Salvate lo sport italiano. Prima che sia troppo tardi. Prima che le conseguenze, già ora devastanti, della pandemia diventino irrimediabili.
Il grido d’allarme è diffuso e sempre più forte, ad ogni livello. Professionistico e dilettantistico. Il 2021 è stato un anno straordinario per i risultati ottenuti: Jacobs e i suoi fratelli d’oro all’Olimpiade di Tokyo, I’Italia campione d’Europa nel calcio e nel volley maschile e femminile, e poi Bebe Vio, Berrettini, Ganna e il curling. Tutto bellissimo e forse irripetibile. 

Tra successi e impatto della pandemia

Lo sport italiano è vincente, quindi. Ma lo sport italiano sta soffrendo tremendamente l’onda lunga del Covid. Siamo ormai alla terza stagione che viaggia a braccetto con la pandemia e la fine del tunnel ancora non si vede. Fortunatamente, non si è più nella fase più dura del lockdown, quando le attività si sono fermate e le varie organizzazioni sportive non hanno potuto erogare alcun servizio in presenza, ma la morsa è ancora stretta. Tra provvedimenti restrittivi, limitazioni alla capienza degli impianti, ricavi che crollano e costi di gestione a volte insostenibili.

Il discorso non riguarda appunto esclusivamente lo sport di vertice, professionistico, ma anche - e forse soprattutto - lo sport di base.

E quindi tutto l’universo di associazioni e società sportive dilettantistiche che costituiscono la linfa vitale del sistema e che in tantissimi casi hanno dovuto chiudere. Per i costi, certo, ma anche per il calo degli iscritti e per l’assenza di aiuti statali adeguati. I risvolti sociali non sono indifferenti, oltre che per le perdite di posti di lavoro, anche perché la diminuzione sensibile della domanda di sport si traduce nell’inattività di una fetta crescente di popolazione, in particolare bambini e ragazzi in età scolare.

La sofferenza delle società sportive

In base a un’indagine di Sport e Salute su un campione di 8.470 organizzazioni sportive nel periodo maggio 2020- febbraio 2021 -, il 61% delle associazioni e società sportive italiane ha registrato perdite di ricavi superiori al 50% nel 2020 rispetto al 2019. E la stima per il 2021 è rimasta inalterata ancora per il 44%. Il dato più allarmante però è che il 10% del totale delle organizzazioni sportive italiane rischia di scomparire. Quasi una realtà su dieci ha dichiarato infatti che non riaprirà più una volta conclusa la pandemia. 

La parola magica diventa quindi “ristori”. Lo sport chiede aiuto allo Stato: nei due anni di pandemia sono arrivati circa 2,5 miliardi di euro ma l’obiezione diffusa riguarda la frammentarietà di questi interventi e spesso la mancanza di correlazione diretta con le perdite subite nel biennio rispetto al 2019, anno pre-pandemia.

Fonte: elaborazione Mondo Economico

Il Sostegni-ter

L’ultima tranche è stata appena approvata dal Consiglio dei ministri con il Decreto “Sostegni ter”, licenziato il 21 gennaio 2022: 100 milioni per lo sport italiano. Nel dettaglio: 30 milioni per società dilettantistiche in difficoltà, 30 sotto forma di aiuti ai gestori delle piscine, 20 come rimborso per le spese sanitarie (i tamponi) e 20 come credito di imposta per le sponsorizzazioni per i primi tre mesi dell’anno (inapplicabile dalle società di serie A di calcio, ma utile soprattutto per basket e volley). 

Così il calcio, motore dello sport italiano, fa la voce grossa, numeri alla mano, ritenendo gli aiuti insoddisfacenti. Nei due anni di pandemia (2019-20, 2020-21), la serie A ha fatto registrare perdite per 1,037 miliardi di euro: -228 milioni di sponsorizzazioni, -302 milioni di ricavi da ticket e hospitality sono le voci principali in rosso. Voci che sono evaporate anche nel basket e nel volley. 

Richieste immediate? Allungare la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, che la Legge di Bilancio ha accordato allo sport italiano limitatamente al primo quadrimestre del 2022, e della loro rateizzazione. Una percentuale sulla raccolta delle scommesse sportive. Ma anche ristori per i mancati incassi da biglietteria.  

Fonte: elaborazione Mondo Economico

I cugini francesi

L’orizzonte cui si guarda è la Francia. Si può parlare, infatti, di “modello francese”: lo Stato ha stanziato finora ristori per 8 miliardi di euro a sostegno dello sport colpito dalla pandemia (1 miliardo solo per il calcio). Oltre tre volte gli aiuti messi in campo in Italia. Certo, c’è l’Olimpiade di Parigi 2024 dietro l’angolo che dovrà essere una vetrina per il Paese, ma la risposta alla crisi è arrivata con misure concertate a tutti i livelli, specifiche e incisive. Aiuti alle società che hanno fatto registrare una contrazione dei ricavi superiore al 50%; allungamento delle scadenze dei rimborsi dei prestiti agevolati; esenzioni su tasse e contributi. E poi i ricavi da biglietteria: in Francia, calcio e rugby hanno fatto segnare le perdite più consistenti. La risposta dello Stato si è tradotta in ristori per 107 milioni nel 2020 e 110 milioni per il 2021.

Salvate lo sport italiano, prima che sia troppo tardi.

Fonte: Quadrante Futuro

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