Il Perù ha raggiunto negli ultimi anni uno sviluppo economico significativo, che ha ridotto la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà

Il Perù è stato sede del vastissimo impero di una delle civiltà più affascinanti ed evolute dell'epoca precolombiana, gli Inca: si estendeva lungo la cordigliera delle Ande - dall'Ecuador all'Argentina - ed aveva  capitale Cuzco, città ancora oggi esistente situata nel sud del Paese (la tradizione racconta come la città fosse considerata l'ombelico del mondo in quanto punto di contatto tra mondo degli inferi e mondo visibile). Oggi la capitale è Lima, metropoli internazionale che conta, considerando i sobborghi, quasi 15 milioni di abitanti e che, almeno per alcuni analisti, nei prossimi anni potrebbe essere un nuovo ombelico del mondo. 

Allo stesso modo, e qui i paragoni si sprecano, il Perù è stato definito nuova "stella" dell'America Latina (Figura 1) grazie alla robusta crescita nel corso degli ultimi anni, sostenuta soprattutto da settori quali l'energetico, l'immobiliare, l'agroalimentare, il forestale, il tessile e il turistico. Guardando in casa nostra, il Perù viene paragonato, non senza una mal celata nostalgia, all'Italia degli Anni Sessanta, a quel periodo dinamico in cui si dovevano ricostruire case, scuole, strade e infrastrutture in genere.

La "stellina" peruviana risplende (Figura 2) anche in questi ultimi anni difficili: se nei periodi di maggiore sviluppo si è sfiorata una crescita a due cifre (8,9% nel 2007 e addirittura 9,8% nel 2008), la crescita del Prodotto Interno Lordo non si è mai arrestata, ed anzi ha avuto come picco minimo nel 2009 un timido 0,9% che per altri Paesi più maturi, fra i quali l'Italia, può rappresentare oggi un obiettivo. Le tavole aggiornate ad aprile 2014 del Fondo Monetario Internazionale segnalano per il 2013 una crescita del 5% e una previsione per i prossimi anni che sfiora il 6% (5,5% per il 2014 e 5,8% per il 2015).

Al contrario di altri Paesi limitrofi, il Perù è riuscito a mantenere un'inflazione relativamente bassa: fatta eccezione infatti per il 2008 (il valore è stato del 5,8%), il dato si attesta intorno al 2,5-3% (2,8% nel 2013) negli ultimi anni, con una proiezione per il 2014 e 2015 addirittura inferiore (2,5% e 2,1%).

È presidente del Perù Ollanta Humala, nazionalista con programmi politici di sinistra, che poco più che cinquantenne è stato eletto nel 2011 battendo al fotofinish al ballottaggio con il 51,3% dei voti Keiko Fujimori, figlia di Alberto ex presidente tra il 1990 e il 2000, e suo rivale storico. E dire rivale non è mai come in questo caso pertinente: Humala infatti è un ex militare che nell'ottobre del 2000 guidò un golpe proprio contro Fujimori - poi incarcerato per corruzione. Humala è riuscito a farsi eleggere grazie ai programmi presentati che avevano al centro lo stimolo degli investimenti - è di stampo keinesiano il rilancio dei grandi lavori pubblici di costruzione di grandi infrastrutture - e la redistribuzione dei profitti tra la popolazione. Andiamo per ordine.

Se guardiamo agli investimenti diretti esteri (Figura 3), i dati sono piuttosto confortanti: il Perù è visto come una opportunità oggi soprattutto da Spagna, Regno Unito (che rappresentano il 20% del totale di stock di investimento) e USA (14,3%). Fra i settori di investimento (Figura 4) i principali sono il minerario (24,4%), il finanziario (18,4%) ed a seguire quello delle comunicazioni (17,2% specialmente nella telefonia mobile) e quello industriale (13,9%). Il Perù è considerato - secondo una ricerca di Bloomberg - uno degli Stati più attrattivi tra quelli emergenti e dalla Fondazione Hermitage al di sopra della media mondiale quanto a livello di libertà, e settimo a livello regionale davanti a nazioni quali Brasile e Argentina (Figura 5).
Il governo ha stanziato per i prossimi anni miliardi di euro (sono circa 20 entro il 2016) in investimenti in infrastrutture (ferrovie, autostrade, metro, reti idriche) ed energia (leggasi gare per l'utilizzo di energia rinnovabile e progetti per gli impianti idroelettrici). Per questo motivo, decine e decine di aziende internazionali hanno mostrato interesse per il Paese partecipando ai vari bandi di gara, trovandone un volano per la propria crescita e sviluppo.

Basti pensare ad esempio alla recente aggiudicazione da parte di un consorzio internazionale, di cui fanno parte anche le nostrane Salini Impregilo, Ansaldo STS ed AnsaldoBreda, del contratto del valore di 9 miliardi di dollari per la costruzione, la gestione e l'ampliamento della metropolitana di Lima. E la presenza di tali aziende non sarà marginale: il valore della partecipazione del gruppo Salini si attesta a 1,7 miliardi di dollari, mentre per le società attualmente del gruppo Finmeccanica, Ansaldo STS e Ansaldobreda, è pari a 1,2 miliardi di dollari.

Per quanto concerne la disuguaglianza, effettivamente è uno dei problemi attuali del Paese che il governo sta cercando di attenuare anche grazie ai citati profondi investimenti in infrastrutture e alle auspicate ricadute sul tessuto sociale.
È termometro della situazione nazionale la capitale, Lima, dove vive circa la metà della popolazione nazionale. Lima è un agglomerato di diversità sociali ed economiche, una città dove convivono le cosiddette dipueblos jovenes, sobborghi peruviani dove mancano i servizi principali (in alcuni casi l'acqua), insieme ad altri quartieri benestanti, ricchi, dove i servizi sono efficienti.

Alcuni passi in avanti però ci sono stati. Analizzando i dati della Banca Mondiale, basti pensare che la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà in meno di dieci anni (tra il 2004 e il 2012) è scesa dal 58,7% al 25,8%; l'accesso all'acqua potabile da parte della popolazione rurale è aumentata dal 62,7% (2005) al 71,6%; la speranza di vita alla nascita si attesta nel 2012 al 74,5% contro il 72,5% del 2004. Anche il reddito pro capite è cresciuto (circa 12.000 usd nel 2012), ed il Perù è tra i Paesi a più rapida crescita nel XXI secolo nell'America Latina. Grazie all'aumento del potere d'acquisto della popolazione, si sono create opportunità di mercato per i settori legati ai beni di largo consumo (agroalimentari, moda, abbigliamento, tecnologia, elettrodomestici).

Il Perù è riuscito in queste performance anche grazie allo sfruttamento delle proprie risorse petrolchimiche e minerarie:  è secondo per produzione di rame, dopo il Cile, di zinco, dopo la Cina, terzo di argento e sesto d'oro. Inoltre ha un'economia che è sempre più aperta verso l'esterno grazie ad accordi commerciali bilaterali raggiunti tra gli altri con USA, Cina ed Italia, all'adesione al Mercosur ed al recente patto, siglato nel giugno 2012 con Colombia, Messico e Cile e suggellato nella cosiddetta Alleanza del Pacifico. Tale Alleanza è stata costituita con l'obiettivo di sostenere la crescita, lo sviluppo e la competitività ed ottenere risultati importanti in termini di maggiore inclusione sociale per le classi disagiate riducendo la disuguaglianza economica. Appunto, e in che modo? Attraverso azioni indirizzate alla libera circolazione di beni e servizi prodotti dai Paesi membri, di capitali e di persone.

Il dati relativi al  commercio internazionale (Figura 6) riflettono quanto scritto finora: tra il 2007 ed il 2013 complessivamente si passa da 38 miliardi di dollari di merce commercializzata a 84 miliardi (+121%) tra importazioni (petrolio e prodotti petroliferi/chimici, tecnologici soprattutto) ed esportazioni  (ricordiamo in primo luogo metalli e prodotti agroalimentari). Inoltre si assiste ad un incremento più che proporzionale delle importazioni (da 15 a 42,1 miliardi) rispetto alle esportazioni (da 23 a 41,6) con una bilancia commerciale che nel 2013 è stata sostanzialmente in pareggio (-0,5 miliardi di dollari). Tra i principali Paesi partner ricordiamo i già citati USA e Cina dove complessivamente, in valore, sono indirizzate il 36% delle esportazioni e da cui provengono quasi il 40% delle importazioni.

In conclusione, il Perù ha raggiunto in questi ultimi anni uno sviluppo davvero interessante che, in alcuni casi lentamente, sta portando i suoi frutti anche a livello dell'economia reale. Se però è vero che ad esempio la popolazione che vive sotto la soglia della povertà è più che dimezzata negli ultimi dieci anni, è altrettanto vero che in termini assoluti stiamo parlando di circa 8 milioni di persone su una popolazione di 30 milioni. E se il settore minerario è stato considerato uno dei più interessanti in termini di sviluppo futuro, è altrettanto vero che uno sfruttamento miope potrebbe portare a problemi di carattere ambientale.

Restano però le performance di rilievo in termini macroeconomici e i miglioramenti che ci sono concretamente stati negli ultimi dieci anni frutto di politiche tese a favorire gli investimenti esteri e gli accordi internazionali, bilaterali e non, aumentando l'apertura verso l'esterno.
Pur con i problemi descritti, sta davvero nascendo una nuova "stellina"?