affrontare questo argomento dal momento che solo il 25% degli interpellati si apre con i propri superiori o con i docenti e appena il 29% ne parla con colleghi o compagni di classe.
Per quanto riguarda invece la percentuale di persone tra i 14 e i 44 anni impegnata attivamente nello svolgimento di attività inerenti all’ambito politico, in base a quanto riportato dai dati ISTAT, nel 2016 solo l’1% della popolazione tra i 18 e i 44 anni ha svolto gratuitamente attività per un partito politico; in media il 15% ha seguito il dibattito pubblico e approssimativamente il 4% ha partecipato ad un comizio. Di questi ultimi tre dati, se da un lato il numero di giovani impegnati nello svolgimento non retribuito di attività per partiti politici è sempre stato molto basso, dall’altro i valori percentuali di under 44 che dal 2005 al 2016 hanno partecipato ad un comizio o seguito il dibattito registrano un progressivo calo nel corso degli anni (Figura 4). Gli andamenti di queste due voci hanno tuttavia registrato un incremento nel 2007, nel 2009, nel 2011 nel 2013. Questo andamento può essere spiegato dal fatto che proprio in questi anni si sono tenute elezioni amministrative o europee. In queste specifiche occasioni, come si può vedere in Figura 1, si è anche verificato un aumento nel numero di persone che si interessava della politica. Il significativo incremento di giovani attivi nel seguire il dibattito politico nel 2013 può essere invece spiegato con il cadere delle elezioni politiche in quel medesimo anno. Come dimostrato da questi dati, in presenza di elezioni imminenti, l’interesse per la politica sembra dunque ritrovare un po’ di vigore.
L’attuale trend negativo dell’interesse dei giovani (e non solo) per la vita politica, secondo Michael Bruter, professore presso la London School of Economics, sta preannunciando un cambiamento permanente. Eppure, rispetto alle generazioni precedenti, sono proprio i giovani a rappresentare la parte della popolazione più istruita e più interessata ai “grandi temi” (come educazione, equità, sviluppo e ambiente). É anche per queste ragioni che è dunque importante e fondamentale non solo sensibilizzarli al dibattito politico ma anche incoraggiarli al prendervi parte per contribuirvi attivamente perchè, come ha affermato Barack Obama, in occasione del cinquantesimo anniversario delle tre marce di protesta da Selma a Montgomery “…there are first steps to be taken, and new ground to cover, and bridges to be crossed. And it is you, the young and fearless at heart, the most diverse and educated generation in our history, who the nation is waiting to follow”.
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