Che cosa si può dire?
Una vergognosa irresponsabilità: a questo abbiamo assistito nelle ultime ore nei Palazzi della politica. Che cosa si può dire di fronte alle dimissioni presentate da Mario Draghi? Sono andati in scena la vendetta dei populisti eversivi, la ricostituzione dell'asse giallo-verde con il leader dei 5Stelle che ha personalizzato in modo scellerato lo scontro con l’ex presidente della Bce e l'uomo del Papeete che bofonchia circa "il bene del Paese".
Il Governo prosegue adesso per gli affari correnti, ma siamo drammaticamente indeboliti, soprattutto sul fornte economico. Tra poco, da Francoforte, la Bce annuncerà l’aumento dei tassi. I mercati sono in attesa, vedremo lo spread dove ci porterà, magari in zona Peloponneso.
Che cosa si può pensare?
Conte, Salvini e un Berlusconi stracotto e bollito: sono l’emblema della mediocrità irresponsabile e della volgarità di borgata, espressa pirotecnicamente dalla senatrice pentastellata Paola Taverna («Li sfonnamo de brutto» e amenità simili). Poi, il ringhio della Meloni: esprime la logica del bar e del taxista medio che guardano all’ungherese Orban come a uno statista di peso (e non è body shaming). E non stiamo bene altrove: con il Pd di Letta che si sveglia dal letargo e intuisce chi sono realmente i Grillini, con la polverizzazione del Centro e comunque dei partiti, su cui preme il 42% di chi si astiene dal diritto-dovere del voto.
Che cosa si può fare?
Poco, purtroppo, per limitare i guai. Molto, forse, guardando al futuro. Ci sarà poco tempo da qui alle elezioni. Certo, potremmo imprecare e allargare le braccia, abbandonandoci sotto l'ombrellone a considerazioni buie sulla nostra classe dirigente.
Invece, per iniziare, potremmo impegnarci ad alzo zero - tutti - contro l’astensionismo.
Una sorta di mobilitazione istituzionale di orgoglio democratico, dalle famiglie alle fabbriche, dagli uffici alle università ai centri culturali. Il diritto-dovere del voto è troppo importante per lasciarlo andare alla deriva, nonostante la tentazione sia forte. Perché è da qui che si può ripartire. Poi, certo, servono le persone adatte, competneti, preparate, appassionate, non gli scappati da casa in cerca di vitalizio.
Iniziamo subito da qui. Selezionando bene la scelta dei candidati (e dei partiti) da votare, chiedendo e domandando ragioni e programmi, senza tregua. Dopo, si potrà lavorare sulla formazione della classe politica, su percorsi esigenti e sfidanti. Con un Parlamento più compatto e un Governo nel quale - magari - si potranno recuperare le competenze di Mario Draghi.
Facciamolo, mobilitamoci contro l'astensionismo. Oggi è qualcosa di ancora più urgente e vitale del "turatevi il naso" di Montanelliana memoria.
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