L’importanza del moto e dell’attività sportiva è apparsa a tutti in modo ancora più chiaro durante il periodo di emergenza sanitaria
La Giornata Nazionale dello Sport e l’Olimpic Day sono due iniziative che, a livello nazionale e mondiale, con l’inizio della stagione estiva, tradizionalmente promuovono la pratica sportiva e valorizzano la funzione educativa e sociale dello sport, come fattore di crescita e arricchimento dell’individuo, di prevenzione della salute, di miglioramento della qualità di vita e di responsabilizzazione e rafforzamento della società civile. Quest’anno, per il protrarsi delle limitazioni alla mobilità e alla socialità a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19, l’importanza del moto e dell’attività dinamica è apparsa a tutti in modo ancora più chiaro, offrendo lo spunto per una scheda dedicata ad analizzare i dati del settore dello sport.
CHI PRATICA SPORT? Secondo il Rapporto Istat sulla pratica sportiva (2017), in Italia oltre 20 milioni di persone praticano uno o più sport con continuità (24,4 per cento) o almeno saltuariamente (9,8 per cento) con andamenti crescenti nel tempo ma che risentono dell’età, del genere e del livello d’istruzione. Se negli ultimi 15 anni le percentuali di pratica sportiva continuativa sono generalmente aumentate (da 15,9 per cento fino a 24,5 per cento), infatti, tra gli uomini sono sportivi con continuità il 29,5 per cento (e l’11,7 per cento saltuariamente) mentre tra le donne lo è solo il 19,6 per cento (e l’8,1 per cento saltuariamente). Se, poi, il tempo dedicato allo sport è massimo tra gli 11 e i 14 anni (fino al 70,3 per cento, di cui il 61 per cento in modo continuativo e il 9,3 per cento saltuario), con l’età si diventa più “sedentari” (lo è metà della popolazione over65) e la pratica sportiva prosegue per lo più tra chi ha alti livelli d’istruzione (il 51,4 per cento dei laureati, il 36,8 per cento dei diplomati, il 21,2 per cento di chi possiede un diploma di scuola media inferiore e solo il 7,3 per cento di chi ha conseguito la licenza elementare).
QUALI SONO GLI SPORT PREFERITI DAGLI ITALIANI? Benché considerato lo sport nazionale, il calcio inaspettatamente viene praticato solo dal 23 per cento degli sportivi e, su un ideale podio, si posiziona al secondo posto, dopo l’attività ginnica e aerobica (cui si dedica il 25,2 per cento degli sportivi) e prima degli sport acquatici (cui si dedica il 21,1 per cento degli sportivi). Ad ogni età sembra ascrivibile un’attività preferita: il nuoto tra i bambini fino a 10 anni (nel 43,1 per cento dei casi), il calcio tra gli under35 (nel 33,6 per cento dei casi) e il fitness tra gli adulti e gli anziani (27,4 per cento dei casi). Anche il genere condiziona la scelta della disciplina sportiva praticata (Figura 1 e Figura 2).
A contrastare la concentrazione e a promuovere la varietà delle discipline pratiche provvedono eventi dedicati, come la Giornata dello Sport e l’Olympic Day (con iniziative presenti in tutto il territorio italiano), ma anche la promozione nelle scuole attivata con i protocolli d’intesa tra Federazioni e MIUR, che hanno il pregio di far conoscere anche gli sport meno visibili a livello mediatico o emergenti. Molto trainanti dell’interesse ad allenarsi e provare nuovi sport sono solitamente anche le Olimpiadi e soprattutto le nuove discipline incluse nelle diverse edizioni, che per Tokyo 2020 sarebbero state l’arrampicata sportiva, il surfing e lo skateboarding, oltre al ritorno del baseball e del softball. Complessivamente, l’analisi sulle affiliazioni delle Federazioni Sportive Nazionali – Coni mostra, al momento, 4 milioni e 703 mila atleti tesserati e 70 mila nuclei associativi (Figura 3 e Figura 4 ).
CHE DIMENSIONE ECONOMICA RAGGIUNGE IL SETTORE? Il valore della produzione direttamente o indirettamente attivato dallo sport è calcolato, secondo il Focus del servizio studi BNL sull’industria dello sport, in 50 miliardi di euro e in quasi tutti i Paesi europei è finanziato principalmente dagli individui e dalle famiglie (seguono le aziende private, il 90 per cento delle cui sponsorizzazioni è destinato all’ambito sportivo, e i finanziamenti pubblici nel 54 per cento sostenuti dai Comuni). In Italia, la voce principale di spesa da parte di individui e famiglie è legata all’abbigliamento e alle calzature (6,7 miliardi di euro), seguita dalle spese per lo sport attivo (3,3 miliardi) e dal turismo sportivo (2,9 miliardi) e le conclusioni del Forum del Comitato Leonardo individuano nell’industria dello sport un importante volano di crescita del Made in Italy, con esportazioni per oltre 2 miliardi, che in sette anni hanno registrato una crescita cumulata del 28 per cento in valore e che è chiamato ora alla conquista di nuovi mercati e nuove fasce di consumatori (tra cui quelli asiatici).
QUAL È IL PESO DELLO SPORT NELL’ENTERTAINMENT? Lo sport è presente anche nell’industria dell’entertainment (nell’ultimo anno ha fatturato a livello globale 616 miliardi di dollari) dove, con i proventi derivanti da diritti tv, sponsorship, ticketing e merchandising, rappresenta il 21 per cento (gli e-sport il 15 per cento) con un trend in crescita secondo le stime del prossimo triennio fino a +19,63 per cento secondo le conclusioni dello Sport&Business Summit, 2019, posto che i tifosi dedicano mediamente fino all’11 per cento del proprio tempo libero alla squadra del cuore (la Figura 5 mostra la suddivisione in percentuale per settori e miliardi di dollari).
QUALI LE START-UP PIÙ PROMETTENTI? Internet of Things, Realtà virtuale e aumentata, mobile App, Big Data e Intelligenza Artificiale sensoristica hanno avviato una rivoluzione tecnologica anche nello sport, sia in forma agonistica che di entertainment. Dai dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale si contano 1012 start-up con attività connesse al Digital Sport (nella Figura 6 e nella Figura 7 la distribuzione delle attività e dei fondi ricevuti), perlopiù localizzate in Lombardia (30,61 per cento), Lazio (16,32 per cento) ed Emilia Romagna (14,28 per cento), con meno di 10 dipendenti (il 70 per cento) e con un avvio di capitale inferiore ai 10.000 dollari. Vi si trovano anche spin-off universitari (come Math&Sport) e le opportunità future riguardano la gestione dell’esperienza degli utenti, della vendita di biglietti e dei processi aziendali ancora gestiti in modalità tradizionali. Considerate le start-up monitorate da Iquii, risultano promettenti il segmento del miglioramento performance atletiche (con dispositivi wearable, analisi dei dati e possibilità di condivisione sui social dei risultati sportivi), il segmento della fan experience (con app per dar voce a cronisti dilettanti, molto utili per le squadre di categorie minori che non possono contare su coperture mediatiche) e il segmento mobile (con piattaforme software che permettano il collegamento tra appassionati di fitness).
IN CONCLUSIONE Perché praticare uno sport? Perché lo sport fa bene a tutto. L’attività dinamica o la fruizione come tifosi non solo sostiene l’economia nazionale, offrendo anche slancio all’innovazione e alla creazione di nuove imprese, come si è illustrato. Ma migliora anche la salute, favorisce l’inclusione e rende anche sostenibile il sistema sanitario nazionale, dato che secondo il Ministero della Salute un aumento dell’attività fisica determinerebbe un minor costo di -2.331.669.947 euro nelle prestazioni ambulatoriali, ospedaliere e farmacologiche. Svolgere un’attività sportiva (non necessariamente in modo agonistico o professionistico) educa il corpo e la mente ad una maggiore resilienza ed è uno strumento centrale anche nei progetti terapeutico-riabilitativi e nella reintegrazione sociale di persone con disabilità. Inoltre, come una sorta di lingua franca, lo sport offre anche opportunità di inserimento e sincronizzazione nelle società di adozione per gli immigrati. Anche tenendo a mente tutto ciò, dopo tante settimane di stop forzato, sembra proprio il momento di tornare (o iniziare) ad allenarsi!
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