C’è un’allarmante costante, pur con qualche eccezione, nella politica degli ultimi dieci anni: buoni propositi, effetti perversi. Non ci siamo fatti mancare nulla a livello di colori politici: dalla sinistra dei governi Letta, Renzi, Gentiloni, al doppio Conte prima a destra con la Lega e poi a sinistra con il Pd, ai venti mesi di Draghi che ha cercato per quanto possibile di stare al di sopra delle parti, all’esperienza in corso del tutto nuova del governo Meloni.

Ma non ci siamo fatti mancare nulla anche a livello di sfide da affrontare. Il Covid soprattutto che ha messo in ginocchio le economie e sconvolto le relazioni umane. E poi la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Con il ritorno di un’inflazione galoppante che con l’avvento dell’euro speravamo di aver sconfitto. E un’innovazione tecnologica entusiasmante e insieme allarmante per le prospettive dell’intelligenza artificiale.

Tra complessità e appannamento dei valori

In questo scenario sempre più difficile da interpretare spiccano due elementi di fondo: da una parte la complessità, per l’interazione di elementi diversi e almeno in parte imprevedibili, dall’altra lo smarrimento dei valori di fondo in una società talmente fluida da far progressivamente prevalere la breve realtà soggettiva rispetto alla dimensione condivisa e di lungo periodo.

E sembra esserci un filo rosso che, proprio sulla base di questi elementi, ha accompagnato le esperienze dei diversi governi: la grande distanza tra gli obiettivi annunciati e i risultati ottenuti. Forse con la sola eccezione del governo Draghi, chiamato proprio a rimediare ai fallimenti precedenti e soprattutto una pandemia che si pretendeva affrontare con i banchi a rotelle e le “primule” prefabbricate per le vaccinazioni in piazza.

Renzi e il referendum “ad personam”

L’esperienza più clamorosa è stata quella del governo Renzi passato dalla vittoria dirompente, con oltre il 40% dei consensi, alle elezioni europee del 2014, alla sconfitta nel referendum per quella riforma della Costituzione che avrebbe potuto rafforzare e rendere più efficienti le istituzioni della Repubblica. Ma l’obiettivo di rendere più moderno il Paese è stato progressivamente offuscato dalle ambizioni personali e dall’incapacità (anche per le resistenze altrui) di realizzare quella unità di intenti che sarebbe stata indispensabile per una riforma che avrebbe dovuto richiedere la più vasta platea di consensi.

Dopo gli ambiziosi obiettivi di Renzi c’è stata quasi come contrappasso l’esperienza di Gentiloni. Un governo che non è passato alla storia per qualcosa di rivoluzionario, ma che ha gestito correttamente e senza troppo clamore situazioni di crisi, come quella del sistema bancario, e che ha portato avanti riforme significative, come quella di un Terzo settore destinato ad avere sempre più importanza nella dinamica sociale.

Superbonus: record di note per l’applicazione

E’ poi arrivata l’ondata dei Cinque stelle con le loro misure di bandiera, ispirate da tante buone intenzioni, ma la cui messa in atto è stata caratterizzata da uno spirito velleitario e nello stesso tempo approssimativo. Lo testimonia il reddito di cittadinanza, rimasto una misura di puro assistenzialismo, ma ancora di più il superbonus per l’efficientamento energetico che, oltre ad aver aperto la strada ad una miriade di truffe, è stato la prima molla che ha fatto scattare in avanti i prezzi oltre che ad aver creato vere e proprie voragini nei conti pubblici.

Il superbonus ha fatto ripartire l'edilizia ma è costato oltre cento miliardi alle casse dello Stato

II superbonus era ispirato da ottime ragioni: rilanciare l’attività edilizia in un momento di difficoltà ed insieme fare qualche passo in avanti per la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni inquinanti. Ma i risultati sono stati e continuano ad essere disarmanti. Non solo ne hanno approfittato soprattutto i ricchi proprietari di seconde case al mare o in montagna, ma la stessa attuazione della norma ha richiesto oltre 30 modifiche legislative mentre l’Agenzia delle entrate ha pubblicato qualcosa come 25mila documenti di interpretazione: dalle circolari alle risposte all’interpello passando per i provvedimenti, che hanno fornito delucidazioni su un quadro decisamente complesso. Il tutto con un costo esorbitante per il bilancio pubblico (oltre cento miliardi) con risultati marginali sul fronte del risparmio energetico.

Extraprofitti: un doppio errore

Ispirato da ragioni di fondo ampiamente condivisibili è stato anche il più recente provvedimento del Governo Meloni per tassare gli extra-profitti delle banche: la volontà di realizzare una politica fiscale basa su equità e progressività. Ma l’attuazione pratica è stata fallimentare: una misura varata senza approfondimenti o consultazioni tra gli stessi alleati di governo, isolata e senza alcun aggancio alla riforma complessiva del fisco, potenzialmente incostituzionale per la retroattività del prelievo. Un palese errore non solo dal profilo economico e legislativo, ma anche reputazionale per il governo.

E’ accaduto purtroppo spesso negli ultimi anni che la politica abbia dato il peggio di sè dimostrando una sostanziale incompetenza unita alla velleità di pensare che basti una legge, o un rituale inasprimento delle pene, per affrontare anche il più grave dei problemi.

Pensioni, è sempre controriforma

Parlare di scenario è così diventata una moda, come dimostrano i temi del tradizionale meeting Ambrosetti di inizio settembre a Cernobbio. Peccato che dalle belle analisi non si passi alle scelte concrete e costruttive, soprattutto se queste rischiano di andare in una direzione diversa dalla ricerca del consenso. Lo dimostrano le discussioni sulla possibile e necessaria riforma pensionistica dove si continua a parlare di quote (anni + contributi), e quindi di possibili anticipi, e non si parla di flessibilità di uscita e di allungamento dell’età pensionabile dato i cambiamenti nel mondo del lavoro e l’innalzamento della speranza di vita.   I rischi che correrà l’Italia nei prossimi decenni, date le tendenze demografiche, sono in fondo ben poca cosa di fronte alla scadenza delle elezioni europee della primavera prossima. E in questa prospettiva la politica continua ad essere prigioniera di se stessa.